I testimoni “macchinatori” (‘edim zomemim)
Devarim 19, 16-21 e Rashì ad loc.: Se un (doppio) testimone falso dovesse levarsi contro un uomo (che ha testimoniato in un giudizio) per invalidarlo (dicendo che non era presente al fatto oggetto di giudizio), allora i due uomini (e coloro) che hanno tra loro la disputa dovranno stare (in piedi) davanti a H., cioè davanti ai sacerdoti e ai giudici in carica in quei giorni (con il massimo rispetto). I giudici vaglieranno accuratamente (le testimonianze della parte avversa) e se (troveranno che la coppia) testimone è un testimone falso (che) ha dichiarato il falso contro un suo fratello, gli farete quello che lui aveva macchinato di fare a suo fratello ed estirperai (colui che compie il male di mezzo a te. (La corte annuncerà il verdetto pubblicamente, così che) coloro che rimangono udranno (quello che è accaduto) e avranno timore e non persisteranno a compiere questo genere di iniquità in mezzo a te.
Non avere pietà (per un testimone “macchinatore”): una vita per (aver tentato di togliere) una vita, (il valore di) un occhio per (la falsa testimonianza riguardante) un occhio, (quello di) un dente per (la falsa testimonianza riguardante) un dente, (quello di) una mano per (la falsa testimonianza riguardante) una mano, (quello di) un piede per (la falsa testimonianza riguardante) un piede (trad. Moisè Levy).
Mishnah Makkot 1, 4-6: Testimoni “macchinatori” vengono puniti come tali solo quando la convinzione del contrario si riferisce alla loro persona. Come s’intende? Se dicono: “Noi testimoniamo contro quel tale che egli ha ucciso una persona” ed altri dicono loro: “Come potete voi testimoniare ciò, mentre quel (supposto) ucciso o uccisore era con noi quel giorno in un altro luogo”, allora quelli non vengono considerati testimoni “macchinatori” (sono semplicemente inattendibili; la loro testimonianza è respinta ma non subiscono la pena che volevano far subire all’accusato). Se invece (gli altri) dicono loro: “Come potete voi testimoniare ciò, mentre voi eravate con noi quel giorno in un altro luogo”, quelli vengono dichiarati “macchinatori”e condannati a morte sulla deposizione di questi. Se vengono altri testimoni (contro l’omicida) e (quelli che hanno convinto di macchinazione i primi) li dimostrano “macchinatori” a loro volta; (se) vengono ancora altri e (quelli) li dimostrano “macchinatori”; magari cento (coppie si susseguono), vengono tutti uccisi. R. Yehudah dice: “Questa sarebbe una banda di ribelli (quei due che dichiarano “macchinatori” tutti quei testimoni, perché non è possibile che tanti siano stati con loro e si ammette che sia gente che contro ogni legge voglia salvare l’omicida; pertanto) viene condannata soltanto la prima coppia di testimoni (da essi sbugiardati)”. I testimoni trovati “macchinatori” (peraltro) vengono giustiziati soltanto (se sbugiardati) dopo che la sentenza (a carico dell’accusato) è stata pronunciata (sulla loro deposizione, ma non ancora eseguita), perché i Sadducei dicono invece: “(Vanno giustiziati) solo se l’accusato è già stato ucciso, conforme al testo che dice: “Una vita per una vita”; ma i Maestri dissero loro che il testo dice invece: “gli farete quello che lui aveva macchinato di fare a suo fratello: suo fratello dovrà essere ancora in vita” (cioè: la parola “fratello” nella Torah allude sempre a una persona vivente. Si domanda) se è così, perché allora fu detto: “una vita per una vita”? Si potrebbe credere che già dal momento che fu accolta la loro testimonianza (avendo constatato che essa è falsa) vengono uccisi, perciò dice: “una vita per una vita”: essi vengono uccisi solo (se sbugiardati) dopo che è stata pronunciata la sentenza (perché un condannato a morte è come se fosse già morto – trad. Rav Vittorio Castiglioni).
R. Bachyè al v. 19 (cfr. anche Sefer ha-Chinnukh, prec. 524): E’ creduta la seconda coppia anche se le coppie di testimoni a carico dell’accusato fossero cento. Perché gli uni sono per principio più credibili degli altri? Il motivo è che una volta sbugiardati dai secondi, i primi salgono sul banco degli accusati e il processo si volge a carico loro. I secondi, infatti, non mettono in dubbio la deposizione dei primi in merito ai particolari del delitto, ma li sbugiardano sul fatto di aver assistito al delitto tout court e perciò dimostrano che sono malvagi. Se si fossero limitati a contestare il contenuto della loro deposizione, si eliderebbero semplicemente a vicenda come nel caso di due coppie di testimoni che si contraddicono. – I nostro Maestri interpretano “gli farete quello che lui aveva macchinato di fare a suo fratello” e non “quello che è riuscito a fare”, nel senso che se il tribunale ha già eseguito la sentenza a carico dell’imputato prima che venissero sbugiardati in questo modo, non vengono uccisi a loro volta. La ragione di ciò sta nel fatto che la Torah ha fiducia nel merito dei giudici su cui si posa la Shekhinah e pertanto se l’accusato non fosse già stato colpevole di qualche altro delitto non sarebbe stato ucciso per loro tramite. Perciò, una volta che l’accusato sia già stato fatalmente ucciso torniamo a supporre che i testimoni a suo carico avessero detto la verità. E se non fosse stato passibile di morte, “H. ha molti intermediari a disposizione” (per rimediare all’ingiustizia). Ma se i primi testimoni fossero stati sbugiardati prima che la loro parola potesse avere conseguenza pratica, vengono uccisi loro conformemente al loro pensiero malvagio.
TB Makkot 5b: Beribbi dice: “se hanno già ucciso non vengono uccisi; se non hanno ancora ucciso, vengono uccisi”. Suo padre gli disse: “Figlio mio, forse che non si presta a essere applicata qui un’argomentazione a fortiori (qal wa-chòmer: se vengono puniti con la morte dopo aver soltanto macchinato contro un innocente, tanto più dovranno subire la stessa punizione una volta che lo abbiano effettivamente ucciso)”? (Il figlio) gli rispose: “Non ci hai insegnato, nostro Maestro, che non si punisce sulla sola base di un ragionamento logico (eyn ‘onshin min ha-din: controversia fra R. Shim’on e R. Eli’ezer be-Rabbì Shim’on in Sanhedrin 74a)”?
Maharshà a Sanhedrin 64b: Sebbene il qal wa-chòmer è una procedura di deduzione logica generalmente accettata nella Torah, siamo restii ad estendere con questo metodo la punizione di una trasgressione più lieve a una più grave, perché non è detto che l’espiazione della trasgressione grave si ottenga mediante la stessa punizione che la Torah commina esplicitamente solo per la trasgressione più lieve. Dal momento che il qal wa-chòmer è l’unica procedura di deduzione che ciascuno può mettere in atto con il proprio ragionamento senza basarsi su una tradizione, c’è il rischio che si presti a essere “smontato” da argomenti in contrario che la nostra testa non vede.
Sh.R. Hirsch ad v.: Anche per i testimoni “macchinatori” la punizione prevista dalla Torah non può andare oltre la stretta lettera del testo al punto che di fatto, se sbugiardati una volta eseguita la sentenza a carico dell’imputato, essi vengono assolti dal tribunale degli uomini e deferiti alla Giustizia Divina, di cui la Torah dice: “H. non lascerà impunito…”. Ciò dimostra l’alto significato delle basi su cui poggia l’intera giurisprudenza ebraica. La Legge è stata consegnata al tribunale umano perché la applichi, ma non perché la estenda a proprio metro di giudizio. Dobbiamo riconoscere che dietro la Legge c’è sempre H. Solo una parte dell’amministrazione della Giustizia H. ha voluto consegnare nelle mani degli Uomini. Dove viene meno l’autorità degli Uomini, comincia quella di H. stesso. Perciò il versetto dice che giudici e testimoni stanno “davanti a H.”: Egli è la sola Fonte della Coscienza su cui è basato il Diritto. Se la Coscienza cessa di essere la Voce di H., che cosa succede allora? – Maimonide (Hilkhot ‘Edut 20,2) stabilisce peraltro che la limitazione: “gli farete quello che lui aveva macchinato di fare a suo fratello” e non “quello che è riuscito a fare” vale solo per la pena capitale, ma non per i casi di fustigazione o di pena pecuniaria. Non è chiara la prova. Peraltro, le Tossafot (a Bavà Qammà 4a s.v. we-‘edim; cfr. Raavad) scrivono che in un processo pecuniario è sempre possibile rettificare anche dopo che l’accusato ha pagato mediante la restituzione del denaro da parte dei testimoni “macchinatori”.
TB Makkot 5b: Disse R. Yehudah ben Tabbay: Giuro di aver fatto mettere a morte una volta un testimone “macchinatore” allo scopo di stabilire un principio contro i Sadducei che dicevano: “i testimoni “macchinatori” vanno giustiziati solo se l’accusato è già stato ucciso a sua volta”. Shim’on ben Shetach gli disse: Giuro che hai versato sangue innocente, perché i Maestri hanno detto che i testimoni “macchinatori” possono essere giustiziati solo se sono trovati “macchinatori” in coppia. R. Yehudah ben Tabbay decise immediatamente di non emettere più sentenze senza la guida di R. Shim’on ben Shetach e per tutta la vita seguitò a prostrarsi sulla tomba di quel testimone…
Meirì ad loc.: Sebbene per alcune questioni si permette ai Maestri di pronunciare sentenze in parte deroganti rispetto alla regola allo scopo di ribadire un principio nei confronti degli oppositori, non è mai consentito di mettere a morte qualcuno ingiustamente allo scopo di stabilire un principio halakhico. Chi così si comporta versa sangue innocente.