Come valutare la devozione
http://www.anzarouth.com/2010/10/mesilat-yesharim-20-valutare-devozione.html
Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduz. e note di Ralph Anzarouth
Vedi: è ovvio che tutti devono precipitarsi a rincorrere le Mitzvot per essere di quelli che si occupano di compierle. Ma a volte, questo genera un diverbio, la cui conseguenza sarà un’umiliazione per la Mitzvà e la profanazione del Nome Divino anziché il Suo onore. In casi come questo, il devoto deve certamente rinunciare alla Mitzvà anziché rincorrerla. E così dissero i nostri Maestri di benedetta memoria riguardo ai Leviti (Midrash Bamidbar Rabba 85): “Poiché essi sapevano che grande sarà il compenso di chi trasporta il Tabernacolo 4, si disinteressavano del tavolo, della Menorà e degli altari, tutti accorrevano al Tabernacolo per ottenere la ricompensa, cosicché questo lottava per prendere un posto, quello lottava per prenderne un altro e finivano per comportarsi con sventatezza e la Provvidenza li punì ecc.”.
Dunque l’uomo deve osservare tutte le Mitzvot in tutti i loro dettagli, davanti a chiunque: che non provi nessun timore e nessuna vergogna. Ed è detto (Salmi 119, 46): “Parlerò delle Tue testimonianze davanti ai re e non mi vergognerò” e abbiamo imparato nelle Massime dei Padri (Avot 5, 20): “Sii forte come un leopardo ecc.”.
Ma anche qui bisogna effettuare le dovute distinzioni, perché tutto questo si riferisce alle Mitzvot in senso stretto: esse sono assolutamente obbligatorie e riguardo a loro bisogna essere irremovibili 5. Ma esistono delle aggiunte che sono proprie ai devoti e che se venissero messe in atto in pubblico susciterebbero scherno e ilarità, ciò che trasformerebbe [i denigratori] in peccatori e [il devoto] sarebbe quindi la causa della loro punizione, perché avrebbe potuto rinunciare a quelle aggiunte, che non sono indispensabili. In queste situazioni è sicuramente più appropriato che il devoto rinunci a queste sue devozioni, come disse la Bibbia (Micha 6, 8): “Cammina umilmente con il tuo Signore 6.” Alcune devotissime persone, trovandosi in pubblico, hanno messo da parte le loro devozioni abituali per non apparire presuntuose. La regola generale è che tutto ciò che fa parte dei fondamenti di una Mitzvà, va osservato [anche] di fronte a qualsiasi burlone; bisogna invece astenersi da ciò che non è fondamentale e che provoca scherno e lazzi.
Hai ormai capito che chi desidera acquisire una forma autentica di devozione deve soppesare tutte le sue azioni in funzione delle loro conseguenze e delle condizioni in cui esse maturano: i tempi, la società, la situazione e il luogo. E se la rinuncia all’azione porterà una più grande santificazione del Nome del Cielo e una maggiore soddisfazione per Hashem[1], in questo caso si rinunci a quell’azione. Oppure una determinata azione di per sé stessa sarebbe valida, ma le sue conseguenze o le condizioni in cui essa avrebbe luogo sarebbero negative; e un’altra azione parrebbe dannosa, ma le sue conseguenze sarebbero benefiche; tutte le situazioni vanno vagliate secondo il metro del risultato che ne consegue, che è il vero frutto di un atto[2]. Tutte queste considerazioni sono adatte unicamente alle menti integre e ai cuori perspicaci, perché non è possibile spiegarne gli infiniti dettagli. Ed [è detto] (Proverbi 2, 6): “Hashem conferisce la saggezza, la Sua bocca effonde conoscenza e comprensione”.
L’episodio di Rabbi Tarfon ne è la prova (Talmud Bavli, trattato Berakhot 10b), perché egli adottò l’opinione di Beit Shammay che era più intransigente e malgrado ciò gli dissero: “Ti saresti meritato la punizione, poiché hai trasgredito la Halakhà secondo Beit Hillel 7[3]“. Ciò avvenne perché la controversia tra Beit Shammay e Beit Hillel era di importanza fondamentale in seno al Popolo Ebraico, per via delle vaste differenze di vedute che li separavano; dopo che fu deciso di fissare per sempre la Halakhà secondo l’opinione di Beit Hillel[4] 8, l’esistenza stessa della Torà dipende dal rispetto permanente e imperituro di questo decreto, la cui validità non dovrà mai degradarsi, affinché la Torà non si sdoppi mai in due Torot, che D-o ce ne scampi 9. Quindi, secondo questa Mishnà, fa più atto di devozione chi adotta l’opinione di Beit Hillel, anche se più indulgente, di chi sceglie il parere più severo di Beit Shammay. E questo insegnamento ci guiderà per vedere in che direzione la luce si trovi veramente e fedelmente, per fare ciò che è giusto agli occhi di Hashem.
Note del traduttore:
[4] Supponiamo che si tratti qui della ricompensa nel Mondo Futuro. Il trasporto dell’Arca Santa era uno dei compiti della Tribù di Levi.
[5] Il testo originale usa un’espressione tratta da Isaia 50, 7:“imporsi una faccia di roccia” che in italiano non rende benissimo l’idea.
[6] In pratica, è generalmente preferibile che le devozioni eccezionali di ogni devoto rimangano un fatto privato. In questo modo si eviterà agli ignoranti il peccato di schernire le Mitzvot.
[7] La scuola rabbinica di Hillel l’anziano (Beit Hillel) aveva nella maggior parte delle discussioni di Halakhà una posizione più permissiva rispetto alla più rigorosa scuola di Shammai (Beit Shammai). Adottando l’opinione di Beit Shammai anziché quella di Beit Hillel, Rabbi Tarfon rischiò di essere assalito dai briganti e ciò gli fu rimproverato.
[8] Si veda il Talmud Bavli, trattato di Eruvin, foglio 13a.
[9] Non si stupisca il lettore quando sente parlare di Torà scritta e di Torà orale: non si tratta di due Torot, che D-o ce ne guardi, ma della stessa Torà di cui la Divina Provvidenza ha scelto di trasmettere alcuni insegnamenti per mezzo della scrittura nel deserto del Sinai e altri insegnamenti attraverso un canale di trasmissione orale. Tutti questi insegnamenti fanno parte di un unico corpo che è la nostra santa Torà. Ciò che l’autore qui esclude è la formazione di due Torot “concorrenti” – che è ovviamente improponibile.
Commento
[1] Se la conseguenza dell’inazione porta una maggiore soddisfazione per H. rispetto all’azione, la chassidut corrisponde al non agire.
[2] Qui Ramchal non sta parlando degli atti che costituiscono una mitzwah, perché per quelli il metro non è quello delle conseguenze, ma bisogna praticarli in ogni caso. In merito è detto che (Qohelet 8,5) «chi rispetta la mitzwah, non conosce male». Per le azioni collegate alla chassidut invece, trattandosi di azioni facoltative, tutto dipende dalle conseguenze.
[3] Ramchal tuttavia crede, sulla scia del Rambam, che non ha riportato questa affermazione nelle regole relative alla lettura dello Shemà, che la lettura dello Shemà in questo caso sia valida, e che l’astenersi dal tenere un certo comportamento non sia altro che una forma di chassidut, perché la chassidut in questo caso corrisponde al non essere rigorosi.
[4] Secondo la famosa ghemarà in massekhet ‘Eruvin “queste e quelle sono parole del D. vivente, e la regola segue la scuola di Hillel”.