La Parashà di Yitro inizia col versetto: “Yitro, il sacerdote di Midyan, il suocero di Moshe, sentì tutto ciò che D-o fece a Moshe e a Israele, il Suo popolo – (cioè) che Hashem ha portato Israele fuori dall’Egitto”. [Shemot 18:1]. Rashi insegna: Yitro aveva sette nomi: Reuel, Yeter, Yitro, Chovav, Chever, Keni e Putiel. Il nome Yeter (che significa aggiunta) gli venne dato perché causò l’aggiunta di un passaggio della Torà, a partire dal versetto che inizia con “Veata techezè” [Shemot 18:21], in cui consiglia a Moshe di cercare “uomini di mezzi, persone timorate di D-o, uomini di verità, persone che disprezzano il denaro” e di nominarli “capi delle migliaia, capi delle centinaia, capi delle cinquantine e capi delle decine” per giudicare il popolo in ogni momento, alleggerendo così il peso su Moshe e sul popolo, in quanto la precedente procedura in cui tutte le domande e le controversie venivano rivolte a Moshe personalmente causava lunghe file e stanchezza. Perché Rashi ha bisogno di insegnarci che questa è la Parasha aggiunta alla Tora in onore di Yitro? Non è ovvio? Inoltre, la “Parasha di Yitro” non inizia con le parole “Veata techezè”, che è il versetto che descrive la sua proposta per la soluzione al problema che aveva notato, ma inizia diversi versetti prima: “Fu il giorno successivo che Moshe si sedette per giudicare la gente, e la gente rimase accanto a Moshe dalla mattina alla sera. Il suocero di Moshe vide tutto quello che stava facendo alla gente e disse: “Cos’è questa cosa che fai alla gente?” Perché te ne stai solo con tutta la gente che ti sta accanto dalla mattina alla sera?’” [Shemot 18:13-14]. Perché Rashi non dice che la Parasha che Yitro ha aggiunto alla Tora per la quale è chiamato Yeter è la Parasha che inizia con le parole “Il suocero di Moshe vide tutto quello che stava facendo alla gente…”?
Una possibile soluzione fornita dai Chachamim è che la critica non è mai un’aggiunta positiva. Chiunque può criticare, dire: “Non è una buona idea”. “Quello che stai facendo non funziona. Ti stai rovinando, stai rovinando la gente!”, “Non va bene!” L’aggiunta, il “Yeter”, avviene quando si porta un’idea creativa di cosa si dovrebbe fare per risolvere un problema. Ecco perché Rashi dice che il passaggio che Yitro ha aggiunto per il quale gli è stato dato un nome aggiuntivo è il passaggio che inizia con la sua soluzione e non con il problema: “Veata techezè….” Ciò porta a una domanda più fondamentale: Perché è stato necessario un Yitro, un pagano che era stato il sommo sacerdote dell’idolatria a Midyan, per insegnare agli ebrei che avevano bisogno di un sistema giudiziario di tribunali piccoli, medi e di una corte suprema? Non avremmo potuto capirlo da soli?
L’Or haChaim risponde a questa domanda commentando che secondo lui questa è un’affermazione rivolta al popolo ebraico di tutte le generazioni sul fatto che tra le nazioni del mondo ci sono persone molto intelligenti alle quali potrebbe valere la pena dare ascolto. Includendo questo passaggio nella Torà, sostiene l’Or haChaim, D-o fa una dichiarazione: “…E tu sarai per me un segula (tesoro) tra tutte le nazioni…” [Shemot 19:5]. Deludendo forse qualcuno e sfatando qualche mito e qualche stereotipo, da questo versetto non si evince che la base di questa dichiarazione di D-o sia l’estrema intelligenza della nazione chiamata segulà (tesoro). Da diverse parti della Torà si evince che Hashem non ha scelto solo per il cervello o per l’estrema intelligenza, ma perché amava i nostri Patriarchi, Avraham, Yitzchak e Yaakov. Questo amore non è basato sul fatto che fossero dei geni, ma perché erano brave persone, erano ba’alè middot (persone con tratti caratteriali personali eccezionali). Per enfatizzare questa idea, il preambolo del ricevimento dei Dieci Comandamenti è la storia del sacerdote pagano che fu in grado di trovare difetti nel processo adottato fino ad allora e suggerire misure correttive.
Rabbenu Bechaye scrive nel suo commento: Venite a vedere il grande status rappresentato dei tratti caratteriali, perché i grandi uomini della Torà come Noach, Avraham, Yaakov, Moshe e altri non furono mai elogiati per la loro intelligenza, la Torà non li loda mai per il loro genio. Sono sempre elogiati in termini di middot tovot (tratti caratteriali positivi). Questo insegna che la caratteristica principale da perseguire è, oltre alla saggezza, l’integrità e la rettitudine La Torà, ci è stata donata per merito della rettitudine dei nostri antenati, siamo “Am Segulà” (la nazione tesoro di D-o) grazie e a causa dell’integrità e della rettitudine dei nostri patriarchi, integrità che abbiamo dentro di noi e che dobbiamo fare emergere. Yitro, in aggiunta a queste caratteristiche, ci illustra che a volte vale la pena rivolgersi o ascoltare consigli che ci arrivano da chi è lontano da noi per diversi aspetti per quanto riguarda le buone idee e il pensiero creativo, persino ad un sacerdote pagano. Yitro rappresenta colui che, grazie alla sua saggezza, ottenuta secondo i Chachamim sperimentando tutti i culti pagani dell’epoca, arriva a riconoscere la grandezza e l’unicità di D-o, ed ha il merito di essere il primo ad essere registrato nella Torà come colui che benedice dicendo Baruch HaShem.
Ecco perché questa Parashà è “Parashat Yitro”. Questa Parashà, tramite l’analisi di chi era Yitro, la sua trasformazione e i suoi consigli ci illustra il motivo del grande merito che gli è stato dato, ma ci illustra anche quali sono le qualità che dobbiamo perseguire. Saggezza, buone middot e accettare consigli costruttivi dal prossimo. Questa è la ricetta per la crescita e il miglioramento personale, una ricetta universale e così valida da essere riportata appena prima dei Dieci Comandamenti.