Secondo il Talmud Yerushalmì (Pesachim 10,1) la mtzwah di bere quattro bicchieri di vino durante il seder di Pesach deriva dalle quattro espressioni di liberazione che la Torah usa all’inizio della parashah di Waerà nel libro di Shemot. Una quinta espressione, corrispondente alla coppa di Eliahu, che lo Shibolè ha-leqet definisce Kos Yeshu’ot, è riferita all’ingresso in terra di Israele. Nonostante le parole e le rassicurazioni di Mosheh il popolo ebraico non si convinse, per via del “respiro corto e del duro lavoro” (miqotzer ruach ume’avodah qashah).
A cosa è dovuta questa reazione? In precedenza Mosheh e Aharon avevano manifestato già varie volte l’intenzione divina di liberare il popolo ebraico. Ma il popolo ebraico non era più disposto ad aspettare. La schiavitù ormai era divenuta così oppressiva da portarlo ad escludere la possibilità di considerare un processo lungo come quello della redenzione. Non volevano più sentire belle parole e promesse di grandezza. Volevano la libertà e la volevano subito! Un popolo esausto da secoli di schiavitù non sopporta discorsi grandiosi sulla libertà. Il Meshekh Chokhmah sostiene che quello che non sopportavano in particolare era l’ultima parte del discorso di Mosheh, che riguardava l’ingresso del popolo ebraico in terra d’Israele.
Chi deve affrontare difficoltà apparentemente insormontabili nella vita di ogni giorno vuole uscire dalla condizione attuale, e ascoltare propositi grandiosi non fa altro che irritarlo ulteriormente. L’idea di libertà degli ebrei è legata solo all’ossessione degli oppressori egiziani. Un popolo di schiavi semplicemente non può apprezzare la prospettiva di vivere libero nella propria terra. Si tratta di un obiettivo troppo al di là delle loro capacità di visione, e per questo non erano allineati con Mosheh. Per secoli abbiamo bevuto quattro coppe di vino durante il Seder. La quinta coppa è sempre stata l’espressione di un desiderio di tornare liberi in terra d’Israele, desiderio irrealizzato. Oggi tutto questo è possibile, e vari hanno sostenuto che è giunto il momento di bere la quinta coppa durante il seder. Senza entrare nella discussione halakhica, dobbiamo apprezzare il fatto che viviamo in un’epoca che ha del miracoloso, in cui Israele è una realtà che possiamo toccare con mano.