“Nelle Sukkot risiederete per sette giorni, affinché sappiano le vostre generazioni future che nelle Sukkot ho fatto risiedere i Figli d’Israele quando li trassi fuori dalla Terra d’Egitto”. Non è scritto “affinché ricordino”, bensì “affinchè sappiano (yede’ù)”. A differenza di altre feste del nostro calendario, Sukkot non è festa di memoria, ma festa di sapienza. Che differenza c’è?
Il verbo yadà’, sapere, si trova anche nella Parashat We-zot ha-Berakhah che leggeremo il giorno di Simchat Torah. Negli ultimi versetti della Torah, che lodano Moshe il giorno della sua morte, troviamo scritto fra l’altro: “…(Moshe) ha conosciuto D. vis a vis”. Se in realtà facciamo attenzione al testo ebraico originale, inverte il soggetto con l’oggetto. Scrive infatti: asher yeda’ò H. panim el panim. Letteralmente: “H. ha conosciuto Moshe vis a vis”. O, se vogliamo “H. ha dotato Moshe di da’at, sapienza, vis a vis”. A quale episodio precedente si allude?
Quando D. diede la Torah sul monte Sinai, chiese attraverso Moshe in via preliminare al popolo che si preparassero all’evento nei due giorni precedenti (we-qiddashtam ha-yom u-machar), ma Moshe, nel trasmettere il messaggio al popolo, parlò di tre giorni (li-shlòshet yamim). Alcuni nostri Maestri sostengono che Moshe abbia aggiunto un terzo giorno di sua iniziativa: lett. mi-da’ato, “per sua sapienza”.
Ci vengono suggerite qui due cose: 1) la da’at (sapienza) è il terzo livello della conoscenza dopo altri due, che nell’insegnamento dei nostri Maestri si chiamano chokhmah e binah. 2) mentre chokhmah e binah dipendono in ultima analisi dall’Altissimo, l’esercizio della da’at comporta l’iniziativa dell’uomo, proprio come fece Moshe Rabbenu a suo tempo. Senza di questa non vi è da’at.
Sukkot, festa del da’at, è la terza festa annuale dei Shalosh Regalim dopo Pessach e Shavu’ot, ma è anche la terza festa autunnale dopo Rosh ha-Shanah e Yom Kippur, associate rispettivamente con chokhmah e binah (la Teshuvah è chiamata anche binah). Nelle prime due l’uomo è subordinato a D. A Pessach Egli ci libera dalla schiavitù, a Shavu’ot ci assoggetta alla Sua Autorità. A Sukkot, invece, ci chiama a esercitare il nostro da’at.
E’ la differenza fra quegli insegnanti che all’esame di fine corso chiedono agli studenti semplicemente di saper ripetere il programma svolto e quelli che invece li mettono di fronte a un progetto nuovo e dicono loro: “vi abbiamo dato gli strumenti per lavorare a una cosa nuova, vogliamo vedere come sapete adoperare ciò che vi abbiamo insegnato”. La differenza fra memoria e da’at è che la prima è eminentemente passiva, mentre la seconda risveglia il nostro spirito di elaborazione e non di semplice collaborazione. Sukkot è l’unica festa nella quale ci viene comandato di costruire qualcosa (la Sukkah). Comincia un nuovo anno: D. ci ha dato gli strumenti per costruire qualcosa. Tocca a noi ora tradurre lo studio in un nuovo progetto. Che tenga conto, naturalmente, degli insegnamenti da Lui trasmessi e da noi ricevuti!