Patrizia Guarnieri, Alberto Legnaioli
Intellettuali in fuga dall’Italia fascista – Firenze University Press 2019
Tra i più eminenti ebraisti del suo tempo, rabbino di Firenze fino al 1925, fu espulso dall’Università di Roma dove aveva sostituito Giorgio Levi Della Vida, uno dei 12 universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, e venne infine sostituito da Eugenio Maria Zolli, rabbino fino al ’45 (Israel Zoller), convertitosi al cattolicesimo. Cassuto insegnò Bibbia alla Hebrew University, all’inizio con un incarico a tempo determinato e metà stipendio, tra molte difficoltà. Rimase a Gerusalemme come la maggior parte della sua famiglia, colpita duramente dalla persecuzione.
La famiglia e gli studi
Nato a Firenze il 16 settembre 1883 da Gustavo (1853-1931) e da Ernesta Galletti (1859-1941) in una famiglia ebraica tradizionalista, dall’età di 6 anni aveva frequentato l’Istituto rabbinico, poi Collegio rabbinico italiano, dove ebbe a maestri Samuel Hirsch Margulies e Hirsch Perez Chajes, e aveva conseguito il primo titolo rabbinico di Maskil nel 1901 e il titolo di Chakham ha Shalem nel 1909[1]. Parallelamente aveva preso la licenza al R. Liceo Michelangiolo nel 1904 e due anni dopo si era laureato nell’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento (poi Università di Firenze) dove nel 1908 si era perfezionato in Lingue semitiche e nel 1914 aveva conseguito la libera docenza in ebraico[2].
Il 23 giugno 1907, a 24 anni, si era sposato con Bice Corcos di famiglia livornese, e tra il 1908 e il ’14 era divenuto quattro volte padre: prima di Milka, nel 1909 dell’attesissimo maschio, Nathan, infine di Lea e Hulda. Andarono ad abitare in via Giambattista Vico 4, e poi in Via Cairoli[3].
Riformato dal distretto militare cittadino, poi dispensato in quanto ministro di culto di terza categoria[4], dal 1906 al 1922 aveva svolto il ruolo di segretario della Comunità israelitica fiorentina. Dopo la morte di rav Samuel Hirsch Margulies (1858-1922), mentre il suo coadiutore Elia Samuele Artom si trovava a Tripoli e ad Alessandria, Cassuto (che di Artom era cognato) era stato rabbino capo a Firenze dal luglio 1922 al giugno ’25 e direttore del Collegio rabbinico[5].
La carriera accademica anzitutto
Nel maggio 1924, nella Facoltà fiorentina era passata la proposta di nominare Cassuto direttamente a professore stabile, giacché andava in pensione Francesco Scerbo (1849-1927), sacerdote nel 1873 e professore di letteratura ebraica dal 1903. Il Consiglio supremo della P.I. aveva però espresso «parere contrario alla nomina» senza concorso non riscontrandone le condizioni di chiara fama[6]. La Facoltà aveva dovuto perciò bandirlo il 25 novembre 1924, e intanto gli aveva conferito comunque l’incarico annuale del suo primo insegnamento accademico[7]. Sentita la valutazione del relatore Paolo Emilio Pavolini (1864-1942), professore di sanscrito e già noto fascista come il figlio Alessandro, la Facoltà aveva escluso uno dei tre candidati, Carlo Bernheimer che presentò ricorso senza alcun esito[8]. La scelta così era soltanto tra il candidato interno e l’ex sacerdote modernista Salvatore Minocchi (allievo di David Castelli che aveva tenuto la cattedra fiorentina per 25 anni): «due tipi di studiosi del tutto diversi», ciascuno con pregevoli qualità. La commissione, di cui facevano parte gli ordinari Ignazio Guidi e Giorgio Levi Della Vida con il gesuita cultore della materia Alberto Vaccari, giudicò primo idoneo Cassuto, il quale si dimise subito dalla carica rabbinica[9]. Dopo un triennio da «non stabile» e con «stipendio a totale carico» dell’Università di Firenze anziché del ministero[10], nel novembre 1927 la Facoltà di Lettere presieduta da Pavolini aveva avviato la procedura per la stabilità di Cassuto nella cattedra di Lingua e letteratura ebraica, su cui il ministero chiese parere positivo alla medesima commissione giudicatrice nel febbraio 1928[11].
Per la carriera accademica Cassuto molto doveva a Levi Della Vida, come dimostrano le numerose lettere che prese a scrivergli, tutte sul concorso in cui lui era candidato e l’altro commissario[12]. All’epoca, l’antifascismo di Levi Della Vida era già noto; quando poi nel 1931 ai docenti universitari fu imposto l’obbligo di giurare fedeltà al fascismo, lui fu uno dei dodici accademici in tutta Italia che rifiutò. Il 19 novembre comunicò al rettore di Roma la decisione presa «qualunque siano le conseguenze», non lievi per lui che aveva famiglia e non aveva ancora maturato l’anzianità minima per riscuotere la pensione[13]. Il 1° gennaio 1932 fu cacciato dall’Università di Roma.
Che a sostituirlo sarebbe andato Cassuto lo si diceva da prima; tanto che nel dicembre ’31 il presidente del Consorzio delle Comunità israelitiche, preoccupato per l’avvenire del Collegio rabbinico di Firenze, chiese chiarimenti allo stesso Cassuto. Questi smentì le voci asserendo che tale cattedra era destinata al prof. Giuseppe Furlani[14]. Se Furlani fosse stato informalmente interpellato e rifiutasse non sappiamo; quasi un anno dopo, il 15 ottobre 1932, la Facoltà romana approvò a maggioranza la proposta che Cassuto venisse a ricoprire il posto di Ebraico e lingue semitiche comparate[15]. Lui accettò subito e «volentieri»[16]. Il decreto ministeriale del suo trasferimento, in data 25 ottobre 1932, dichiarava acquisito il consenso dell’interessato, che prese servizio a Roma dal 1º novembre 1932[17]. Al «buono e caro amico» Levi Della Vida espresse il proprio rammarico; poi la loro corrispondenza si interruppe[18].
Le due proposte da Gerusalemme
Sei anni dopo, anche Cassuto fu cacciato dalla cattedra di Ebraico e lingue semitiche comparate. Per effetto delle leggi razziali fu dispensato dal servizio con decreto del 30 novembre 1938, e subito sostituito dall’ordinario Michelangelo Guidi, figlio di Ignazio Guidi e molto amico di Levi Della Vida[19]. A 55 anni decise subito che sarebbe partito con moglie e figlie, per continuare altrove a studiare. Due di loro avevano perso il posto di insegnanti, Milka in un ginnasio e Hulda in una scuola media; suo figlio era stato allontanato dalla Clinica oculistica dell’Università di Firenze dov’era assistente volontario; e tra quanti avevano studiato con lui a Firenze, Jacob Teicher si trovava già in Inghilterra e i suoi allievi David Diringer e Kalman Friedmann, originari della Galizia, sarebbero andati rispettivamente in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Cassuto confidava di sistemarsi facilmente a Gerusalemme. Già nell’estate 1935 il senato accademico della Hebrew University volendo implementare la filologia biblica aveva proposto di chiamarlo come «secondo docente» di Bibbia, additional to rabbi Moshe Z. Segal (1876-1968) che la insegnava dal 1925. Fu verbalizzato che secondo alcuni membri dell’Institute of Jewish Studies tale proposta non soddisfaceva un requisito già deliberato, e cioè che nell’insegnamento della Bibbia la conservative attitude dovesse essere rappresentata. Da un documento riassuntivo non datato, si apprende «che il Prof. Cassuto ha dato risposta negativa, [e] il Board of Governors non ha preso alcuna risoluzione al riguardo nel 1935»[20].
Le leggi razziali del 1938 lo indussero a riconsiderare quella possibilità. Suo sostenitore principale era Joseph H. Hertz, rabbino capo delle United Congregations of the British Empire, con reputazione di agguerrito conservatore, il quale da Londra tempestò di lettere i vertici della Hebrew University per informarli che Cassuto, in risposta ad una sua, aveva manifestato pieno consenso e soddisfazione all’esser proposto professore di Bibbia in quell’ateneo[21].
Era metà settembre; il provvedimento di espulsione ufficiale dalla cattedra romana sarebbe arrivato due mesi dopo, ma l’attesa per la nomina a Gerusalemme sembrava non finisse mai. Trascorsero circa nove mesi, ed un intenso carteggio in inglese e, per lo più, in ebraico. Dopo le assicurazioni del rettore Hugo Bergmann e del responsabile amministrativo David Senator, il rabbino Hertz, membro del Board of Governors della Hebrew University, il 3 novembre 1938 sollecitò il nuovo rettore Abraham H. Fränkel[22]. Nella seduta del Senato accademico del 16 novembre 1938, fu riferito il parere favorevole su Cassuto dell’Institute of Jewish Studies, ma si rilevò anche che si sarebbe commessa un’«ingiustizia» se non si fosse promosso professore il rabbino Moshe Z. Segal, padre di 5 figli, il quale aveva esperienze didattiche internazionali e «rappresentava il settore degli studi biblici nell’università ormai da 13 anni»[23]. Il Senato si riunì nuovamente il 4 dicembre 1938 e con solo un voto contrario su 19 propose la nomina di Cassuto alla Commissione esecutiva. In quanto a Segal, nel corso del 1939 da lecturer di Bibbia e lingue semitiche fu nominato professore ad personam[24].
Problemi finanziari della Hebrew University
Per procedere, occorreva risolvere ancora un problema, e non da poco. La Commissione esecutiva «non può prontamente acconsentire a questa ulteriore spesa a meno che essa non sia coperta da risorse aggiuntive». Il suo presidente Salman Schocken chiedeva perciò a Hertz se disponesse di fondi per provvedere a metà dello stipendio per Cassuto: 15 sterline palestinesi al mese per tre anni, che era un compenso al di sotto dell’ordinario, ma in linea con le misure adottate già nel 1933 per i docenti fuggiti dalla Germania nazista. Il «collasso dell’ebraismo europeo» aveva posto l’ateneo di Gerusalemme in notevoli difficoltà finanziarie[25].
La risposta di Hertz tardava ad arrivare. Schocken gli telegrafò: «Aspettando con ansia una risposta favorevole Cassuto. Altrimenti nomina improbabile». In un’azione congiunta, Senator informò il rappresentante del Chief Rabbi’s Emergency Fund presso il Council for German Jewry: il Board of Governors aveva deciso di chiamare «this gentleman [Cassuto…] se e quando la posizione finanziaria dell’Università lo permettesse», ossia se Hertz contribuiva alla metà dello stipendio[26].
Rav Hertz sentì finalmente di doversi spiegare: il suo peculiare interessamento al caso Cassuto era dovuto al duplice fatto che la «cattedra principale» a Gerusalemme era vacante da ben 14 anni e che lo studioso italiano era il più qualificato a ricoprirla. Tuttavia, un contributo finanziario da parte sua era impensabile; doveva occuparsi già di «quasi 200 rabbini e studiosi tedeschi [che] stanno – in larga misura grazie ai miei sforzi – giungendo a Londra». Proponessero a Cassuto il salario ridotto di 15 LP al mese; senza ombra di dubbio lo avrebbe accettato, assicurò. E «per pietà verso quell’uomo» raccomandò che si affrettassero a nominarlo[27].
Schocken si dichiarò con Hertz molto contrariato. Procedettero comunque secondo quanto questi aveva detto. Il 15 febbraio 1939 il responsabile amministrativo della Hebrew University scrisse a Cassuto per chiarirgli le loro condizioni: «dal momento che attualmente i fondi non sono sufficienti alla creazione di un posto di professore ordinario, […] l’Università Le offre l’incarico di professore di Bibbia a tempo parziale fino alla fine dell’a.a. 1939-1940»[28]. Si trattava non di un posto effettivo in cattedra, a differenza di quando spesso si legge riguardo al trasferimento del professore a Gerusalemme,[29] ma di un incarico a tempo parziale e determinato, di appena un anno, con uno stipendio ridotto. Naturalmente si sarebbero adoperati «per reperire risorse aggiuntive», tuttavia Senator si asteneva volutamente dal prendere impegni anche per la stabilizzazione dell’incarico. Anziché fare vane promesse, si cercava di far capire che la situazione era drammatica per tutti. La Hebrew University voleva «salvare il numero più ampio possibile di persone»; dunque era costretta ad applicare salari ben al di sotto delle aspettative[30].
Quali alternative?
Cassuto ci mise quasi un mese a rispondere. La lettera da Gerusalemme era stata spedita per sbaglio al prof. Augusto Cassuto, Via Boncompagni 16, Roma. Il quale era un urologo, ebreo, con tre figlie, anche lui rimasto senza lavoro e alla disperatissima ricerca di un posto, tant’è che si era persino aggrappato a quell’inattesa e bizzarra proposta da Gerusalemme, pronto a partire, come si deduce dalla lettera di scuse per il deplorevole equivoco da parte della Hebrew University[31].
Umberto Cassuto replicò che non poteva rifiutare, pur rilevando come «le condizioni siano ben diverse da quelle che l’Università di Gerusalemme mi aveva proposto quando mi invitò a ricoprire il posto di professore ordinario di Bibbia nel 1935». Quantomeno l’Università si facesse carico delle spese per il viaggio suo e della sua famiglia, per il trasloco della mobilia e della sua biblioteca personale. Così chiese, e ricevette un cortese, ma fermo rifiuto. Al massimo, forse, potevano procurargli uno sconto sui biglietti[32].
Quali alternative aveva, del resto, con la sua specializzazione? Forse negli Stati Uniti. Ma non conosceva l’inglese e persino la più grande organizzazione di aiuto statunitense per gli accademici ebrei faceva molta fatica a collocarne qualcuno, com’è risaputo. L’Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars di New York (ECADFS) aveva un fascicolo a nome di Giorgio Levi Della Vida il quale era stato segnalato da Elias Lowe, un paleografo di origine lituana, e registrò l’interessamento per lo studioso italiano, che si sistemò alla University of Pennsylvania, anche da parte dell’Institute for Advanced Studies di Princeton, dove lo stesso Lowe insegnava dal ’36. L’ECADFS aprì anche un fascicolo a nome di Cassuto Umberto, nel marzo 1939, per la solita segnalazione di Lowe il quale elencò in una stessa lista anche Bonaventura, Calabresi e altri 16 studiosi ebrei di varie discipline: neppure li conosceva tutti[33]. Tale fascicolo non contiene né offerte né proposte, salvo quella della Hebrew University, come vedremo[34]. Ad un’unica offerta fece allusione lo stesso Cassuto: nel lamentarsi con Schocken del basso stipendio a Gerusalemme gli menzionò di aver ricevuto, alla fine del 1938, un non meglio specificato invito dal rabbino Stephen Wise per insegnare a New York, presumibilmente presso il Jewish Institute of Religion fondato da rav Wise nel 1922. L’invito non ebbe seguito, e non se ne ha traccia[35].
La difficoltà di avere i permessi per la Palestina
Accettata il 10 marzo 1939 l’offerta da Gerusalemme alle condizioni dichiarate, sorse il problema dei certificati di immigrazione. Le figlie li avrebbero avuti automaticamente, qualora minorenni. E Senator fraintese che due lo fossero, ma Milka, Lea e Hulda avevano rispettivamente 30, 27 e 25 anni. Cassuto chiedeva gli procurassero per loro «un permesso speciale in via del tutto eccezionale»[36]. Scrisse in proposito anche a Hertz, il quale apprese dal Colonial Office che i permessi speciali erano emessi a totale discrezione dello High Commissioner for Palestine. Quest’ultimo glieli rifiutò.
La quota per la seconda metà del 1939 resa nota dalle autorità britanniche in aprile era così esigua – rimarcò Senator a Hertz – che sarebbe stato assai arduo garantire altri tre permessi per la famiglia Cassuto, oltre a quelli per i coniugi. La Jewish Agency ne aveva soltanto 50, e altri 50 riservati agli agricoltori, ed era notoriamente sopraffatta da richieste di casi urgenti e importanti. Senator richiese i relativi permessi il 13 aprile 1939, «ma non si doveva dimenticare che al contempo avevano fatto richiesta per altri certificati a nome di potenziali dipendenti dell’Università»[37].
Il 2 maggio fu notificato il rilascio del certificato di ‘aliyya per Cassuto, il quale dovette recarsi a Trieste per ritirarlo. Nessuna notizia per le figlie. Schocken intervenne sul Dipartimento per l’immigrazione sostenendo che «la questione rischiava di intralciare l’attività dell’Università», e sottolineando come le figlie di Cassuto non potessero restare in Italia, essendo loro precluso ogni possibile mezzo di sostentamento[38]. Non era una condizione soltanto loro, purtroppo, e anzi Lea rappresentava un’eccezione, perché insegnando alla scuola ebraica di Roma era l’unica in famiglia cui non era stato tolto il lavoro[39].
Alla fine, con i genitori partirono le due figlie nubili. Hulda quell’estate si sposò con Saul Campagnano e rimasero vicini a suo fratello Nathan, ad Anna e ai loro bambini piccoli. Le due coppie erano molto affiatate: rimasero in Italia per scelta, come si dice di Nathan, e perché sarebbe stato impossibile procurarsi i visti per tutti. Volendo assistere al conferimento del titolo rabbinico di Chakam al proprio figlio il 31 maggio 1939, Umberto Cassuto decise di partire l’indomani. Il 5 giugno lui, la moglie Bice, Milka e Lea giunsero nel porto di Haifa, poi proseguirono per Gerusalemme dove Salman Schocken aveva organizzato un comitato di benvenuto, raccontò Cassuto ad Alfonso Pacifici[40].
Ulteriori problemi pratici
Già l’11 giugno, però, fece chiedere dall’Università un return visa a suo nome[41]. Il 28 ripartì alla volta di Roma per curare i suoi affari e il trasloco. Da Roma lanciò accorate richieste di aiuto. Al quarantenne Cecil Roth, da pochi mesi reader in Post-Biblical Jewish Studies a Oxford, scrisse:
Carissimo amico,
vengo a scriverLe questa volta per un argomento d’importanza somma: un argomento di vita o di morte per me e per i miei […]. Urge, urge, urge! Mi urge di avere entro la settimana, prima di venerdì prossimo, centocinquanta (150) sterline. Non ho nessuno cui rivolgermi, se non gli amici di costà. Sto passando giorni terribilmente angosciosi. Si metta, La prego in comunicazione con Rabb. Hertz […] E cerchi con lui di trovarmi questa somma; se non riesce a parlare col Rabb. Hertz cerchi, La prego, di trovare Lei la somma. Ma urge che essa sia trovata e che io la riceva entro la settimana […] possibilmente la spedisca per mezzo di assegno telegrafico. Appena riceverà questa mia lettera voglia scrivermi subito, a mezzo posta aerea, per mia tranquillità. Magari mi telefoni[42].
Lo pregava anche di tradurre «letteralmente e per intero» quella sua lettera scritta in italiano (Cassuto non conosceva l’inglese)[43], e di trasmetterla a Hertz.
Quei soldi gli servivano per il trasferimento. Aveva fretta perché se gli scadeva il return visa – non diceva quando – «perdo per sempre il diritto di rientrare in Palestina. Sarebbe il disastro, l’annientamento, per me e per i miei […] Quanto Le sarò grato e riconoscente di tutto cuore, è superfluo che le dica. Sarà una cosa che non dimenticher[ò] mai»[44]. Si era ridotto all’ultimo ed aveva speso due volte per la stessa tratta di viaggio a distanza di pochi giorni, perché contava di ricevere un’indennità di liquidazione dal Collegio rabbinico italiano dove aveva insegnato per 33 anni. Secondo lui «l’amministrazione aveva lasciato sperare una decisione in tal senso». Ma si era illuso: né l’ambiente «dell’ebraismo italiano», né il Collegio poteva «far niente in proposito», come gli avevano ovviamente detto.
Il 21 luglio gli rispose puntuale Cecil Roth, esperto di storia dell’ebraismo italiano, che ben conosceva Firenze e la sua comunità ebraica, l’Accademia Colombaria (ne era socio anche Cassuto) da cui si dimise per protesta contro le leggi antisemite[45]. Voleva aiutarlo, ma intanto gli suggerì di chiedere alla Hebrew University; Cassuto ammise di aver già concordato una «piccola somma […] quale contributo alla mia nuova casa nella nuova sede». Erano 60 LP, pari a 4 mensilità dello stipendio pattuito[46]. Ma le 150 sterline gli servivano «per le spese da farsi qui (biglietti di viaggio, spedizione di mobili e libri)». Sperava nella Provvidenza, che gli concedesse «una nuova posizione tale da permettermi di sdebitarmi, o prima o poi, o in un modo o nell’altro». Per intanto posticipava il rientro e contava sulla concreta «benevolenza fraterna degli amici»[47]. Roth infatti stava organizzando una colletta: uno gli mandò 10 sterline, un altro declinò l’invito; l’archivista Richard Barnett gli suggerì alcuni altri contatti nella Comunità sefardita in Inghilterra[48]. Se Roth riuscì a recuperare i soldi che pare avesse anticipato non è chiaro.
Due mesi dopo, il 17 agosto, Cassuto salpò da Brindisi per Gerusalemme, dove arrivò il 22 agosto. Con la famiglia si stabilirono in Gaza Rd. 22[49]. Meno di un mese dopo, il 13 settembre 1939 si trasferì a Gerusalemme anche suo cognato rav Elia Samuele Artom, con Emanuele e Ruben di 23 e 11 anni, figli suoi e di Giulia, sorella di Umberto Cassuto che era morta precocemente tre anni addietro. Davide Artom era arrivato prima di tutti, nel dicembre 1938 a 20 anni. Anche loro dovevano sistemarsi.
Impossibile vivere con 15 LP al mese
Il periodo iniziale di inserimento nella vita di ’Eretz Israel e nell’ambiente accademico fu traumatico. Cassuto si rivolse più volte a Schocken. A giugno si era persuaso, non si capisce su quale base, che in agosto lo stipendio mensile gli sarebbe stato raddoppiato. Forse aveva frainteso, ammise. Ma ormai non poteva tornare indietro in Italia, e trasferirsi a New York (qui accennò al già ricordato invito di Stephen S. Wise) era costoso e «impossibile ora, a causa della guerra», scrisse il 20 ottobre 1939, quando ancora molti italiani continuavano a entrare negli Stati Uniti. Viveva «una situazione di distruzione generale, di annientamento completo per la mia esistenza e per l’esistenza della mia famiglia, ovvero mia moglie e le mie figlie. Se la situazione non cambierà, non ci resta che morire»[50].
Cassuto e la moglie erano precipitati «in a really desperate state of mind», commentarono i suoi superiori. Il professore appariva «molto depresso e impedito nel suo lavoro dalle difficoltà e preoccupazioni per la sua situazione economica»[51]. L’una tantum che gli avevano versato non pareva avergli portato alcun sollievo, ma la sua situazione era stata con lui più volte sceverata: le 15 LP mensili concordate non bastavano a mantenere la famiglia, e si erano rivelate l’unico suo introito. Al momento era praticamente impossibile per un biblista trovare in Palestina un lavoro aggiuntivo a quello universitario, e dall’Italia non percepiva pensione o altro[52]. Su questo punto però non erano ben informati, poiché in realtà Cassuto era titolare di pensione dal dicembre 1938 e sua figlia Milka aveva riscosso un’indennità[53]. Nel novembre 1939, il rettore Fränkel, il direttore delle Humanities L.A. Mayer e il presidente dell’Institute of Jewish Studies si rivolsero congiuntamente al rabbino capo Hertz. Ricordatogli che in una lettera del 12 gennaio 1939 aveva suggerito lui di accordarsi con il professore italiano per lo stipendio minimo, gli chiesero formalmente se potesse attingere ad uno dei fondi a sua disposizione per erogare un contributo finanziario, anche temporaneo. Il rettore gli ricordò inoltre una loro conversazione a quattr’occhi, a Londra nel settembre 1938, in cui rav Hertz aveva sottolineato a lui, che era un matematico, l’importanza della nomina del professor Cassuto alla cattedra di Bibbia. «Sappiamo anche che la situazione attuale è tutt’altro che facile per Lei. Ma poiché l’uomo di cui stiamo parlando è uno studioso di straordinarie qualità come il Prof. Cassuto, speriamo sinceramente che potrà farci avere una risposta favorevole»[54].
Sacrifici per tutti
La risposta di Hertz non si è trovata nel denso carteggio. Da Londra, però, si inserì Harry Sacher, uomo d’affari e sionista. Dicendosi «familiar with the history of the case», scoccava una frecciata polemica a Schocken: giacché i vertici della Hebrew University stavano discutendo di assumere dei refugees dalla Polonia, gli pareva un modesto esercizio di generosità dare la precedenza al caso Cassuto[55].
Evidentemente il direttore di Marks & Spencer non era ben informato, fu la replica. Cassuto aveva avuto un supplemento speciale di fondi; con le minori entrate a causa della guerra il deficit dell’Università era tale che avevano dovuto rinviare l’attuazione di provvedimenti già approvati, incluso il passaggio a tempo pieno di docenti che lo attendevano da anni, come Hanoch Albeck (1890-1972), professore di Talmud, uno dei più eminenti esperti della Mishnà. Nessun nuovo rifugiato né dalla Polonia né da altrove era stato aggiunto, sfortunatamente, sempre per mancanza di fondi; se fosse accaduto, avrebbe avuto un salario minimo per un anno o due. Il professor Racah, per esempio, che era stato appena chiamato per fisica teorica, percepiva un salario a metà tempo di 15 LP mensili. Proprio come Cassuto[56]. L’esempio non era scelto a caso. Giulio Racah era di Firenze, formatosi poi a Roma, un grande scienziato (futuro Israel Prize) di una disciplina nella quale gli italiani primeggiavano, grazie a Fermi, ed erano richiesti negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Il londinese Sacher quasi si scusò: la Hebrew University stava facendo moltissimo, date le circostanze. Avrebbe trasmesso lui stesso la puntuale replica a Rav Hertz, che era evidentemente dietro il suo intervento[57].
Finanziamenti e tragiche notizie
Dopo di allora non risultano più lamentele o reclami. A metà giugno 1940, Senator si occupò del rilascio e dei documenti di Cassuto, che con altri italiani era stato arrestato per qualche giorno in quanto enemy alien, dopo l’entrata in guerra dell’Italia[58]. A luglio 1940 Cassuto fu informato che dall’a.a. successivo sarebbe stato aperto un Dipartimento di Bibbia, e da ottobre 1940 lui sarebbe stato promosso a professore ordinario con 30 LP mensili[59]. Poco meno delle 400 LP annuali che, per esempio, già da un anno percepiva Enzo Bonaventura, professore di psicologia arrivato nel suo stesso periodo; era lo stipendio medio, pur sempre basso, che all’epoca la Hebrew University poteva sostenere per un professore a tempo pieno. Ma Cassuto tale non era fino ad allora. Anche perché a insegnare Bibbia nella Facoltà umanistica da prima di lui c’erano non solo il citato Segal, di orientamento assai conservatore, ma anche il poco ortodosso Harry Torczyner (1886-1973), fuggito da Berlino nel 1933 con la moglie pianista e due figli, futuro primo presidente della Academy of the Hebrew Language[60].
Dove trovare le risorse? The American Friends of the Hebrew University (AFHU), che avevano la loro sede nel Mercantile Building, il grattacielo più alto di New York negli anni Trenta al 10 East 40th Street[61], erano ovviamente da anni in contatto con l’Emergency Committee, i cui uffici stavano sulla 45th del West side. Come da regolamento, poteva fare domanda di fondi per un displaced scholar non lui o lei direttamente, bensì solo le istituzioni interessate ad assumerlo/a. In questo caso si avviò una trattativa collettiva, per un gruppo di accademici già reclutati a tempo determinato dalla Hebrew University, la quale non riusciva a confermarne loro l’incarico avendo essa perso con la guerra circa la metà del proprio budget. Del gruppo di docenti facevano parte anche quattro italiani arrivati da poco. In tutto l’ateneo di Gerusalemme avevano 52 refugees con stipendio dai 700 ai 350 LP annui; il presidente degli AFHU fornì al presidente dell’ECADFS una lista di 20 nominativi con l’indicazione dei rispettivi dipartimenti e salari (550-350 LP): scegliesse il Committee di New York a quali dovesse andare una quota del finanziamento richiesto per il 1940-41. E così negli anni seguenti, fino al gennaio ’44. Furono selezionati – da chi e come i fascicoli personali non dicono – cinque professori per un contributo annuale complessivo di 5.000 dollari, 1000 ciascuno. Tre erano italiani: Bonaventura di psicologia, Cassuto di Bibbia, Racah di fisica[62].
La carriera accademica di Cassuto come «maestro di Bibbia nella terra della Bibbia» andò progredendo con soddisfazione. Fu coinvolto nel progetto generosamente finanziato con 30.000 sterline alla Hebrew University di promuovere gli studi biblici in ebraico, senza offendere gli orthodox Jewish sentiments[63], e curò i volumi dedicati a Genesi (1944-1949) ed Esodo (1951). Fu anche tra i primi otto membri dell’Academy of the Hebrew Language.
Intanto suo figlio era stato chiamato dalla Comunità ebraica di Firenze a ricoprirne la cattedra rabbinica dove si insediò nel febbraio ’43. Dell’arresto di lui il 26 novembre, della nuora Anna e del genero Saul il 29, tutti deportati in Polonia, Cassuto e sua moglie avranno saputo dopo non molto. Il professore non volle mai credere che Nathan fosse morto[64].
Reintegro o riammissione in servizio in Italia?
Nel maggio 1942 il ministero dell’Educazione nazionale, abbastanza tardivamente, chiese informazioni alla Demorazza riguardo alle benemerenze eccezionali cui Cassuto si appellava per ottenere il beneficio della discriminazione previsto all’articolo 14 delle leggi razziali. La richiesta, non reperita nel fascicolo, ebbe esito negativo[65].
Tre anni dopo invece, a giugno – trascorso un anno dalla liberazione di Roma – il ministero della Pubblica Istruzione gli notificò il decreto del 2 aprile 1945: «Il Prof. Umberto Cassuto è riammesso in servizio, quale ordinario di Ebraico e lingue semitiche comparate nella R. Università di Roma, ai sensi e agli effetti dei RR.DD.LL. 6 gennaio 1944, n. 9; 20 gennaio 1944, n. 25 e dei DD.LL.LL. 7 settembre 1944, n. 264 e 19 ottobre 1944, n. 301. Egli raggiungerà la sua sede di Roma non appena sarà possibile». Gli effetti economici decorrevano dal 1º gennaio 1944, con la corrispondente cessazione della pensione[66].
Il ministro era allora Arangio Ruiz (1884-1964), antifascista, giurista e professore all’Università di Roma. Era stato lo stesso Cassuto che, promulgate le citate disposizioni, aveva richiesto al ministero della Pubblica istruzione il «reintegro nel ufficio di professore universitario», oltre al pagamento della pensione non riscossa nei due anni precedenti[67]. Già a marzo aveva ringraziato la rappresentanza italiana al consolato a Londra: «sarò lieto di essere reintegrato nel ruolo dei professori ordinari delle Università italiane»[68]. In realtà le comunicazioni ufficiali dall’Italia non parlavano di reintegro, ma di «abrogazione dei provvedimenti di carattere razziale» e «di riammissione in servizio», le cui modalità vennero modificate: il decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 238 introduceva, a certe condizioni, il sovrannumero e lo sdoppiamento delle cattedre per i riammessi in servizio abrogando quanto stabiliva il precedente decreto del 19 ottobre 1944, n. 301.
Silenzio da ambo le parti
Cassuto a Roma non si presentò. La Facoltà di Lettere e l’Università non lo cercarono. Per cercar di spiegare il suo mancato rientro, occorre guardare ad ambo le parti in causa.
La situazione nella Facoltà romana proprio nel corso del 1945 si era effettivamente alquanto intricata[69]: dal 1938 al 1941 l’insegnamento di Cassuto era stato affidato per incarico a Michelangelo Guidi, ordinario di Storia e istituzioni musulmane, e fino all’a.a. 1944-45 a Giuseppe Furlani, ordinario di Assiriologia e archeologia orientale e suo ex collega a Firenze.
Nel frattempo, aveva chiesto di riprendere servizio all’Università anche Giorgio Levi Della Vida che nell’ottobre 1945 rientrò dagli Stati Uniti a Roma per ricongiungersi alla propria famiglia non ebrea. La cattedra da cui era stato espulso per motivi politici nel 1932 dopo 16 anni di ordinariato era la stessa da cui Cassuto, che gli era subentrato, era stato espulso nel 1938 dopo 6 anni. Dunque, non sarebbe stato possibile dare a entrambi il reintegro vero e proprio, ossia la riassunzione nella stessa posizione da cui un professore era stato dispensato dal servizio. Levi Della Vida fu riammesso in servizio, spostato sulla cattedra di Storia e istituzioni musulmane[70].
Nel gennaio ’45 la Facoltà di Lettere conferì anche l’insegnamento di Epigrafia e antichità semitiche. Ne incaricò Israel Zoller, rabbino capo di Roma dal 1939, che anche per l’insegnamento di ebraico era stato raccomandato presso il rettore e due ministri da lettere autorevolmente firmate dal cardinale Ernesto Ruffini e da lettere anonime[71]. Non essendo emigrato, rapidamente gli revocarono la decadenza della libera docenza che aveva preso all’università di Roma proprio in Ebraico e lingue semitiche comparate. Zoller era tornato più che disponibile per effettivi incarichi accademici.
Per Cassuto era una vecchia conoscenza. Sulle orme del comune maestro Hirsch Perez Chajes (1876-1927) a Firenze, erano loro gli ultimi rappresentanti in Italia della Scienza del giudaismo. Certamente Cassuto apprese – anche perché fece scalpore – che il 13 febbraio 1945 l’ex rabbino della capitale si era battezzato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma assumendo il nome di Eugenio Maria in omaggio a Pio XII, papa Pacelli. Le vicende dello studioso galiziano si ripercuotevano in qualche modo sul reintegro di Cassuto, di cui intanto a Roma nulla si sapeva. Tant’è che nel fascicolo ministeriale intestato a quest’ultimo, veniva raccolta copia di varie carte riguardanti Zolli persino quando Cassuto non vi era nominato. E nel novembre 1946 la Facoltà di Lettere assegnò l’incarico retribuito di Ebraico e lingue semitiche comparate proprio a Eugenio Zolli, che ne era libero docente, appoggiato sia da Guidi sia da Giuseppe Furlani.
Impossibile al momento ritornare
Ancora all’inizio del 1948, da Cassuto «nessuna precisa notizia». Il fatto poneva qualche problema. Secondo le norme per la riassunzione in servizio dei professori dispensati per motivi politici o razziali, coloro che si trovavano all’estero erano considerati in missione senza indennità; ma soltanto fino e non oltre un anno dall’entrata in vigore delle disposizioni. A ben vedere però, una scappatoia c’era: la norma del collocamento a disposizione per insegnamenti all’estero non prevedeva limitazioni di tempo, quindi poteva essere prorogata all’infinito vanificando la citata scadenza di un anno[72].
Per uscire dallo stallo, la Direzione generale per l’istruzione superiore il 6 febbraio 1948 si rivolse al ministero degli Affari esteri:
Poiché, a tutt’oggi, il Prof. Cassuto non ha più nulla comunicato circa la sua intenzione di riprendere il suo insegnamento, né d’altra parte risulta che la sua posizione personale sia regolata da altro speciale provvedimento (come, ad esempio il collocamento a disposizione di codesto Ministero, ai sensi dell’art. 96 del T.U. delle leggi sull’istruzione superiore), si sarà grati di ogni cortese notizia […] circa l’attività e gl’intendimenti del suddetto Professore[73].
Pochi giorni dopo Cassuto, evidentemente avvertito, dette finalmente sue notizie. Sostenne di avere saputo il 28 giugno 1945 che era «stato riammesso in servizio» e di avere risposto al ministero della Pubblica istruzione, con lettera raccomandata del 4 luglio 1945 (di cui non vi è traccia), che al momento non poteva venire in Italia. Né poteva al momento in cui scriveva, il 10 febbraio 1948, a causa di suoi «importanti lavori scientifici presso l’Università ebraica di Gerusalemme» su cui si dilungò. Inoltre, alla fine di novembre ’43 suo figlio e suo genero a Firenze erano stati «catturati dai tedeschi e poi furono deportati in Polonia donde non sono tornati. I cinque loro figlioletti, ora in età dai 6 ai 12 anni sono stati qui accolti da me con le rispettive madri […] e per ora mi trattiene qua il compito sacrosanto di dare a queste sventurate famiglie una conveniente sistemazione»[74]. Chiedeva, dunque, di essere «comandato in missione presso l’Università Ebraica di Gerusalemme», proprio come aveva suggerito la lettera del ministero con il riferimento all’articolo 96 del Testo unico.
A disposizione all’estero
Il console sottolineò al ministero degli Affari esteri che nell’università ebraica il «gruppo di Professori Italiani onora veramente il nostro Paese e le Università dalle quali i singoli Docenti provengono. Il loro insegnamento reca prestigio alla nostra cultura e costituisce la base di una nobile propaganda». Il ministero espresse parere favorevole[75]. Oltre al prestigio del professore, colpiva l’enorme disgrazia dei suoi nipoti i cui padri erano stati «trucidati dai tedeschi». I bambini erano arrivati con Hulda quasi tre anni addietro, il 22 marzo 1945, e la nuora Anna Di Gioacchino, sopravvissuta al campo di concentramento di Theresienstadt, a novembre aveva raggiunto i propri tre figli portati in Palestina dalla zia e dai nonni materni, che poi erano rientrati in Italia. Il 13 aprile 1948, mentre si recava a lavoro, Anna rimase uccisa con altre 78 persone, tra cui Enzo Bonaventura, nell’attentato arabo al convoglio per Monte Scopus.
Informato di quest’ennesima tragedia da Cassuto, il 7 dicembre 1948 il ministero della Pubblica istruzione ne accolse, dopo otto mesi esatti dalla richiesta, il collocamento a disposizione del ministero degli Affari esteri presso l’Università ebraica in Israele, che comportava il mantenimento del ruolo in servizio attivo agli effetti della carriera e del trattamento economico. Questo fino al 31 ottobre 1949; rinnovato per un anno, previa relazione di Cassuto sulla propria attività universitaria, certamente ridotta dalla guerra[76]. Parallelamente la Facoltà di Roma, con ratifica del consiglio di amministrazione dell’ateneo, nominò Zolli supplente di Cassuto nella stessa cattedra per l’a.a. 1948-49, e gli rinnovò «l’incarico di supplire il Prof. Cassuto nell’insegnamento di Ebraico e lingue semitiche comparate» fino al 1950-51 di pari passo con i rinnovi concessi a Cassuto in Israele[77].
«Nel superiore interesse degli studi»
Le cose però non potevano andare avanti così. La situazione della cattedra di Ebraico e lingue semitiche comparate a Roma andava regolarizzata. La Facoltà di Lettere e filosofia presieduta dal filologo Gino Funaioli, ex collega di Cassuto a Firenze, «nel superiore interesse degli studi», acconsentì ad un ulteriore rinnovo per Cassuto solo a condizione che questi garantisse il proprio ritorno all’inizio dell’a.a. successivo[78]. Il 24 giugno 1951 invece Cassuto comunicò al console a Gerusalemme che non poteva rientrare a Roma per motivi di salute. Proponeva di essere posto fuori ruolo dal 1° novembre 1951, in modo che la Facoltà potesse procedere alla nomina di altro titolare della cattedra. In alternativa, chiedeva il congedo per ragioni di studio con esonero dall’insegnamento[79].
Erano entrambe richieste inammissibili: il congedo per ragioni di studio confliggeva con la scadenza irremovibilmente posta dalla Facoltà. In quanto al collocamento fuori ruolo, Cassuto era stato riassunto quindi non sarebbe potuto andare in pensione prima del 75° anno di età (DLL 5 aprile 1945, n. 238, art. 19). E soprattutto era stato «riassunto in soprannumero», pertanto se avesse lasciato, nessun posto si sarebbe reso disponibile per la disciplina di Ebraico e lingue semitiche comparate che ne sarebbe stata così danneggiata[80]. Tutto chiaro. Nondimeno, e «non senza grande rammarico», il 7 settembre Cassuto chiese di essere collocato a riposo per gravi motivi di salute cui «vengono ad aggiungersi presentemente anche gravi motivi di famiglia». Spiegò che aveva pensato di tornare a Roma affidando i suoi nipotini alla figlia maggiore che era nubile. Milka però, che aveva allora 43 anni e faceva la bibliotecaria, si era maritata proprio nell’aprile 1951. Dunque, la soluzione prospettata non era più praticabile[81]. A chi indirizzò questa sua lettera il professore? Non alla Facoltà o all’Università di Roma, e neppure al ministero della Pubblica istruzione, bensì al console, che la trasmise agli Esteri e questi al ministero di pertinenza, il quale invitò il professore a produrre formale domanda.
Lo fece oltre due mesi dopo, il 25 novembre 1951. Il 18 dicembre a Gerusalemme, Umberto Cassuto improvvisamente morì. Aveva 68 anni[82]. Era tornato in Italia solo una volta, nel 1949, per una seduta dell’Accademia dei Lincei a Roma il 12 novembre, nel corso della quale lesse una nota sui Rotoli di Qumran rinvenuti nel deserto di Giuda[83]. Fu Giorgio Levi Della Vida, in quella stessa sede istituzionale, a pronunciare un necrologio di Cassuto[84].
Pubblicazioni principali
Per l’elenco delle sue molte pubblicazioni, compilato dalla figlia Milka Cassuto Salzman, The Life-Work and Achievements of M.D.U. Cassuto (1883-1951). An up to-date Bibliographical List of his Scientific Publications, in Haim Beinart, Samuel E. Loewenstamm (eds.), Studies in Bible Dedicated to the Memory of U. Cassuto on the 100th Anniversary of his Birth, Jerusalem, The Magnes Press, 1987 pp. 9- 47 (in ebraico).
• Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze, Tip. Galletti e Cocci, 1918 (riedito Firenze, Olschki, 1965).
• La questione della Genesi, Firenze, Le Monnier, 1934.
• Storia della letteratura ebraica postbiblica, Firenze, Israel, 1938 (rist. Assisi, Carucci, 1976)
• Torat ha-te‘udot ve-sidduram shel sifre ha-Tora, Yerushalayim, Ha Universita ha-‘Ivrit, 1942.
• Perush ‘al Sefer Bereshit: Me-Adam ‘ad Noach, Jerusalem, Ha-Universita Ha- ‘Ivrit 1944 (trad. A Commentary on the Book of Genesis, Part I, Jerusalem, The Magnes Press, 1961).
• Perush ‘al Sefer Bereshit: Mi-Noach ‘ad Avraham, Jerusalem, Magnes Press 1949 (trad. A Commentary on the Book of Genesis, Part II, Jerusalem, The Magnes Press, 1964)
• Perush ‘al Sefer Shemot, Jerusalem, Magnes Press, 1951, postumo (trad. A Commentary on the Book of Exodus, Jerusalem, Magnes Press-Hebrew University, 1951)
• Ha-ela ‘Anat, Yerushalayim, Mossad Bialik, 1951.
• Biblical and Oriental Studies, 2 vols, Jerusalem, The Magnes Press, 1973- 1975, postumo.
Fonti archivistiche
• ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto».
• ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto».
• ASUFi, AC, Stati di servizio, «Cassuto Umberto».
• ASUFi, Biblioteca umanistica, Sala rari, Facoltà di Lettere e filosofia, Verbali.
• ASURm, Fascicoli personali, f. 539, «Umberto Cassuto».
• CAHU, f. «Umberto Cassuto».
• National Library of Israel, Umberto Cassuto Archive, ARC 4* 1787. • NYPL, MAD, ECADFS, I.A., b. 5, f. 5, «Cassuto, Umberto Moshe David», 1939-1944.
• Wiener Library London, Document 507/II, Italian Jews. Cecil Roth – Original Correspondence.
Bibliografia
• Elia Samuele Artom, Umberto Cassuto, «La Rassegna mensile di Israel», 18, 1952, pp. 451-462.
• Robert Bonfil (a cura di), Umberto (Moshe David) Cassuto, Jerusalem, The Hebrew University Magnes Press, Kedem-Yad Leyekirenu 2007 («Italia: Conference Supplement Series», 3), atti del convegno tenuto nel 2002 per il 50° della morte di Cassuto.
• Eva Telkes-Klein, L’université hébraïque de Jérusalem à travers ses acteurs. La première génération de professeurs (1925-1948), Paris, Honoré Champion, 2004, specialmente pp. 166-170.
• Massimo Longo Adorno, Gli ebrei fiorentini dall’emancipazione alla Shoà, Firenze, Giuntina, 2007, specialmente pp. 63-150.
• Gabriele Rigano, Aspetti della cultura ebraica italiana nella prima metà del ’900. Levi Della Vida, Cassuto e Zolli sulla cattedra di Ebraico della «Sapienza», «Quaderni di diritto e politica ecclesiastica», 17, 2009, pp. 165-190.
• J. Alberto Soggin, Cassuto, Umberto (Moše Dāwîd), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 21, 1978, ad nomen <http://www.treccani.it>. • Alexander Rofé, Angelo M. Piattelli (a cura di), Umberto Cassuto. Maestro di Bibbia nel Paese della Bibbia, «La Rassegna mensile di Israel» 82, 2-3, 2016. Tra i saggi, in ordine alfabetico, quelli di Susanna Cassuto Evron, David Moshè Cassuto, Angelo M. Piattelli, Gabriele Rigano, Ariel Viterbo, Lionella Viterbo, Ida Zatelli.
• Ida Zatelli, Umberto Moše Dawid Cassuto e la cattedra fiorentina di Lingua e Letteratura Ebraica, in R. Bonfil (a cura di), Umberto (Moshe David) Cassuto, cit., pp. 43-56.
• Ead., Umberto e Nathan Cassuto, in Pier Luigi Ballini (a cura di), Fiorentini del Novecento, vol. III, Firenze, Polistampa 2004, pp. 72-93.
• Ead., Gli studi ebraici a Firenze durante il regime fascista: l’epilogo di una lunga e gloriosa tradizione, in Francesca Cavarocchi, Elena Mazzini (a cura di), La Chiesa fiorentina e il soccorso agli ebrei. Luoghi, istituzioni, percorsi (1943-1944), Roma, Viella, 2018, pp. 75-87.
Patrizia Guarnieri, Alberto Legnaioli*
* La ricerca sulle fonti primarie è stata fatta da Patrizia Guarnieri, salvo quella all’ACS e all’ASDMAE fatta da Alberto Legnaioli, che ha inoltre tradotto le fonti in ebraico. Si ringraziano Sergio Della Pergola, Gabriele Rigano, Anna Teicher per gli utili commenti al testo.
Cita come:
Patrizia Guarnieri, Alberto Legnaioli, Umberto (Moshe David) Cassuto, in Patrizia Guarnieri, Intellettuali in fuga dall’Italia fascista. Migranti, esuli e rifugiati per motivi politici e razziali,
Firenze, Firenze University Press, 2019-
<http://intellettualinfuga.fupress.com>
e-ISBN: 978-88-6453-872-3
© 2019- Author(s)
Articolo pubblicato in Open Access con licenza CC BY-NC-NDn 4.0.Data di pubblicazione: 9 settembre 2019.
[1] Stesse notizie nelle schede su Umberto Cassuto, sia in Rabbini italiani, s.n.t., <http://www.rabbini.it> (accesso 20 luglio 2019), sia in Angelo M. Piattelli, Repertorio biografico dei Rabbini d’Italia dal 1861 al 2015, 2ª ed. rivista e aggiornata (1ª ed. 2010), online <http://www.archivio-torah.it> (accesso 12 giugno 2019).
[2] Archivio Centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale dell’Istruzione Universitaria, Divisione prima, Fascicoli personali dei professori ordinari, III versamento 1940-1970 (d’ora in poi ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970), b. 105, f. «Cassuto Umberto», decreto di abilitazione alla libera docenza, ministero della Pubblica
istruzione (d’ora in poi MPI), 27 giugno 1914. Vedi Ida Zatelli, Umberto Cassuto e l’eredità fiorentina, «La Rassegna mensile di Israel» 82, 2-3, 2016, pp. 107-115.
[3] Così risulta dalla sua carta intestata, vedi per es. lettera di Cassuto al MPI, Firenze, 19 febbraio 1925, e rispettivamente al ministro dell’Educazione nazionale, 14 novembre 1932, entrambe in ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto». La data di nozze è ripresa dalla scheda biografica su Cassuto, Umberto Moses David, in Eva Telkes-Klein, L’université hébraïque de Jérusalem à travers ses acteurs. La première génération de professeurs (1925-1948), Paris, Honoré Champion, 2004, pp. 166-170, dove sembra che Bice Corcos Cassuto avesse insegnato con la Montessori, ma si trattava di sua madre Marietta (testimonianza di David Cassuto a Patrizia Guarnieri, 5 agosto 2019).
[4] La nota sulla dispensa da soldato sottoscritta dall’interessato in Archivio storico dell’Università di Firenze, Amministrazione centrale (d’ora in avanti ASUFi, AC), Stati di servizio, «Cassuto Umberto».
[5] Lionella Viterbo, Umberto Cassuto da segretario della Comunità a Rabbino Capo di Firenze, «La Rassegna mensile di Israel» 82, 2-3, 2016, pp. 91-106.
[6] ASUFi, Biblioteca umanistica, Sala rari, Facoltà di Lettere e filosofia, Verbali, adunanza del 6 maggio 1924, la proposta di nominare Cassuto professore stabile, nell’adunanza del 15 novembre 1924 la nuova delibera a professore non stabile e la decisione di bandirne il relativo concorso. La segnalazione di questi verbali si deve ad Anna Teicher. Il voto contrario dal Consiglio superiore della PI, seduta plenaria del 25-26 ottobre 1924, fu in base all’applicazione del RD 30 settembre 1923, n. 2102, art. 17, comma 2, riguardante appunto la chiara fama; vedi Consiglio Superiore PI, n. 1867, 12 novembre 1924, in ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto».
[7] ASUFi, AC, Stati di servizio, «Cassuto Umberto», l’incarico nell’a.a. 1924-25 è il suo primo in ordine cronologico. Il bando era pubblicato dal MPI, Bollettino Ufficiale, 1º dicembre 1924, p. 2533.
[8] Relazioni della Facoltà di lettere e filosofia e della Commissione giudicatrice del concorso per professore non stabile alla Cattedra di Lingua e Letteratura ebraica nella R. Università di Firenze, in MPI, Bollettino ufficiale, II. Atti di amministrazione 52, 2, 1925, pp. 2117-2121, specie l’estratto del verbale dell’adunanza 28 dicembre 1924, pp. 2117-2118. Con cenno al ricorso di Carlo Bernheimer, si veda Gabriele Rigano, Aspetti della cultura ebraica italiana nella prima metà del ’900. Levi Della Vida, Cassuto e Zolli sulla cattedra di Ebraico della «Sapienza», «Quaderni di diritto e politica ecclesiastica», 17, 2009, pp. 165-190: 176-177 e 183n.
[9] Relazioni della Facoltà di lettere, cit., pp. 2119-2121. ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», minuta del MPI, decreto di nomina, 15 febbraio 1925, cui seguì una lettera di ringraziamento di U. Cassuto al ministro, 19 febbraio 1925.
[10] ASUFi, AC, Stati di servizio, «Cassuto Umberto».
[11] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», minuta del MPI, decreto di nomina a professore stabile, 1° marzo 1928, con trattamento economico a totale carico dell’Università di Firenze, preceduto dal parere favorevole della Facoltà, di cui si veda ivi, Estratto dal processo verbale dell’adunanza della Facoltà di Lettere e Filosofia in data 26 novembre 1927. Gli stessi commissari Guidi, Vaccari e Della Vida si riunirono il 28 febbraio 1928 su incarico del ministro; si veda ivi, Relazione della Commissione giudicatrice della stabilità del Prof. Umberto Cassuto, non stabile di Lingua e letteratura ebraica nella R. Università di Firenze a S. E. il Ministro della P. I.
[12] Lo riferisce G. Rigano, Aspetti della cultura ebraica, cit., p. 176 e n., citando le 15 lettere di Cassuto tra l’11 dicembre 1924 e il 19 febbraio 1925, che si trovano nel Fondo Giorgio Levi Della Vida, f. «Umberto Cassuto» con anche alcune lettere di Elia Samuele Artom sullo stesso argomento.
[13] Per la specifica vicenda, si veda ancora G. Rigano, Aspetti della cultura ebraica, cit., pp. 176-177 e Id., Umberto Cassuto all’Università di Roma, «La Rassegna mensile di Israel» 82, 2-3, 2016, pp. 117-136. Per i 12 casi di rifiuto, H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, La Nuova Italia, 2000, specie pp. 50-61. Il Regio decreto 28 agosto 1931, n. 1227, attivato l’8 ottobre, è qui riprodotto nella sezione Leggi fascistissime e leggi razziste.
[14] Archivio Storico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (AUCEI), fondo Attività dell’Unione delle comunità israelitiche italiane fino al 1933, b. 47, f. 174, minuta dattiloscritta del 29 dicembre 1931, a matita «Prof. Levi Della Vida». Si ringrazia Gabriele Rigano per la segnalazione di questo documento.
[15] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», estratto verbale della Facoltà di Lettere e filosofia, adunanza 15 ottobre 1932, Roma, 20 ottobre 1932.
[16] Ivi, lettera di U. Cassuto al ministro dell’Educazione nazionale, 14 novembre 1932. Dato che aveva preso servizio il 1º novembre, sicuramente aveva accettato prima, come non escludeva G. Rigano, Aspetti della cultura ebraica, cit., p. 188, e come consente di affermare il citato decreto del 25 ottobre 1932.
[17] Ivi, minuta del ministero Educazione nazionale, decreto di trasferimento, 25 ottobre 1932. Cassuto aveva giurato davanti al rettore di Firenze il 22 novembre 1927, quando la formula non conteneva ancora l’esplicito riferimento al fascismo, e di nuovo il 16 novembre 1931. Solo il primo giuramento è registrato in ASUFi, AC, Stati di servizio, «Cassuto Umberto»; copia sottoscritta di entrambi in ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto».
[18] Citata da G. Rigano, Umberto Cassuto all’Università di Roma, cit., pp. 132-133.
[19] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», decreto del ministro segretario di Stato dell’Educazione nazionale, 30 novembre 1938.
[20] Central Archive of the Hebrew University, Jerusalem (d’ora in avanti CAHU), f. «Umberto Cassuto», copia di delibera del Senato accademico, 16 luglio 1935, in documento riassuntivo relativo alla nomina di Cassuto, s.d., p. 2, punto 2a (in ebraico). Per la proposta, Governing Council of the Institute of Jewish Studies 1935, Appointment in Bible, Document No. J/4, e poi U. Cassuto a David W. Senator, Roma, 10 marzo 1939 (in ebraico).
[21] Ivi, lettera di Joseph H. Hertz a D.W. Senator, Londra, 18 settembre 1938 e simili sue in stessa data a H. Bergmann, S. Schocken et alii.
[22] Ivi, lettere di D.W. Senator a J.H. Hertz, s.l., 6 ottobre 1938; di H. Bergmann a J.H. Hertz, s.l., 31 ottobre 1938, di J.H. Hertz a A.H. Fränkel, Londra, 3 novembre 1938.
[23] Ivi, seduta del Senato accademico, 16 novembre 1938 (in ebraico), cui segue un documento riassuntivo relativo alla nomina, s.d., p. 2, punto 5 (in ebraico).
[24] Cfr. E. Telkes-Klein, L’université hébraïque, cit., pp. 294-297.
[25] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di S. Schocken a J.H. Hertz, s.l., 22 dicembre 1938.
[26] Ivi, telegramma di S. Schocken a J.H. Hertz, s.l., 17 gennaio 1939; lettera di D. W. Senator a Maurice L. Perlzweig, s.l., 21 gennaio 1939.
[27] Ivi, lettera di J.H. Hertz a S. Schocken, Londra, 12 gennaio 1939, e la replica di Schocken a Hertz, 7 febbraio 1939.
[28] Ivi, lettera di D.W. Senator a U. Cassuto, s.l., 15 febbraio 1939 (in ebraico).
[29] Per es. anche in J. Alberto Soggin, Cassuto, Umberto (Moše Dāwîd), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 21, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1978, ad nomen <http://www.treccani.it>.
[30] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di D.W. Senator a U. Cassuto, 15 febbraio 1939 (in ebraico).
[31] Ivi, minuta della lettera di D.W. Senator a Augusto Cassuto, s.l., 27 febbraio 1939, riguardo alla lettera del 15 febbraio. Dell’angosciatissimo urologo, disposto a raccomandarsi ai Gesuiti e ad emigrare, vedi le lettere pubblicate da Robert A. Maryks, «Pouring Jewish Water into Fascist Wine», vol. II, Untold Stories of (Catholic) Jews from the Archive of Mussolini’s Jesuit Pietro Tacchi Venturi, Leiden, Brill, 2017, pp. 147-157.
[32] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di U. Cassuto a D.W. Senator, Roma, 10 marzo 1939, e la successiva risposta di Senator, s.l., 26 marzo 1939 (in ebraico).
[33] New York Public Library, Manuscripts and Archives Division, Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars records (d’ora in avanti NYPL, MAD, ECADFS), I.A., b. 5, f. 5, «Cassuto, Umberto Moshe David», 1939-1944, ECADFS, File memorandum, 17 marzo 1939, dove è ricopiata la lettera di Lowe e la sua lista di 19 nomi: Cassuto al n. 6.
[34] NYPL, MAD, ECADFS, I.B. Non Grantees, b. 88, f. 28, «Levi Della Vida, Giorgio», 1939-42, con copia del già citato Memorandum, n. 17 della lista di Lowe. Il carteggio con Princeton iniziava a gennaio 1939. Levi Della Vida era già andato negli Stati Uniti nell’ottobre 1937; due anni dopo vi si trasferì sbarcando a New York il 2 ottobre 1939 con già il permesso e il contatto con la University of Pennsylvania, si veda Ellis Island Foundation, Passenger Search, ad nomen <https://www.libertyellisfoundation.org> (accesso su registrazione 5 agosto 2019).
[35] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di U. Cassuto a S. Schocken, Gerusalemme, 20 ottobre 1939. Decenni dopo, una delle sue figlie raccontava: «Quando si seppe che a cagione dei provvedimenti antisemiti era rimasto senza cattedra, ricevette parecchie offerte soprattutto dagli Stati Uniti. Lo chiamarono parecchi istituti e colleges, ma lui […] ha rifiutato molti posti» (testimonianza di Lea Cassuto Rocca, Gerusalemme 18 gennaio 1995, in Massimo Longo Adorno, Gli ebrei fiorentini dall’emancipazione alla Shoà, Firenze, Giuntina, 2003, p. 87). In mancanza di riscontri documentari, che nel ’38 negli USA post depressione e dopo l’arrivo dal 1933 di tanti intellettuali ebrei tedeschi, ci fosse la corsa a reclutare un pur insigne studioso italiano di Bibbia non suona molto probabile. Le tante offerte dagli Stati Uniti, secondo la testimonianza filiale, diventano una sola ma non precisata in E. Telkes-Klein, L’université hébraïque, cit., p. 168.
[36] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di D.W. Senator a U. Cassuto, s.l., 14 marzo 1939, a seguito della lettera di U. Cassuto a D.W. Senator, Firenze, 5 marzo 1939, e U. Cassuto a D.W. Senator, Roma, 22 marzo 1939 (tutte in ebraico).
[37] Ivi, lettere di J.H. Hertz a D.W. Senator, Londra, 12 aprile 1939, e di D.W. Senator a J.H. Hertz, s.l., 19 aprile 1939; lettera di D.W. Senator al Dipartimento per l’immigrazione della Jewish Agency, Gerusalemme, 13 aprile 1939 (quest’ultima in ebraico).
[38] Ivi, lettera del Dipartimento per l’immigrazione della Jewish Agency alla Hebrew University, Gerusalemme, 2 maggio 1939; lettera di U. Cassuto a D.W. Senator, Roma, 11 maggio 1939; lettera di M. Ben-David (Segretario generale dell’Università) al Dipartimento per l’immigrazione della Jewish Agency, Gerusalemme, 12 giugno 1939; di S. Schocken al Dipartimento per l’immigrazione della Jewish Agency, 16 giugno 1939 (tutte in ebraico).
[39] Testimonianza di Lea Cassuto Rocca, cit., p. 87.
[40] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di U. Cassuto a D.W. Senator, Roma, 20 maggio 1939. Dei documenti relativi alla sua emigrazione (‘aliyya) alla National Library of Israel, Umberto Cassuto Archive, ARC 4* 1787: 01/17, parla Ariel Viterbo, «Maestro di Bibbia nel Paese della Bibbia»: Umberto Cassuto in Eretz Israel, «La Rassegna mensile di Israel» 82, 2-3, 2016, pp. 159-161. Cfr. lettera di Cassuto ad Alfonso Pacifici, 7 giugno 1939, in The Central Archives for the History of the Jewish People, Archivio Pacifici, P172, b. 69. Sulla controversia tra i due si veda Angelo M. Piattelli, Umberto Cassuto: dalla formazione al Collegio Rabbinico Italiano alla polemica con Alfonso Pacifici, «La Rassegna mensile di Israel», 82, 2-3, 2016, pp. 61-89.
[41] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di M. Ben-David al Director for Migration, 11 giugno 1939.
[42] Wiener Library London, Document 507/II, Italian Jews. Cecil Roth – Original Correspondence, lettera (in italiano) di U. Cassuto a Cecil Roth, Roma, 16 luglio 1939. La segnalazione e trasmissione di questa fonte è dovuta ad Anna Teicher.
[43] Nell’apposita voce languages delle schede biografiche di E. Telkes-Klein, L’université hébraïque, cit.; per Cassuto: latino, greco, francese, tedesco, armeno e buona conoscenza dell’ebraico, oltre all’italiano, ivi, p. 166.
[44] Wiener Library London, Document 507/II, Italian Jews. Cecil Roth – Original Correspondence, lettera di U. Cassuto a C. Roth, Roma, 16 luglio 1939.
[45] Vedi Vivian David Lipman, Roth Cecil, in Encyclopaedia Judaica, 2ª ed., Detroit, Thomson Gale, 2007, pp. 479-480. Sulle sue frequentazioni a Firenze, si vedano le memorie di Cecil Roth, Una pensione e i suoi frequentatori, «Israel», 20 e 27 aprile e 18 maggio 1961.
[46] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera del segretario finanziario M. Schneerson a U. Cassuto presso la pensione Tan-Ezer a Gerusalemme, 25 giugno 1939.
[47] Wiener Library London, Document 507/II, Italian Jews. Cecil Roth – Original Correspondence, lettere (in italiano) di U. Cassuto a C. Roth, Roma, 21 luglio e 24 luglio 1939. Mancano qui le lettere di Roth.
[48] Ivi, lettera con firma ill., 30 luglio 1939; e lettera di Richard Barnett, 4 agosto 1939, piena di nomi, riferimenti e indizi da decifrare. A rifiutarsi fu Charles Sebag-Montefiore, della Spanish and Portuguese Jews’ Congregation a Londra, dove si stava discutendo se formare un comitato di aiuto anche per gli ebrei italiani. Ad Anna Teicher si devono queste informazioni e la copia delle citate lettere a Roth.
[49] Sulla data di rientro, CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di U. Cassuto a J.L. Magnes, 22 agosto 1939. Per l’indirizzo, varie carte per es. in Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri, Archivio scuole (d’ora in poi ASDMAE, AS) 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto».
[50] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di U. Cassuto a S. Schocken, Gerusalemme, 20 ottobre 1939 (in ebraico).
[51] Ivi, lettera di A. Fränkel, L.A. Mayer, A. Assaf, a J.H. Hertz, s.l., 5 novembre 1939.
[52] Ibidem. Nessuno menzionava un’eventuale occupazione per le figlie, in Italia insegnanti, che avrebbero dato un contributo all’economia familiare. La Hebrew University versava un supplemento di salario per i figli minorenni dei docenti, come risulta per esempio nel caso del fiorentino Enzo Bonaventura con moglie e tre figli a carico, arrivato solo tre mesi prima di Cassuto, a marzo 1939, e che dopo essersi sistemato ad ottobre si era fatto raggiungere dalla famiglia.
[53] Per la pensione attribuita a Umberto Cassuto con decreto 3 febbraio 1939, n. 8310, e una rettifica con decreto 6 novembre 1942, n. 19182/141.73, vedi Annalisa Capristo e Giorgio Fabre, Il Registro. La cacciata degli ebrei dalla Stato italiano nei protocolli della Corte dei conti, Bologna, il Mulino, 2018, p. 143. Ivi su Milka Cassuto, p. 222. Il professore dichiarò poi che aveva una pensione, riscossa delegando suo figlio Nathan fino al marzo 1940, perché in guerra non riusciva a presentare il proprio certificato di vita. ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», lettera di U. Cassuto al MPI, Gerusalemme, 19 novembre 1951.
[54] CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera di A. Fränkel, L.A. Mayer, A. Assaf, a J.H. Hertz, s.l., 5 novembre 1939.
[55] Ivi, lettera di H. Sacher a S. Schocken, Londra, 27 novembre 1939.
[56] Ivi, lettera dell’amministratore della Hebrew University S. Ginzberg, che rispondeva invece di Schocken all’inopportuno intervento di Sacher, s. l., 17 dicembre 1939.
[57] Ivi, lettera di H. Sacher a S. Ginzberg, Londra, 2 gennaio 1940.
[58] Ivi, lettera di D.W. Senator, s. destinatario, s. l., 13 giugno 1940; lettera di D.W. Senator a A.F. Giles, s. l., 13 giugno 1940.
[59] Ivi, lettera di D.W. Senator a U. Cassuto, Gerusalemme, 18 luglio 1940 (in ebraico).
[60] Il prospetto degli insegnamenti è in E. Telkes-Klein, L’université hébraïque, cit., p. 44; oltre alle schede biografiche già citate, vedi quella di Harry Torczyner, poi Naphtali Tur-Sinai, pp. 309-314. Diverse le valutazioni e informazioni di S. David Sperling, Major Developments in Jewish Biblical Scholarship, in Magne Sæbø (a cura di), Hebrew Bible / Old Testament: the history of its interprestation, vol. III/2, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2015, pp. 377-378.
[61] Vedi le immagini in <https://www.emporis.com> (accesso 8 agosto 2019).
[62] NYPL, MAD, ECADFS, I.A., b. 5, f. 5, «Cassuto, Umberto Moshe David», 1939-1944. Copie degli stessi documenti si trovano nei fascicoli di ciascuno dei citati docenti; risultano i versamenti in più rate del 1943-1944, vedi minute di Betty Drury agli AFHU, 19 ottobre 1943, 26 ottobre 1943, 14 gennaio 1944 e 26 gennaio 1944.
[63] Cfr. A. Viterbo, «Maestro di Bibbia nel paese della Bibbia», cit., pp. 146-150. CAHU, f. «Umberto Cassuto», lettera del generoso finanziatore Silas S. Perry a Leon Simon, presidente della Commissione esecutiva, Gerrards Cross (UK), 22 dicembre 1946. La trattativa fu fatta dai Friends of the Hebrew University, con espliciti riferimenti al compenso per Cassuto: vedi ivi, lettera di Walter Zander a D. Senator, s. l., 23 dicembre 1946.
[64] Si veda la toccante testimonianza di David Cassuto, in M. Longo Adorno, Gli ebrei fiorentini, cit., p. 149.
[65] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», lettera del ministero dell’Educazione nazionale alla Demorazza, Roma, 12 maggio 1942; mancano qui la richiesta di Cassuto e l’esito.
[66] Ivi, copia di decreto del ministro segretario di Stato per la Pubblica istruzione, Roma, 2 aprile 1945, art. 1. Manca copia della notifica che Cassuto dichiarò pervenuta, come si dice avanti.
[67] ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», copia di nota n. 1335/23 del MPI ai ministeri del Tesoro e degli Affari esteri, Roma, 1 dicembre 1944, riferiva di avere ricevuto la domanda di reintegro (mancante), ma non specificava la data. Qui anche il carteggio sulla pensione.
[68] Ivi, copia di lettera di U. Cassuto alla rappresentanza italiana a Londra, Gerusalemme, 4 marzo 1945, e varie comunicazioni ministeriali di abrogazione delle leggi razziali e riammissione in servizio.
[69] Già ben ricostruita da G. Rigano, Umberto Cassuto all’Università di Roma, cit., pp. 134-136, e prima ancora Id., Aspetti della cultura ebraica, cit.
[70] Queste notizie anche in Bruna Soravia, Levi Della Vida, Giorgio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 64, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2005, ad nomen <http://www.treccani.it>. Delusissimo dall’ambiente accademico ripartì con la moglie nell’agosto 1947 per un periodo a Philadelphia.
[71] Vedi Gabriele Rigano, Il caso Zolli. L’itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e nazioni, Milano, Guerini e Associati, 2006, e Alberto La Torre, Eugenio Zolli semitista e orientalista in dialogo con la storia delle religioni, tesi di dottorato, Università di Verona, a.a. 2007, online, sul periodo romano il cap. 7 <https://iris.univr.it> (accesso 10 luglio 2019).
[72] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», DGIU, «Appunto per il sig. Ministro», s.d., ma tra febbraio e maggio 1948, per i riferimenti che contiene.
[73] ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», nota n. 1291 del MPI al ministero degli Affari esteri (d’ora in avanti MAE), 6 febbraio 1948.
[74] Ivi, copia di lettera di U. Cassuto a «S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione», Gerusalemme, 10 febbraio 1948. Vedi qui Patrizia Guarnieri, Anna Di Gioacchino Cassuto, e nella scheda di Umberto Cassuto l’approfondimento «familiari emigrati» riveduto e corretto da David Cassuto (a P. Guarnieri, 5 agosto 2019) che si ringrazia.
[75] ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», telespresso n. 1312/79 del consolato generale d’Italia al MAE, Gerusalemme, 23 marzo 1948; telespresso n. 4129/542 del MAE al MPI, 28 aprile 1948.
[76] Ivi, nota n. 12578 del MPI al MAE, 10 dicembre 1948, e n. 18382, 21 novembre 1949. E inoltre Relazione del Prof. Umberto Cassuto sulla sua attività didattica e scientifica nell’anno accademico 1948-49. L’articolo 96 del T.U. applicato si rifaceva al RD 31 agosto 1933, n. 1592.
[77] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», lettera della DGIS al capo della Segreteria particolare MPI, 4 agosto 1948. Si veda poi lettera della DGIS al rettore dell’Università di Roma, 18 gennaio 1950; lettera dell’Università di Roma, 18 marzo 1948; copia dei decreti di nomina e conferma di Zolli del MPI, 10 luglio 1949, 10 gennaio 1950 e 24 aprile 1951; estratto dal verbale della seduta della Facoltà di Lettere e filosofia, 13 giugno 1950.
[78] ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», nota n. 10663 del MPI al MAE, 11 dicembre 1950; nota n. 5150, 25 maggio 1951. ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940- 1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», copia dell’estratto di verbale della Facoltà di Lettere e filosofia, Roma, 22 giugno 1951.
[79] Cassuto aveva sofferto un attacco di cuore nel novembre 1949, quando venne in Italia. ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», lettera di U. Cassuto al console generale d’Italia, Gerusalemme, 24 giugno 1951.
[80] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», DGIS, «Appunti per il Sig. Ministro», s.d., la sottolineatura è nel testo. ASDMAE, AS 1920-1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», nota n. 6908 del MPI al MAE, 4 agosto 1951.
[81] Ivi, lettera di U. Cassuto al console generale d’Italia, Gerusalemme, 7 settembre 1951.
[82] ACS, MPI, DGIU, DP, FPPO, III versamento 1940-1970, b. 105, f. «Cassuto Umberto», domanda di collocamento a riposo di U. Cassuto, Gerusalemme, 25 novembre 1951. ASDMAE, AS 1920- 1955, b. 124, f. «Cassuto Umberto», telespresso n. 987/270 del consolato generale d’Italia al MAE, Gerusalemme, 20 dicembre 1951. Il carteggio ministeriale continua con la decisione di non tener conto della inammissibile domanda di collocamento a riposo, al fine di agevolare la vedova. Trattandosi di dimissioni anticipate, lei avrebbe perso il diritto all’immediata pensione che aveva richiesto nel febbraio 1952. Ivi, DGIU, appunto per il dottor Di Domizio, 6 marzo 1952.
[83] Cfr. Umberto Cassuto, Gli antichi manoscritti ebraici testé scoperti in Palestina, in «Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di Scienze morali, storiche e filologiche» (con la data della seduta), Serie VIII, 5, 1-2, 1950, pp. 18-21.
[84] Giorgio Levi Della Vida, Umberto Cassuto, in «Rendiconti dell’Accademia dei Lincei. Appendice: Necrologi di Soci Defunti nel decennio dicembre 1945-dicembre 1955», 1957, pp. 74-77, ristampato in Id., Aneddoti e svaghi arabi e non arabi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1959, pp. 305-309.