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Note di Rav Di Porto ad integrazione della traduzione e del commento della Giuntina, recentemente pubblicato
a) Una donna che ha delle perdite quando è niddah secondo la definizione della Torah, secondo la Torah deve contare sette giorni in cui è impura, e se prima del tramonto del settimo giorno effettua l’hefseq taharah, alla sera effettua la tevilah.
Dall’ottavo giorno in poi, per undici giorni, inizia una fase chiamata yemè zivah. Durante quei giorni, se vede sangue per un giorno, effettua l’hefseq taharah e effettua la tevilah all’indomani, attendendo la sera per dichiararsi pura.
Se la perdita dura due giorni, la tevilah verrà effettuata al terzo. Se la perdita dura però tre giorni verrà considerata una zavah ghedolah (nei casi descritti in precedenza si parla di zavah qetanah), e conterà pertanto sette giorni senza avere perdite (shiv’à neqiim). Al settimo giorno potrà effettuare la tevilah al mattino, ma si potrà considerare fattivamente pura solo alla sera. Sebbene la Torah permetta di effettuare la tevilah al mattino, i chakhamim hanno vietato di effettuarla sino a sera.
Al giorno d’oggi, per non confondersi, una donna che vede anche una sola goccia di sangue, conta sette giorni senza avere perdite (Niddah 66a).
b) La discussione della ghemarà non dà luogo ad una linea definitiva. In alcuni ambiti (ad es. per l’affitto delle case) si dice che “un mese è considerato come un anno”, ma in altri contesti si dice che “un giorno è come un anno”. Dai due sistemi contrapposti chiaramente vengono sollevate delle obiezioni alla posizione di R. Meir e R. Eli’ezer.
c) Spiega il Minchat Chinukh che mentre di Shabbat è permesso intraprendere, prima dell’inizio del divieto, un’azione che proseguirà in modo autonomo, completandosi di Shabbat, questo tipo di azione nell’anno sabbatico è proibita, perché nell’anno sabbatico sussistono due tipi di comandamento: a) quello per cui l’individuo non deve effettuare una serie di operazioni, che la Torah vieta; b) quello che stabilisce che la terra deve riposarsi. Chi semina prima dell’anno sabbatico all’atto pratico non sta trasgredendo ad un divieto, perché non lavora nell’anno sabbatico, ma nonostante questo la sua azione è vietata perché non fa riposare la sua terra.