“אל יקנא לבך בחטאים כי אם ביראת ה’ כל היום Che il tuo cuore non si appassioni ai trasgressori, bensì al Timor di H. tutto il giorno” (Mishlè 23,17).
“Pinechas, figlio di El’azar, (a sua volta) figlio di Aharon il Kohen…” La Parashah odierna è dedicata a un personaggio che si è messo in luce al termine della lettura di Shabbat scorso per un atto che oggi definiremo assolutamente non politically correct. Aveva difeso con la lancia in resta, nel senso letterale del termine, i princìpi della Torah ai danni dei quali era stato rivolto un grave affronto, punendo i colpevoli con la morte seduta stante e sotto lo sguardo di tutti.
Nei primi versetti di stamattina il buon D. non solo lo loda per il gesto di passione compiuto nei Suoi riguardi, ma promette un patto di pace eterna con lui e i suoi discendenti. Nell’interpretazione dei nostri Maestri, i futuri Kohanim Ghedolim sarebbero tutti appartenuti alla progenie di Pinechas. Per quale ragione? Per aver fatto sì che l’ira divina si ritirasse dai Figli d’Israel. Egli aveva invertito due lettere: aveva trasformato la חמה, “ira divina” in מחה, “cancellazione (delle trasgressioni)”, come dice H. nel versetto: “מחיתי כעב פשעיך ho cancellato le tue colpe come se fossero una semplice nuvola” (Yesha’yahu 44,22).
Commentando l’incipit della Parashah, in cui viene descritto tutto l’albero genealogico di Pinechas, partendo da suo nonno paterno Aharon, Rashì riporta che all’indomani del fatto il pubblico mormorava: “Guardate cosa ha combinato! Proprio lui, il cui nonno materno era solito ingrassare vitelli per sacrificarli agli idoli!”. Ebbene sì: la Torah racconta che suo padre El’azar aveva sposato una figlia di Yitrò sacerdote di Midyan (Shemot 6,25), proprio come suo zio Mosheh. Ma mentre Moshe quando vide la provocazione di Zimrì che entrava nella tenda abbracciato a Kozbì principessa Midianita si astenne dall’intervenire perché percepiva il conflitto di interessi o, come dicono i nostri Maestri, ebbe un vuoto di memoria sulla Halakhah, Pinechas, come abbiamo detto, non si tirò indietro. E ora la gente infrangeva il divieto di honaah (“offesa verbale”) nei confronti di Pinechas. E’ infatti proibito rinfacciare a un gher la sua vita precedente al ghiyur e rinfacciare ai suoi discendenti come si comportavano i loro antenati!
Rashì spiega che per questo motivo il versetto iniziale, parlando di Pinechas, menziona Aharon. Si vuole probabilmente riequilibrare la genealogia. Ma viene ancora da domandarsi. Forse che la gente che mormorava non sapeva che Pinechas era il nipote di Aharon? Che cosa avrebbe aggiunto o modificato questo dettaglio? Ci sono persone che a fronte di un’iniziativa importante restano incerti se intraprenderla, nel dubbio se si tratti di una Mitzwah oppure no. A volte l’istinto cattivo fa perdere la corretta percezione delle proprie scelte. Ma allorché vedono un giusto che prende quell’iniziativa per i fatti suoi, senza esitare, e agisce con passione al punto di riuscire a trasmettere la sua passione a tutti gli altri, sebbene inizialmente questi fossero incerti sul da farsi, o addirittura contrari… E’ ciò che accadde qui. Pinechas prese l’iniziativa, benché fosse il nipote di Yitrò. Non ci si aspettava da lui un atteggiamento di sfida che neppure Moshe aveva avuto la forza di intraprendere. Sfidò gli stereotipi dell’opinione pubblica con la sua decisione. Mostrò loro che una Mitzwah va compiuta senza infingimenti, fuori dagli schemi se necessario. Da chi aveva imparato a comportarsi così? Non dall’altro suo nonno Aharon? Il merito di quest’ultimo lo assistette!
Agendo come agì, Pinechas contagiò gli altri con la sua passione. Il suo gesto clamoroso ebbe la forza di imprimere una svolta alla storia del popolo ebraico, che da quel giorno non fu più lo stesso. L’individuo che serve H. solo con il proprio intelletto si impegnerà fin dove gli consente la sua dimensione razionale e la comprensione della sua mente. Costui farà fatica a discernere quali situazioni richiedono un atteggiamento pacifico e distaccato e quali invece richiedano passione. Ma nel momento in cui vediamo qualcun altro appassionarsi per un fine buono e ci poniamo in sintonia con la sua passione, ecco che possiamo elevarci molto più in alto. Occorre però fare attenzione a sgomberare il campo da secondi fini. Il versetto dei Mishlè ci ammonisce pertanto: “אל יקנא לבך בחטאים Non permettere al tuo cuore di lasciarsi trascinare dalla passione contro i trasgressori, “כי אם ביראת ה’ כל היום a meno che tu non trascorra nel Timor di H. tutto il giorno”. Solo a queste condizioni una persona può davvero presumere che le sue motivazioni siano pure. E appassionare gli altri. Solo se è un giusto del livello di “Pinechas, figlio di El’azar, (a sua volta) figlio di Aharon il Kohen… Perciò digli: Ecco, Io gli consegno il mio Patto: la Pace”.