La libagione dell’acqua di Sukkot.
Mishnah Sukkah 4,9: La libagione dell’acqua (Nissukh ha-Mayim) come avveniva? Una boccia d’oro della capacità di tre Log si riempiva con acqua della sorgente Shiloach: quando giungevano alla porta chiamata “dell’acqua”, si suonava Teqi’ah-Teru’ah-Teqi’ah. Poi il Kohen saliva sul ponte dell’Altare all’angolo sud-ovest, dove erano due catini d’argento… Ambedue avevano un’apertura come una specie di piccola narice; solo l’apertura di quello del vino era alquanto maggiore di quello dell’acqua…
Al Kohen che faceva la libagione si diceva: Alza la mano! Perché una volta un Kohen si era versato l’acqua sui suoi piedi e tutti i presenti l’avevano ucciso scagliandogli addosso i loro cedri (questo Kohen era sadduceo e come tale non voleva svolgere la libagione dell’acqua che è una cerimonia non esplicitamente espressa nella Torah, ma avuta per tradizione come legge sinaitica. I Sadducei negavano a questa ogni autorità e quindi non volevano eseguirla).
Durante i sette giorni di Sukkot la ‘Avodah nel Bet ha-Miqdash presentava due aspetti particolari:
- Erano offerti complessivamente settanta tori, in corrispondenza delle settanta nazioni del mondo; l’offerta avveniva in numero decrescente di uno ogni giorno, da 13 il primo giorno a 7 l’ultimo.
- Oltre alla consueta libagione sul vino, ogni giorno di Sukkot veniva versata sull’altare una libagione d’acqua (Nissukh ha-Mayim) appositamente attinta dalla fonte dello Shiloach, per propiziarsi le piogge invernali. Questa Mitzwah non è scritta chiaramente nella Torah, ma viene dedotta dalle seguenti particolarità del testo nella P. Pinechas (cfr. Ta’anit 2b):
-nel secondo giorno di Sukkot è scritto ונסכיהם invece di ונסכה
-nel sesto giorno è scritto ונסכיה invece di ונסכה
-nel settimo giorno è scritto כמשפטם invece di כמשפט
Le tre lettere aggiuntive formano la parola מים
Lo Zohar (P. Pinechas) ritrova un remez (allusione) al Nissukh ha-Mayim nel versetto seguente (Bereshit 8,4-5):
ותנח התבה בחדש השביעי בשבעה עשר יום לחדש על הרי אררט: והמים היו הלוך וחסור
“E l’Arca si posò nel settimo mese al 17 del mese sul Monte Ararat. E l’acqua andava diminuendo”.
Il 17 del settimo mese (Tishrì), ovvero il terzo giorno di Sukkot l’Arca di Noach ha trovato riposo e dunque riprende la Berakhah sulla terra dopo il Diluvio. Il terzo giorno della creazione è del resto quello in cui è scritto due volte ki tov (“D. vide che era cosa buona). Devono passare almeno tre giorni perché gli effetti di un bene siano distinguibili. Allo stesso modo solo al terzo giorno si riconosce la luce della luna sul suolo e si può recitare la Birkat ha-Levanah.
Di quale Berakhah si tratta? L’acqua del Diluvio, che questo giorno ha cominciato a calare (come i tori di Sukkot!), è un simbolo negativo. Simboleggia a sua volta i popoli della terra che vogliono distogliere il popolo d’Israele dal suo amore per D., come scrive il versetto (Shir ha-Shirim 8,7):
מים רבים לא יוכלו לכבות את האהבה ונהרות לא ישטפוה אם יתן איש את כל הון ביתו באהבה בוז יבוזו לו:
“Le molte acque non potranno spegnere l’Amore, né i fiumi potranno trascinarlo via. Se anche un uomo solo (il Male) investisse tutta la ricchezza di casa sua per (acquistare) l’Amore ne ricaverebbe solo disprezzo”. Le tre lettere della parola buz (“disprezzo”) hanno rispettivamente il valore numerico di due, sei, sette. Il Nissukh ha-Mayim di Sukkot rappresenta dunque la riaffermazione del nostro amore per D., mentre i nostri nemici diminuiscono in modo direttamente proporzionale al calo delle nostre trasgressioni all’indomani di Yom Kippur.