Parte 1, 4
41. Il quindicesimo principio è la preghiera (Tefillah) per chiedere a H. di usarci bontà, come dice il versetto: “Prendete con voi parole (si riferisce al Widduy) e tornate a H. Ditegli: Perdona la colpa e accetta il bene (che abbiamo compiuto): noi compenseremo i buoi con le nostre labbra (si riferisce alla Tefillah; Hoshea 14,3)”. Il Talmud scrive che la trasgressione “spegne” la Mitzwah (‘averah mekhabbah Mitzwah; Sotah 21a); se la Teshuvah cancella la trasgressione ha anche il potere di riaccendere il merito delle Mitzwòt che abbiamo compiuto. Dice il versetto: “Se ora (che hai fatto Teshuvah) sei puro e retto, H. risveglierà per te (tutti i tuoi meriti passati) e ripagherà la tua dimora di giustizia (cioé: l’ospitalità che avevi fornito nella tua dimora; Iyov 8,6)”.
42. Il Ba’al Teshuvah deve ancora pregare di tornare bene accetto a H. dopo la kapparah, perché non è detto che la cancellazione della trasgressione comporti automaticamente la sua riabilitazione (ratzon). David dopo avere chiesto a H.: “Lavami abbondantemente dal mio peccato” (Tehillim 51,4) aggiunge: “Non mi rigettare dal Tuo cospetto…” (v. 13), “rendimi la gioia della Tua salvezza e che il Tuo spirito generoso mi sostenga” (v. 14). Sebbene abbia peccato e pertanto non meriti più di essere assistito dai Tuoi miracoli ancorché Tu mi abbia perdonato, la Tua generosità non ha fine e in nome di questa torna a sostenermi come in passato.
43. Infine preghi affinché H. lo sostenga nella sua Teshuvah.
44. Il sedicesimo principio è la riparazione della stortura (tiqqun ha-me’uwwat) per quanto possibile. Yonah scrive a proposito dei Niniviti che “H. prese in considerazione le loro azioni” (3,10) e non semplicemente le loro intenzioni. Nelle trasgressioni fra l’uomo e il prossimo, infatti, la kapparah non viene concessa finché non si ha risarcito il danno perpetrato. Se si tratta di offese verbali si deve quanto meno avere chiesto scusa alla vittima. I nostri Maestri spiegano che le scuse devono essere porte anche una volta riparato il danno materiale (Bavà Qammà 92a), come disse H. ad Avimelekh dopo che questi ebbe rapito Sarah: “E ora restituisci la moglie all’uomo (Avraham e fa’ in modo) che questi preghi per te e tu viva” (Bereshit 20,7), cioé: chiedigli perdono.
45-46. E’ opportuno che il Ba’al Teshuvah abbia già riparato prima di effettuare il Widduy, in modo che attraverso il Widduy sia gradito. E’ quanto impariamo dallo stesso David, che disse: “Nei confronti di Te solo ho peccato (avendo io già chiesto scusa all’interessata e pertanto la mia kapparah dipende ormai soltanto dal Tuo perdono: perdonami) affinché venga riconosciuto che Tu hai ragione nelle Tue parole e che la Tua sentenza è giusta” (Tehillim 51,6). Come quando si va dal medico e questi si stupisce della gravità della piaga. Il malato gli risponde: “La gravità della mia piaga serve proprio a mettere in luce la tua bravura e professionalità!”
47. Il diciassettesimo principio consiste nel perseguire opere di bene (lirdof pe’ullot chessed), perché “è tramite il bene vero (chessed we-emet) che la trasgressione trova la sua kapparah” (yekhuppar ‘awon, Mishlè 16,6). Attenzione: Ciò non significa che siamo autorizzati a “compensare” i nostri ammanchi con opere buone! D. non accetta il dono corruttivo di una Mitzwah per sorvolare sulle nostre trasgressioni (Yalqut Mishlè 11,947 su Devarim 10,17). La Teshuvah è comunque necessaria. Vi sono tuttavia trasgressioni particolarmente gravi per le quali la Teshuvah, pur necessaria, non basta, finché non siano sopraggiunte sofferenze. Le opere di chessed hanno il potere di “bloccare” queste sofferenze e tanto più la morte del peccatore, come dice il versetto: “e la Tzedaqah salva dalla morte” (Mishlè 10,2). C’è infatti la trasgressione del chillul ha-Shem che può essere riparata solo con la morte, a meno che non si faccia Qiddush ha-Shem per contrappasso.
48. Il diciottesimo principio: si deve sempre tenere a mente il proprio peccato (Tehillim 51,5).
49. Il diciannovesimo principio: abbandonare la trasgressione nel momento in cui si ripropone l’occasione e il desiderio è nel pieno. “Qual è la forma di Teshuvah più alta? Quando si è messi alla prova e se ne esce puliti nello stesso frangente, nello stesso luogo e con la stessa donna” (Yomà 86b). Chi non ha avuto questa occasione aumenti il proprio Timore di H. ogni giorno per tutta la vita, in modo che H. comprenda che egli ha raggiunto il livello necessario per battere il suo istinto anche senza essere stato messo alla prova: anzi, a questo punto la prova non è più necessaria. Sono questi i casi cui si riferiscono i Maestri affermando che “a chi si astiene dal trasgredire si riconosce una ricompensa come se avesse eseguito una Mitzwah” (Qiddushin 39b).
50. Il ventesimo principio: far fare Teshuvah agli altri per quanto possibile, come dice David: “Insegnerò ai peccatori le Tue vie” (Tehillim 51,15).
51-52. Vi sono 24 impedimenti alla Teshuvah. Rivelare cose riservate. Fare maldicenza. Adirarsi. Pensare male. Unirsi ai malvagi. Essere adusi a un pasto insufficiente per i suoi stessi padroni. Osservare sconcezze. Dividere la refurtiva con il ladro. Dire: “pecco, tanto poi mi pento; pecco, tanto poi Yom Kippur espia”. Trarre onore dal dileggio subito da altri. Separarsi dalla Comunità. Non avere riguardi per i propri genitori. Non avere riguardi per i propri Maestri. Maledire gli altri. Impedire agli altri di compiere una Mitzwah. Traviare il prossimo. Adoperare l’oggetto che il povero ha lasciato in pegno. Accettare la corruzione per distorcere il diritto. Negare la restituzione di un oggetto smarrito ai suoi proprietari. Vedere il proprio figlio prendere una cattiva strada e non cercare di impedirglielo. Approfittarsi di ciò che si è sottratto a poveri, vedove e orfani. Contestare le parole dei Saggi. Dubitare delle persone per bene. Detestare i rimproveri. Deridere le Mitzwot.