Maimonide, Hil. Chanukkah, 4, 12-14: La Mitzwah del lume di Chanukkah è un precetto molto caro e ciascuno deve prestarci grande attenzione allo scopo di render noto il miracolo e di aggiungere lodi e ringraziamenti a D. per i miracoli che ha compiuto per noi. Sebbene abbia da mangiare solo di tzedaqah, deve mendicare o vendere i suoi vestiti e procurarsi l’olio e i lumi per accendere (A differenza di Pessach in cui è prescritto che una persona in queste condizioni deve procurarsi il vino per i Quattro Bicchieri, nel caso di Chanukkah il lume è prioritario rispetto al Qiddush, come vedremo. Magghid Mishneh ad loc.).
Se possiede una moneta soltanto ed è tenuto tanto alla Mitzwah del Qiddush (nello Shabbat di Chanukkah) e all’accensione del lume di Chanukkah, dà la precedenza alla spesa per l’olio del lume di Chanukkah rispetto al vino per il Qiddush: dal momento che entrambi i precetti sono prescrizioni rabbiniche, è meglio dare la priorità al lume di Chanukkah perché contiene il ricordo del miracolo (Si assolve infatti all’obbligo del Qiddush secondo la Torah recitando la ‘Amidah di ‘Arvit. C’è anche un’altra ragione. Se la scelta è fra il pane per Shabbat e l’olio per il lume di Chanukkah, la precedenza va data al pane. A questo punto il Qiddush potrà essere recitato sul pane anziché sul vino. Mishnah Berurah a O.Ch. 678,4).
Se la persona deve scegliere invece fra il lume (di Shabbat) per casa sua e il lume di Chanukkah o fra i lume di casa sua e il vino per il Qiddush, il lume di casa sua ha la precedenza per via della “pace famigliare” (Shelom Bayit). Infatti (persino) il Nome di D. si presta a essere cancellato allo scopo di metter pace fra marito e moglie. Grande è la pace, al punto che tutta la Torah è stata data allo scopo di fare la pace nel mondo, come è detto: “Le sue vie sono vie di dolcezza e tutti i suoi sentieri sono pace” (Mishlè 3,17).
Due domande: 1) Perché Maimonide tratta di questa regola in Hilkhot Chanukkah anziché in Hilkhot Shabbat? 2) La fonte di quest’ultima Halakhah è in
Shabbat 23b: Disse Ravà: E’ ovvio che fra il lume di casa sua e il lume di Chanukkah il lume di casa sua ha la precedenza, per via della pace famigliare.
Perché in altri due passi del Mishneh Torah Maimonide parla del lume di Shabbat eppure non menziona questa motivazione?
Il commento di Rashì
Prima di proseguire con questi testi vediamo come Rashì commenta la spiegazione di Ravà nella Ghemarà:
Rashì ad loc.: Più avanti la Ghemarà commenterà il versetto: “la mia anima è rimasta priva di pace” (Eykhah 3,17) come riferimento proprio al lume di Shabbat, in quanto i famigliari soffrono se stanno al buio.
Questo commento ci rimanda al racconto della Torah relativo a Nòach e il “Day After” del Diluvio:
Bereshit 8, 11: E venne a lui la colomba sul far della sera ed ecco aveva nel becco una foglia d’oliva.
Kelì Yeqàr ad loc.: Che cosa c’importa se “alla sera veniva e al mattino tornava” o viceversa? A quanto pare, gli portò proprio un ramo d’ulivo perché gli fornisse la luce di cui si ha bisogno proprio sul far della sera. Alla sera infatti accendeva dell’olio nell’Arca, mentre di giorno la luce entrava attraverso la finestra.
La prima preoccupazione di Nòach all’uscita dall’Arca non fu dunque il cibo, ma il combustibile per l’illuminazione. Chiamato all’arduo compito di ricostruire un mondo distrutto, egli sapeva benissimo che da solo non ci sarebbe riuscito. Ma per creare una Comunità dei superstiti era necessario per prima cosa potersi guardare in volto anche una volta tramontato il sole e venuta meno la luce del giorno.
Una prima differenza significativa fra il lume di Shabbat e il lume di Chanukkah consiste proprio nel fatto che il lume di Shabbat serve a illuminare, mentre il lume di Chanukkah è puramente commemorativo. Per questo, dovendo scegliere fra i due, il primo ha la precedenza. Senza Comunità non c’è Storia. Connessa con questa differenza è la Halakhah seguente:
Maimonide, Hil. Chanukkah, 4, 6: Tutti i tipi di olio e di stoppino sono kesherim per il lume di Chanukkah (a differenza del lume di Shabbat), sebbene certi oli non attecchiscano bene allo stoppino e certi stoppini non sortiscano una buona luce. E persino il venerdì pomeriggio durante Chanukkah è permesso accendere (per il lume di Chanukkah anche) quegli oli e stoppini che è proibito adoperare per accendere il lume di Shabbat, perché è proibito servirsi del lume di Chanukkah tanto di Shabbat che di giorno feriale (Per il lume di Shabbat è infatti obbligo adoperare solo certi oli e stoppini la cui luce è brillante. Dal momento che il lume di Shabbat serve a illuminare ma non può essere toccato, se non dà buona luce c’è il rischio di inclinarlo inavvertitamente trasgredendo le norme di Shabbat: rischio che il lume di Chanukkah non pone).
L’interpretazione di Maimonide:
Torniamo ora a Maimonide. In Hil. Shabbat egli dà del lume di Shabbat una lettura tutta diversa:
Maimonide, Hil. Shabbat 5,1: Anche se non ha da mangiare mendica alle porte e si procura l’olio per accendere il lume (di Shabbat), perché ciò è parte della “gioia sabbatica” (‘Oneg Shabbat);
Maimonide, Hil. Shabbat 30,5: (Il venerdì pomeriggio) vi sia un lume acceso e la tavola apparecchiata per mangiare… perché tutto ciò è in “onore dello Shabbat” (Kevod Shabbat).
Solo in Hil. Chanukkah egli motiva il lume di Shabbat con la “pace famigliare”! Ciò significa che per Maimonide il concetto di “pace famigliare” nasce non tanto dal lume di Shabbat in sé, quanto dal confronto fra il lume di Shabbat e il lume di Chanukkah.
Rispetto a Rashì che parla di shelom bayit in riferimento a tutti i famigliari, Maimonide lo spiega come relazione fra marito e moglie specificamente. Un’altra differenza significativa fra il lume di Shabbat e il lume di Chanukkah mi pare a questo punto la seguente. Benché entrambi i lumi siano di Mitzwah sia per l’uomo che per la donna, il lume di Shabbat viene preferibilmente acceso dalla donna, mentre il lume di Chanukkah (e così pure il Qiddush di Shabbat) sono di preferenza affidati all’uomo se questi è presente. In tal caso la “pace famigliare” cui alludono le fonti non è un effetto del lume di Shabbat acceso, ma deriva dal fatto di dare la precedenza alla donna nell’espletamento delle sue prerogative rispetto all’uomo. Nell’espressione Ner Beytò l’accento non va posto tanto su Ner, quanto su Beytò, nel senso di Ishtò (“sua moglie”).
È singolare che lo Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim, 263,3 giustapponga i due concetti nello stesso paragrafo: “Le donne hanno un obbligo maggiore (di accendere il lume di Shabbat), perché già si trovano in casa e si occupano delle faccende di casa. (Pertanto) se non ha la possibilità economica di acquistare l’occorrente per il lume di Shabbat e per il Qiddush, il lume di Shabbat ha la precedenza. E così se non ha la possibilità economica di acquistare l’occorrente per il lume di Shabbat e per il lume di Chanukkah, il lume di Shabbat ha la precedenza per la “pace famigliare”.
Ma il Ben Ish Chay, Hil. Chanukkah, I anno, P. Wayeshev, 20, parlando delle condizioni normali in cui si accendono entrambi i lumi, aggiunge: “Il lume di Chanukkah va acceso prima di quello di Shabbat. E sebbene sia l’uomo ad accendere il lume di Chanukkah e la donna quello di Shabbat, la moglie attenda che il marito abbia terminato di accendere il lume di Chanukkah prima di accendere lei quello di Shabbat. Solo se lo Shabbat di Chanukkah coincide con la settima o l’ottava sera in cui i lumi da accendere sono tanti e la donna ha fretta perché il tempo incalza, allora lei potrà già accendere i lumi di Shabbat dopo che il marito avrà acceso il primo lume di Chanukkah soltanto senza attendere che abbia acceso tutti gli altri”. Si deve concludere che se entrambi eseguono i rispettivi precetti l’uomo ha la precedenza; se invece solo uno ha questa possibilità la preferenza è per la donna.