Tratto, salvo ove diversamente indicato, da Ben Ish Chay, anno I, parashat Qorach
1) Tre persone che abbiano mangiato assieme sono tenuti a recitare lo zimmun. Secondo la maggior parte dei poseqim si tratta di un’istituzione rabbinica. Secondo il Raavad è una mitzwah della Torah, mentre alcuni distinguono fra lo zimmun recitato da tre, di origine rabbinica, e quello recitato da dieci, che viene dalla Torah. Unire più persone nella mitzwah ha un grande potere, superiore a quello dei singoli quando compiono le mitzwot individualmente. Nella visione ebraica del mondo la soddisfazione dei bisogni corporali non è vista negativamente, e pertanto non è necessario isolarsi per mangiare.
La materialità è negativa solo quando è staccata dai valori, ma se lo scopo di mangiare è quello di ricevere forza, vitalità e gioia, non vi è nulla di male. Vi è tuttavia il rischio di attribuire una eccessiva importanza al desiderio del cibo, e le berakhot ricordano all’uomo qual è il suo posto nel mondo (Peninè Halakhah Berakhot 5,1). Per stabilire se delle persone abbiano mangiato assieme, si deve considerare se l’alzarsi in mezzo al pasto e andarsene senza dire alcunché è considerato un comportamento da maleducati (Peninè Halakhah berakhot 5,2).
In assoluto si deve cercare più possibile di fare lo zimmun prima della birkat ha-mazon, perché secondo la dottrina mistica porta enormi benefici. Allo stesso modo è mitzwah cercare di fare lo zimmun in dieci per recitare lo zimmun con il Nome divino. L’uso dei sefarditi è quello, dopo aver risposto allo zimmun, di recitare la birkat ha-mazon individualmente, senza rispondere amen alle berakhot pronunciate dagli altri commensali, mentre per gli ashkenaziti chi recita lo zimmun pronuncia ad alta voce la prima berakhah della birkat ha-mazon e gli altri commensali rispondono amen, ma non rispondono alle altre berakhot se la stanno recitando a propria volta. Se un sefardita mangia assieme a degli ashkenaziti è bene che reciti la prima benedizione a voce alta affinché gli altri possano rispondere amen (KYY 192,5 – 4). Si usa rispondere amen agli ha-rachaman nell’ultima benedizione e ad alcune espressioni durante ya’aleh weyavò (KYY 192,5-6).
2) Se si è omesso il Nome divino nello zimmun che coinvolge dieci persone, e queste hanno già risposto, non è possibile ripetere, ma se non hanno risposto chi recita lo zimmun può correggersi. Se invece chi recita lo zimmun ha dimenticato il Nome, ma chi ha risposto lo ha invece ricordato, chi ha recitato lo zimmun potrà rispondere a sua volta ricordando il Nome, cosa che non potrà fare se anche chi ha risposto allo zimmun ha omesso il Nome a su volta.
3) Se degli inquilini in estate mangiano in un cortile comune, mangiando su tavoli separati, potranno unirsi per lo zimmun solo se erano intenzionati dall’inizio a fare così. Se non avevano intenzione di farlo, si tratta di un caso dubbio, ed è opportuno evitare di comportarsi in questo modo. Rav ‘Ovadiah Yosef è del parere che recitino in ogni caso lo zimmun ma, se sono in dieci, se non avevano deciso di unirsi dall’inizio, non menzionino il Nome divino (KYY 192,5-12).
4) Chi ha mangiato assieme ad un gruppo che è tenuto a recitare lo zimmun, non può sottrarsi recitando la birkat ha-mazon anticipatamente, anche se ha un impegno importante. Se ha la necessità impellente di andare, potrà chiedere agli altri di interrompere il pasto per recitare lo zimmun assieme a lui, ma se rifiuteranno sarà costretto ad attenderli. Sei persone potranno dividersi in due gruppi da tre, di modo tale che tutti facciano lo zimmun, ma se sono dieci non potranno dividersi, perché nel loro zimmun sono tenuti a ricordare il Nome, e potranno fare così solo se sono venti, dividendosi in due gruppi da dieci.
5) Se due persone hanno mangiato pane ed il terzo ha mangiato mezonot o frutta su cui si recita la berakhah me’en shalosh, quest’ultimo potrà essere contato per lo zimmun, ma è opportuno convincerlo a mangiare pane a sua volta.
6) Se tutti i commensali hanno recitato la birkat ha-mazon non potranno poi recuperare lo zimmun (KYY 192,5-7). Se però il terzo ha mangiato minè mezonot e ha già recitato la berakhah acharonah non potrà essere unito, ma se ha mangiato pane, anche se indebitamente ha già recitato la birkat ha-mazon, potrà essere contato, di modo tale che gli altri due escano d’obbligo per lo zimmun, mentre lui non uscirà d’obbligo.
7) Se due persone hanno terminato di mangiare, senza lavare le mani dopo il pasto (mayim acharonim), ed è arrivato un terzo, sono tenuti a dargli da mangiare per recitare lo zimmun.
8) Se sette persone hanno mangiato pane e tre hanno mangiato un kezait di frutta o bevuto un revi’it di bevande che non siano acqua, si unisce questi ultimi allo zimmun. Chi viene unito dovrà recitare a sua volta la berakhah acharonah, e non potrà appoggiarsi sulla birkat ha-mazon degli altri.
9) Se tre persone mangiano insieme, i due non sono tenuti a smettere di mangiare per recitare lo zimmun come forma di riguardo per il terzo, a meno che non si tratti di loro padre o del loro maestro. Il singolo invece è tenuto ad interrompere per gli altri due contro la propria volontà; in questo caso risponda allo zimmun e attenda che venga recitata la prima berakhah della birkat ha-mazon e torni a mangiare. In assoluto però è opportuno attendere che anche il terzo finisca, perché il terzo dovrebbe lavare nuovamente le mani e recitare l’ha-motzì, cosa da evitare per non entrare in un caso dubbio.
10) Se quattro persone stavano mangiando e hanno interrotto il pasto per permettere ad uno di loro di recitare lo zimmun, una volta tornati a mangiare non devono recitare lo zimmun nuovamente al termine del pasto, ma se erano in dieci ed hanno interrotto per permettere a tre di fare lo zimmun, al termine del pasto lo recitano nuovamente, perché i tre avrebbero potuto recitare lo zimmun anche indipendentemente da loro.
11) Secondo lo Shulchan ‘Arukh un minore dell’età di almeno nove anni (secondo Rav ‘Ovadiah Yosef anche di sei – solo uno e non di più; KYY 199,6) partecipa allo zimmun, tuttavia alcuni (in particolare gli ashkenaziti; KYY 199,6) usano non includerlo. Ove possibile si segua l’opinione più rigorosa.
12) E’ opportuno non far partecipare un muto allo zimmun, mentre è possibile includere un sordo, se mette la dovuta intenzione.
13) Secondo alcuni le donne devono recitare lo zimmun per conto proprio; secondo altri è facoltativo. E’ preferibile che lo facciano, ma non ricordino il Nome anche se sono in cento. Se una donna ascolta lo zimmun da altri risponde anche menzionando il Nome (KYY 199, 5)
14) Se si mangia in famiglia, il più grande fa la betzi’at ha-pat e recita lo zimmun. Se ci sono ospiti, il padrone di casa fa la betzi’at ha-pat e l’ospite recita lo zimmun. Se non è presente un talmid chakham, un Kohen ha la precedenza. Un Kohen talmid chakham ha la precedenza su un talmid chakham, se però il Kohen intende onorarlo cedendogli il posto, il talmid chakham è autorizzato a farlo, chiedendo il permesso al Kohen prima di iniziare. Alcuni scrivono che il Levì ha la precedenza su un Israel, ma non si usa fare così.