State attenti alle vostre parole! Non è permesso dire: “questa carne è per Pessach”. La parola Pessach ha infatti due significati: è il nome della festa ma è anche il nome di un sacrificio e chi pronuncia le parole di cui sopra dà l’impressione di voler eseguire il Qorban Pessach in assenza del Bet ha-Miqdash. Bisogna dire invece: “questa carne è per Mo’ed” o “questa carne è per Yom Tov” (Ben Ish Chay). Se tuttavia si fosse commesso l’errore, la carne in questione può ancora essere mangiata (‘Iqqarè ha Dat).
Si può eseguire la Bediqat Chametz con una pila elettrica?
La Bediqat Chametz va eseguita la sera del 14 nissan a lume di candela. Nella definizione dei nostri Maestri quattro sono i tipi di lume che non si prestano alla Bediqah. La formula mnemonica con cui li si ricorda è formata dalle loro iniziali: queste formano la parola chashashà che in aramaico significa: “timore”, perché il divieto di usarli è legato appunto a un timore (Ben Ish Chay). La chet sta per chelev che indica una parte del grasso dell’animale di cui la Torah vieta di cibarsi: c’è il timore che sgocciolando su un piatto lo renda non kasher. Le due shin stanno per shuman (grasso) e per shemen rispettivamente. Per shuman si intende il grasso animale permesso. La motivazione del divieto è analoga al chelev: si teme che possa essere adoperato per errore un piatto chalavì. Quanto al shemen (olio) si teme invece che essendo già liquido sgoccioli dappertutto. Infine la alef sta per avuqah, una torcia formata da più lumi intrecciati. Si teme in questo caso che per il pericolo di dar fuoco a tutto la bediqah non venga eseguita come si deve. Si deve pertanto eseguire la Bediqah con una candela singola di altro materiale, p. es. cera o paraffina. Si può utilizzare una pila elettrica per locali molto grandi o dove si tema che la candela possa essere pericolosa: p.es. nell’automobile. In questi casi è preferibile recitare la Berakhah sulla candela e con questa iniziare la Bediqah per poi proseguire adoperando la pila.
A chi compete l’obbligo della Bediqah?
Se prendo in affitto una casa per Pessach da un altro ebreo e non viene specificato nel contratto chi dei due, il padrone o l’inquilino, abbia l’obbligo della pulizia e della Bediqah, questo ricade su colui che ha le chiavi nel momento della Bediqah stessa, cioè all’imbrunire della vigilia di Pessach. Se invece è stato pattuito che il padrone comunque facesse trovare la casa pulita e ciò non è avvenuto, l’inquilino deve provvedere a sue spese senza chiedere alcun risarcimento, perché si parte dal presupposto che “a uno faccia piacere eseguire una Mitzwah con i propri soldi” (O.Ch. 437 e Mishnah Berurah). Ma se ciò dovesse accadere la mattina della vigilia è lecito chiedere un rimborso, perché l’inquilino avrà già provveduto per tempo a eseguire la Mitzwah per conto proprio (‘Iqqarè ha-Dat).
Si possono bere i succhi di frutta?
Secondo la Halakhah il Chametz che si sia mescolato con altro cibo durante Pessach non si annulla neppure nella percentuale di un millesimo. Ma se si fosse mescolato prima di Pessach ci sono due possibilità. Se il Chametz fosse solido non si annulla, perché si teme che non si amalgami per bene e possa ricomparire e “risvegliarsi” durante Pessach. Ma se il Chametz fosse liquido dentro liquido vale la regola generale di tutte le sostanze vietate per cui basta una percentuale inferiore a 1/60 perché si annullino definitivamente (Remà a O.Ch. 447). Il problema si pone per i succhi di frutta che potrebbero contenere acido citrico, la cui provenienza potrebbe essere dal grano (senza obbligo di dichiarazione in etichetta). Se anche i dubbi fossero realtà, in assenza di prodotti adeguatamente certificati questi succhi possono essere bevuti durante Pessach a condizione che: a) siano 100% frutta, senza aggiunta di altri ingredienti dichiarati e b) siano stati acquistati prima di Pessach (cfr. Peninè Halakhah, Yalqut Yossef).