Gli elementi della devozione
http://www.anzarouth.com/2010/10/mesilat-yesharim-19-devozione-elementi.html
Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduz. e note di Ralph Anzarouth
Il terzo ramo è la gelosia: l’uomo deve essere geloso del Nome della Sua Santità, odiare coloro che Lo odiano e sforzarsi di piegarli per quanto possibile, affinché si compia il servizio di D-o benedetto e si moltiplichi la Sua gloria[1]. Ed è ciò che disse [il re] David, la pace sia su di lui (Salmi 139, 21): “Non è forse vero che devo odiare chi Ti odia e combattere chi si ribella contro di Te? Li odio con un odio assoluto, essi sono per me come dei nemici 27.” [Il profeta] Elia disse (Primo Libro dei Re 19, 10): “Sono stato gelosamente zelante per Hashem Tzeva-ot ecc.”.
E abbiamo potuto vedere quale fu la ricompensa per la sua gelosia nei confronti del suo Signore, come dice il testo (Numeri 25, 13): “Per essere stato geloso 28 nei confronti del suo Signore e per avere espiato le colpe dei figli d’Israel[2]“.
E i nostri Maestri di benedetta memoria hanno già parlato con severità di chi ha la possibilità di protestare [contro i peccatori] eppure se ne astiene[3]. E decretarono che la sua punizione sarà quella di essere condannato per la stessa colpa dei peccatori[4]. E riguardo al versetto (Eikha 1, 6): “I suoi principi erano come dei cervi” dissero nel Midrash Eikha (1, 34): Come quei cerbiatti che quando fa caldo nascondono i loro volti gli uni sotto agli altri: così facevano i grandi d’Israel, che quando vedevano un peccato distoglievano il loro sguardo. Disse loro il Santo, benedetto Egli sia: verrà il giorno in cui anch’Io Mi comporterò così nei vostri confronti. Ed è ovvio che chi ama un suo amico non può sopportare di vederlo percosso o umiliato; e certamente verrà in suo soccorso. Allo stesso modo, chi ama il Nome del Signore benedetto non può sopportare che Esso venga profanato, che D-o ce ne scampi, o che i Suoi precetti vengano trasgrediti[5]. Ed è ciò che disse [il re] Salomone (Proverbi 28, 4): “Coloro che abbandonano la Torà esaltano il malvagio[6]; invece chi rispetta la Torà li rimprovera[7]“. Perché chi elogia il malvagio nella sua malvagità – invece di rinfacciargli il suo vizio – abbandona la Torà e permette che essa venga profanata, che D-o non voglia 29. Invece, chi rispetta la Torà e si prodiga per sostenerla li criticherà certamente e non riuscirà a trattenersi e a fare finta di niente. E disse il Santo, benedetto Egli sia, a Giobbe (Giobbe 40, 11-13): “Effondi la furia della Tua collera, scorgi tutti gli orgogliosi e umiliali. Scorgi tutti gli orgogliosi, piegali e schiaccia i malvagi sotto di loro. Seppelliscili insieme nella polvere e fascia i loro volti in un luogo celato”. Perché questa è la forza dell’amore di Hashem che chi ama veramente il suo Creatore può dimostrare[8]. Ed è detto (Salmi 97, 10): “Chi ama Hashem odia il male”.
Commento
[1] Nel cap. 11 Ramchal aveva spiegato che la gelosia fra individui è una delle predisposizioni peggiori in assoluto, ma ovviamente ciò che scaturisce questo sentimento è differente nelle due situazioni: una predisposizione infatti discende dal dispiacere per il benessere del proprio compagno, mentre l’altra deriva dal desiderio che H. sia onorato. In generale la gelosia viene dalla mancata sopportazione di una certa situazione, tanto da comportarsi in una certa maniera, solo che nei due casi le circostanze sono differenti.
[2] Sforno spiega che Pinechas, poiché ha ingaggiato una battaglia per il Signore, come ricompensa non avrà l’opposizione degli altri uomini, ma la pace.
[3] Secondo il Ramchal c’è un legame evidente fra la qinah, che generalmente viene considerata una predisposizione negativa, e la tokhachah. Ci è permesso, anzi richiesto, di praticare la tokhachah, come conseguenza della qinah. La tokhachah costituisce una manifestazione di amore, e non di odio come si potrebbe pensare.
[4] I chakhamim in massekhet Shabbat 55a hanno affermato che i giusti che osservavano la Torah dalla alef fino alla tav vengono giudicati negativamente perché non hanno rimproverato i malvagi. Il motivo di ciò con ogni probabilità deriva dalla ‘arevut. Nella Torah infatti alla mitzwah di riprendere il proprio prossimo è accostata un’espressione “welò tissà ‘alav chet”, per cui non dovremmo farci carico del peccato del nostro prossimo per non averlo ripreso a nostra volta.
[5] In questo passaggio troviamo esplicitato il legame fra qinah e amore.
[6] Orchot tzadiqim (cap. 24) scrive che rientra in questa categoria anche chi loda il malvagio dicendo che nonostante tutto è una brava persona. Infatti in questo modo chi lo ascolta gli dà onore quando non dovrebbe. In questo modo inoltre le parole degli tzadiqim non vengono più ascoltate, perché anche i malvagi divengono degni di ascolto. Metzudat David scrive che chi abbandona la Torah è persino peggiore del malvagio, perché quest’ultimo è consapevole di comportarsi male, ma continua a fare così per il proprio piacere, mentre chi abbandona la Torah esalta le azioni del malvagio, e si allontana dalla retta via in modo molto più eclatante.
[7] Da questo verso in Massekhet Meghillah (6b) si impara che è permesso contendere con i malvagi in questo mondo.
[8] Ramchal non ha illustrato la qinah nelle middot precedenti la chassidut, perché solo il chassid può esercitarla, poiché cela un grosso pericolo.