C’è un versetto all’inizio del libro di Yehoshua’ che nel rito italiano viene recitato al principio di Shachrit subito dopo la Birkat Kohanim. H. ammonisce il successore di Moshe dicendogli: לא ימוש ספר התורה הזה מפיך והגית בו יומם ולילה למען תשמר לעשות ככל הכתוב בו כי אז תצליח את דרכך ואז תשכיל “Non si dipartirà questo libro della Torah dalla tua bocca. Anzi, lo mediterai giorno e notte affinché tu stia attento a mettere in pratica tutto quanto vi è scritto. Poiché allora avrai successo in tutte le tue vie e allora sarai intelligente” (1,8).
Perché questo versetto è così rilevante da meritare di essere recitato all’alba di ogni nuova giornata? Andrà subito notato che esso presenta una particolarità: contiene due volte la parola az (“allora”) come ho sottolineato nella traduzione: una volta prima di tatzliach (“avrai successo”) che allude alla professione e un’altra volta prima di taskil (“sarai intelligente”) che si riferisce allo studio. Aggiungo che nel Tanakh vi è un terzo versetto in cui è scritto ישנתי אז ינוח לי: “dormo: allora avrò riposo” (Iyov 3,13) che qui, trattandosi del risveglio, non viene portato.
Per spiegare l’allusione diremo che c’è nella Parashah odierna, Shofetim, un altro versetto ancora in cui si parla del derekh (“via”). Il versetto recita: תכין לך הדרך ושלשת את גבול ארצך “predisponi per te stesso la via, dividendo in tre il tuo territorio” (Devarim 19,3). Il riferimento letterale è a Eretz Israel per scopi che esulano dal nostro discorso, mentre invece voglio dare di questo versetto un’interpretazione allegorica. “Via” andrà inteso anche qui come “comportamento” e “territorio” non avrà qui un significato geografico, bensì temporale: la terra altro non è che lo spazio della nostra vita terrena. Insomma, la Torah ci ammonisce che per istituire un comportamento corretto dobbiamo dividere la nostra giornata terrena in tre parti. Quali? Riprendiamo i tre verbi che sono introdotti da az come abbiamo già studiato. Tatzliach è l’attività lavorativa; taskil è lo studio; yanuach è il sonno. La giornata dell’Ebreo dovrà essere equamente ripartita fra queste tre attività. Come sappiamo che si tratta di una divisione in parti uguali? Ne fa fede la parola az che ha il valore numerico di 8. Se teniamo conto che la giornata ha in tutto 24 ore, cominciando dal fondo ne dedicheremo 8 a dormire per ritemprare le nostre forze, 8 a lavorare per guadagnarci da vivere e 8 a studiare la Torah, che è il vero scopo della nostra vita (Ben Ish Chay, anno II, P. Shofetim, introd.). Il lavoro e il successo materiale non sono tutto. I nostri Maestri insegnano anzi che i soldi che ciascuno di noi guadagnerà nell’arco dell’anno sono già stabiliti una volta per tutte a Rosh ha-Shanah all’infuori soltanto delle spese destinate alle feste e al Talmud Torah dei figli (Betzah 16a)! Comprendiamo a questo punto perché questo versetto sia stato scelto per introdurre ogni volta la nostra nuova giornata al mattino.
D’altronde l’idea di impiegare un terzo della giornata a studiare non ci deve spaventare. Non dobbiamo per forza arrivare a conoscere a memoria tutto il Talmud. Conta più l’impegno del risultato. E’ quanto impariamo da un passo del trattato Shabbat in cui i Maestri ci presentano le domande che ci saranno rivolte dal Tribunale Celeste quando ci troveremo al suo cospetto, il più tardi possibile. Le prime tre saranno le seguenti. La prima: צפית לישועה “Hai fatto del tuo meglio per affrettare la redenzione?”, è una domanda davvero difficile. La seconda sarà: נשאת ונתת באמונה“Hai lavorato onestamente?” e riguarda direttamente ciò di cui abbiamo parlato. Infine ci verrà domandato: קבעת עתים לתורה“Hai fissato dei tempi per lo studio della Torah?” (31a). Non verremo interrogati subito su quanto avremo imparato, bensì se abbiamo destinato dei tempi fissi allo studio. Ciò che importa è riuscire a dire: dall’ora tale alla tal altra studio, capiti quel che capita! Siamo ormai nel mese di Elul, il mese della Teshuvah che precede Rosh ha-Shanah. I nostri Maestri raccomandano che ogni anno scegliamo di lavorare su un aspetto dell’osservanza della Torah nel quale siamo deboli. Un’idea per quest’anno potrebbe proprio essere quello di cui vi ho parlato: incrementare lo studio della Torah. Che H. ci dia un buon anno, ci iscriva e ci suggelli tutti quanti nel Libro della Vita. Se non avrò altra occasione di incontro con Voi prima degli Yamim Noraim, Shanah Tovah, Ketivah wa-Chatimah Tovah a tutti.