Wayqrà 16, 1-2; 12-13: H. parlò a Moshe dopo la morte dei due figli di Aharon, che si erano presentati davanti a H. ed erano morti; e H. disse dunque a Moshe: “Parla ad Aharon tuo fratello, in modo che non entri in qualsiasi momento (ma solo nel giorno di Kippur) nella parte del Santuario che si trova aldilà della Tenda (nel qodesh ha-qodashim), davanti al coperchio che è sull’Arca, perché con la nube Io appaio sopra il coperchio dell’Arca… e prenderà l’incensiere dopo averlo riempito di fuoco tolto dall’Altare davanti a H., riempirà i suoi pugni di incenso aromatico e porterà tutto aldilà della Tenda. Metterà il profumo sul fuoco davanti a H. e la nube del profumo coprirà il coperchio che sta sull’Arca della Testimonianza e non morirà.
Mishnah Yomà 1,5: (La vigilia di Yom Kippur) gli anziani del Bet Din lo consegnavano (il Kohen Gadol) agli anziani del sacerdozio (che lo istruivano sul modo di presentare l’incenso, compito che esigeva grande abilità). Essi lo facevano salire nella stanza destinata alla famiglia di Avtinas (incaricata della preparazione dell’incenso) e dopo averlo scongiurato, si congedavano e se ne andavano. Essi gli dicevano (la formula di giuramento seguente): “Signor mio Kohen Gadol, noi siamo incaricati del Bet Din e tu sei incaricato nostro e del Bet Din; noi ti scongiuriamo per Quegli che posò il Suo Nome su questo Tempio, che tu non cambi nulla di tutte le prescrizioni che ti abbiamo insegnato. Egli si congedava e piangeva (perché sospettavano di lui) ed essi pure si congedavano e piangevano (perché forse il loro sospetto era infondato. Lo scongiuravano di non mettere l’incenso sui carboni ardenti prima di entrare nel Qodesh ha-Qodashim secondo l’interpretazione dei Sadducei relativamente al versetto: “Metterà il profumo sul fuoco davanti a H. e la nube del profumo coprirà il coperchio che sta sull’Arca della Testimonianza”. Per i Sadducei la nube di fumo doveva essere creata già all’esterno della Tenda, mentre i Farisei ritenevano che il Kohen Gadol doveva mettere l’incenso a contatto con i carboni solo dopo essere entrato nel Qodesh ha-Qodashim, perché è scritto: “porterà tutto aldilà della Tenda. Metterà il profumo sul fuoco davanti a H.”. Era necessario assicurarsi a priori che questo avvenisse perché nessuno era presente quando il Kohen Gadol compiva questo atto e dunque non poteva essere controllato).
R. Shimshon Refael Hirsch ad v. 13: E’ interessante notare che a deroga del principio generale per cui i Sadducei seguono la lettera del testo biblico in questo caso sono invece i Chakhamim a presentarsi più aderenti alla formulazione del versetto, mentre l’interpretazione dei Sadducei appare decisamente forzata. Se osserviamo le cose più attentamente il modo che suggerivano i Sadducei per offrire l’incenso è esattamente ciò che fecero Nadav e Avihù, di cui è detto: “Presero ciascuno il suo incensiere, vi diedero il fuoco, vi misero sopra l’incenso e lo recarono davanti a H.”. E’ evidente che essi non attesero di essere “davanti a H.” per mettere l’incenso sul fuoco, ma lo portarono già fumante “davanti a H.”, cioè nel Qodesh ha-Qodashim! I Sadducei si ispirarono dunque a Nadav e Avihù come più tardi i Caraiti, le cui opinioni e insegnamenti sono respinti dal Rabbinato tradizionale. Qui parrebbe trovare espressione tutta quanta la controversia fra i Chakhamim e i Sadducei. Il Kohen Gadol non è altri che un servo della volontà di H. Egli sottomette le proprie idee alla Torah Divina. Egli colloca il fuoco dell’Altare a simbolo del fondamento della Legge Divina. Per lui solo le azioni che vengono compiute sotto l’Occhio di H. sono gradite a H. I Kohanim Ghedolim Sadducei, invece, fanno dell’Altare il proprio fuoco: essi bruciavano l’incenso fuori dalla giurisdzione della Legge Divina per il proprio gradimento personale. Essi preconfezionano dall’esterno tutto ciò che sembra buono al loro personale giudizio e lo portano forzosamente dentro il Santuario della Legge, imponendo le loro idee alla soddisfazione Divina.