La parashah di Reeh introduce il divieto “bal tosif – non aggiungere” (Devarim 13,1): “Tutto quello che Io vi comando, voi osserverete ed eseguirete senza nulla aggiungervi o togliervi”. Apparentemente sembrerebbe che abbiamo di fronte due divieti distinti, quello di aggiungere e quello di togliere. Il divieto di togliere è facile da comprendere: nella legge divina non c’è nulla di troppo. Chi sottrae degli elementi alla mitzwah ne mina l’integrità.
E’ più difficile capire il divieto di aggiungere. Se si compie una mitzwah come si deve, perché l’aggiunta di un elemento ulteriore dovrebbe rovinarla? Se ad esempio abbiamo le quattro specie del lulav, e ne aggiungiamo una quinta, perché in questo modo la mitzwah perde valore? In fondo gli elementi della mitzwah ci sono tutti, non potremmo prescindere dall’elemento aggiunto e considerare pertanto la mitzwah completa? Se per mostrare il mio amore per la mitzwah ricopro uno shofar d’oro, perché, se la copertura si trova sull’imboccatura o ne modifica il suono, non uscirò d’obbligo dalla mitzwah? Se la mia aggiunta modifica la natura intima della mitzwah ha la forza di invalidarla, come se si togliesse qualcosa, come se dicessimo “non aggiungere per non togliere”.
E’ evidente a tutti che non bisogna togliere, ma quello che si intende dire è che è vietato aggiungere, quando aggiungere è un togliere. La Torah prevede che una sukkah per essere adatta debba avere due pareti e una parte della terza parete. Se completo la terza parete, o ne aggiungo una quarta, snaturo la mitzwah, o ne rafforzo la natura? La rafforzo, e quindi la mia azione è consentita. Il contesto in cui il divieto viene esplicitato ci fa comprendere di più: nei versi precedenti la Torah ci impone di non copiare gli altri popoli ed introdurre elementi del loro culto nel nostro, perché H. lo considera un abominio. Questo non vale solo per l’idolatria, ma per tutti gli aspetti del servizio divino. La ghemarà nel trattato di Rosh ha shanah si chiede: se una persona intende dormire in Sukkah il giorno di Sheminì ‘atzeret, gli è consentito? La ghemarà risponde che dipende dall’intenzione, se si fa per mitzwah è vietato, perché in questo modo si snatura la mitzwah della sukkah, che non dura più sette giorni, ma otto; se invece si vuole dormire per comodità, perché ad esempio in casa fa troppo caldo, la cosa è consentita.
Se è così però, come dobbiamo rapportarci agli elementi che i chakhamim hanno introdotto per mezzo dei loro decreti, o alle mitzwot che hanno istituito, le sette mitzwot derabanan, come l’accensione dei lumi di Shabbat o di Chanukkah? Non sono aggiunte anche quelle? Vari rishonim si sono confrontati con la questione. Il Rambam ad esempio scrive che ne hanno pienamente diritto, perché il divieto è quello di presentare una loro introduzione come Torah. L’importante è essere chiari: se l’aggiunta è evidente in quanto tale, non modifica la natura della mitzwah, e quindi è permesso. Non tutti naturalmente possono effettuare questa valutazione, solo il Sinedrio, che è stato autorizzato esplicitamente dalla Torah stessa. Secondo la ghemarà in Sanhedrin il concetto che chi aggiunge in qualche modo toglie nasce già agli albori dell’umanità. Chawwah infatti dice al serpente che il Signore aveva ordinato di non mangiare e non toccare l’albero (Bereshit 3,3), quando l’ordine era solo quello di non mangiarlo.
Rashì spiega che il serpente ebbe gioco facile a spingere Chawwah contro l’albero, senza alcuna conseguenza. Se toccandolo non succede nulla, così pnesò Chawwah, lo stesso verrà se se ne mangeranno i frutti! Aggiungendo Chawwah ha provocato un disastro, perché ha creduto che il divieto di toccare l’albero fosse parte integrante del comandamento divino, e non una preoccupazione condivisibile, ma pur sempre una preoccupazione. Perché è arrivata a tanto? Perché aveva frainteso completamente quale fosse la natura dell’albero. Ci mette del suo, pensando che l’albero fosse veleno, e regolandosi di conseguenza. Il serpente semplicemente la porta a riconsiderare la natura dell’albero, senza peraltro scostarsi da quanto il Signore aveva detto in precedenza, mostrando la bontà dell’albero e dei suoi frutti, e in questo modo Chawwah cade nella trappola. Il Signore aveva definito esplicitamente l’albero “l’albero della conoscenza”, così come aveva detto che tutti gli alberi del giardino erano buoni, ma era vietato mangiare i frutti dell’abero della conoscenza. Se Chawwah avesse ragionato di più sull’ordine ricevuto non sarebbe mai stata ingannata. L’aggiunta ha cambiato radicalmente la sua prospettiva, e per questo è caduta.