Da una lezione di Rav Shabetai Sabato
Con la parashah di Terumah, come è noto, si apre un ciclo di cinque parashot, che hanno come tema principale la costruzione del mishkan. Il fulcro del mishkan è certamente l’aron, chiamato anche aron ha-edut, della testimonianza. L’aron è di legno ricoperto, internamente ed esternamente, d’oro. L’interno e l’esterno dell’aron sono identici. Da questo fatto la ghemarà in massekhet Yomà (72b) impara che ogni talmid chakham, la cui interiorità non corrisponda alla sua interiorità (sheen tokhò kevarò) non è un talmid chakham.
Lo studioso di Torah rappresenta la Torah stessa. Se non è caratterizzato da una rettitudine interiore e da un sincero timore del cielo, non è possibile chiamarlo talmid chakham e non può assumersi l’onere di condurre la collettività. La ghemarà prosegue con una affermazione a nome di R. Yannai: peccato che chi non ha una casa si affatichi a preparare la porta della casa! Non ha senso preoccuparsi dell’esteriorità, se dentro non c’è niente. Allo stesso modo l’aron deve rappresentare adeguatamente la Torah che contiene, fornendone testimonianza. Un verso nel libro di Yov (29,14) recita: “mi sono rivestito della giustizia ed essa mi vestì”. La giustizia è per me come un abito esterno, ma io a mia volta fungo da abito alla giustizia che è in me. La giustizia esteriore non è un elemento che serve a dissimulare un’ingiustizia interna. Esterno ed interno corrispondono. Per l’aron non sembra però essere così: la copertura serve a nascondere ciò che è all’interno! L’oro nasconde il legno, e interno ed esterno non corrispondono!
La ghemarà in massekhet Berakhot narra che un allievo chiese a R. Yehoshua’ se la tefillah di ‘arvit è facoltativa o obbligatoria. R: Yehoshua’ rispose che è facoltativa. La questione venne poi sottoposta a R. Gamliel, che rispose che è obbligatoria. L’allievo disse che R. Yehoshua’ gli aveva detto che era facoltativa. R. Gamliel gli disse allora di attendere l’ingresso degli studiosi nel bet hamidrash, affinché vi fosse un’idea condivisa. Quando entrarono la questione fu posta, e R. Gamliel, che era a capo del Sinedrio, disse che era obbligatoria e chiese poi se c’era qualcuno fra i saggi che dissentisse, ma R. Yehoshua’, che era l’av bet bet din, rispose di no. R. Gamliel disse allora a R. Yehosua’ che avevano detto a nome suo che la tefillah di ‘arvit era facoltativa. R. Gamliel fece mettere in piedi R. Yehoshua’, che disse: come può un vivente smentire un vivente? R. Gamliel continuò ad insegnare, lasciando R. Yehoshua’ in piedi come punizione.
Quello stesso giorno R. Gamliel fu rimosso dal suo incarico, e venne tolto il sorvegliante dall’entrata del bet ha-midrash, permettendo agli allievi di entrare, visto che R. Gamliel diceva che ogni allievo che non ha l’interiorità come l’esteriorità non entri nel bet ha-midrash. Quello stesso giorno vennero aggiunte molte panche nel bet ha-midrash. R. Gamliel era in crisi. Pensava, forse ho impedito alla Torah di diffondersi in Israele? Quella stessa notte vide in sogno dei contenitori bianchi colmi di cenere nera, e si tranquillizzò. Ma in realtà, dicono i chakhamim, R: Gamliel non aveva ragione.
Nel Bet ha-midrash in quel giorno non vi fu halakhah che fosse rimasta in dubbio, e in quel giorno venne partorito un intero trattato, massekhet ‘eduiot. Una vera e propria rivoluzione, rispetto a quanto avveniva in passato! R. Gamliel, nonostante la deposizione, continuò a frequentare assiduamente il bet ha-midrash. Venne un ammonita, chiedendo se poteva entrare a far parte del popolo ebraico. R. Gamliel si dichiarò contrario, mentre per R: Yehoshua’ era permesso. Alla fine ebbe la meglio R. Yehosua’. R. Gamliel si convinse a chiedere scusa a R. Yehoshua’. Quando arrivò a casa sua, vide che i muri erano scuri di fuliggine, e disse a R. Yehoshua’ che dai muri della sua casa si vedeva che era un carbonaio. R. Yehoshua’ disse: guai alla generazione che tu amministri e guai alla nave di cui sei il capitano, poiché non conosci l’angoscia degli studiosi, come si mantengono e come si sostentano!
La discussione sulla tefillah di ‘arvit rimane sullo sfondo. Vi è una discussione più centrale: chi può entrare nel bet ha-midrash? R. Gamliel pretendeva che gli allievi avessero già prima di entrare delle caratteristiche eccezionali, e sbarrava la strada a centinaia di potenziali allievi, mentre R. Yehoshua’ pensava che fosse giusto accogliere tutti, convinto che la Torah avrebbe potuto indirizzare gli allievi, facendo emergere i più validi.
R. Gamliel sembra dire a R. Yehoshua’ di essere un esempio negativo per gli studenti, perché lui per primo, pur essendo av bet din, sembra non soddisfare i requisiti che gli studenti devono avere per essere ammessi! Difatti, pur avendo affermato che la tefillah di ‘arvit è facoltativa, non ha ribattuto a R. Gamliel, che sosteneva che era obbligatoria. R. Yehoshua’ risponde che R. Gamliel non sa nulla di quello che gli allievi facciano fuori dal bet ha-midrash. Ti sei mai preoccupato di loro? Sei mai entrato a casa loro, per vedere come potresti aiutarli?
A questo punto è opportuno chiedersi se una persona deve essere sempre e completamente trasparente. Si deve dire tutto quello che si pensa? Si può tenere un segreto? Per essere coerenti sino in fondo, dovremmo andare in giro nudi? Non tutte le coperture sono negative, Ve ne sono alcune destinate a preservare il contenuto, e questa è una funzione vitale. Se l’Aron fosse stato solo di legno, sottoposto alle intemperie, non avrebbe avuto vita lunga. La copertura d’oro lo protegge. Se fosse stata solo estetica sarebbe stato sufficiente ricoprirlo esternamente, mentre il legno è ricoperto anche verso il lato interno, sebbene nessuno potesse aprirlo. Scendendo dal Sinai Mosheh si ricoprì il volto, non per nascondere qualcosa, ma per non danneggiare il popolo, che non era in grado di sopportarne la vista.
R. Yehoshua’ non espresse la propria posizione davanti a R. Gamliel perché quest’ultimo aveva già detto la sua. Smentendolo, avrebbe ridicolizzato la figura del nasì, e per questo preferisce tacere. Quando ci si deve esprimere per comminare una pena capitale all’interno di un tribunale, si inizia dal più piccolo per arrivare al più grande, affinché il più grande non influenzi il più piccolo nella decisione. Se R. Gamiliel avesse interrogato R. Yehoshua’ prima di esprimersi, avrebbe ricevuto la risposta che voleva. Infatti nella discussione successiva sull’ammonita R. Yehoshua’ non ha alcuna reticenza a dire la sua, e R, Gamliel capisce che, se la volta precedente R. Yehoshua’ aveva taciuto, lo aveva fatto solo ed unicamente per preservare il suo onore.