La lettura della Toràh viene completata nel giro di un anno, leggendo ogni settimana una parashàh, e si conclude a Simchat Toràh. Prima dei mo’adim si evita di leggere le parashot che contengono degli avvertimenti, quindi prima di Shavu’ot non si legge mai la parashàh di Bechuqqotai, che conclude il libro di Vaiqrà, e si legge la parashàh di Bemidbar (in casi eccezionali Nasò), mentre prima di Rosh ha-shanàh non si legge mai la parashàh di Ki Tavò. La parashàh di Devarim precede sempre il digiuno di Tishà beAv, seguito sempre da Waetchanan.
Sino ad un certo periodo la relazione fra le letture in Israele e in Diaspora non fu problematico, perché almeno fino al XIII secolo la lettura della Toràh veniva esaurita in base a un ciclo triennale, e si usava quindi un sistema differente. Poi, principalmente per via dell’arrivo di vari transfughi dalla diaspora, anche in Israele venne accolto il ciclo annuale. Con questo passaggio si verificò un problema, collegato alla possibilità che l’ottavo giorno di Pesach ed il secondo di Shavu’ot capitino di Shabbat. In Diaspora infatti viene letta la parashàh del giorno festivo, mentre in Israele si prosegue con le letture settimanali. Quest’anno ad esempio l’ottavo giorno di Pesach, in Israele si leggerà già la parashàh di Acharè Mot, che in Diaspora si leggerà solamente la prossima settimana. Per recuperare questo scarto bisognerà dividere in Israele due parashot che in Diaspora vengono lette assieme. Vi è una casistica abbastanza composita, in base alla natura dell’anno in cui ciò avviene, e varie opinioni differenti su come comportarsi in questi casi. Il primo libro a ricordare questo problema è il Kaftor waferach (1322). Altri poseqim si sono confrontati con la questione. Una delle argomentazioni principali, riportata dal Tiqqun Yssachar, opera apparsa un paio di secoli dopo, è che esiste il rischio che chi vive in Israele e segue la regola, dividendo delle parashot che in diaspora vengono unite mostri di avere una posizione ancillare rispetto a coloro che vivono in Diaspora. Sino al XVI secolo non venne applicata in Israele una politica univoca, anche per via della forte immigrazione, che sconvolse le proporzioni nella provenienza degli abitanti di Eretz Israel.
Sino al periodo del Maghen Avraham (fine del XVII secolo) l’ambiguità fra le varie posizioni rimaneva in piedi, e negli anni non embolismici in Israele c’era chi divideva le parashot di Tazria’ e Metzorà’, posizione poi caduta in disuso, e chi divideva Behar e Bechuqqotai. Negli anni embolismici, come questo, non ci sono Parashot da dividere nel libro di Vaiqrà, perché sono già divise. La possibilità sarebbe pertanto unire delle parashot in diaspora per colmare la differenza con Israele. In questo caso vengono proposti due ordini di soluzioni: unire in diaspora le parashot di Qorach e Chuqqat, che oggi non vengono mai unite, oppure quelle di Mattot e Mas’è, che è l’uso che è invalso oggi. Tuttavia c’è una difficoltà. Perché non unire la prossima settimana in diaspora le letture di Acharè Mot e Qedoshim, che in Israele sono già divise, recuperando subito la parashàh di differenza? A questa domanda risponde il Maharit, che visse a Zfat alla fine del XVI sec. In questi anni in Eretz Israel si verifica un fatto strano, poiché nel sabato che precede Shavu’ot si legge, contrariamente agli altri anni, la parashàh di Nasò. In Diaspora invece si legge Bemidbar, rispettando quanto detto dai rishonim.
Perché allora entrare deliberatamente in una posizione scomoda? Ma, potremmo chiederci, perché aspettare altri due mesi? Perché ad esempio non leggere assieme Chuqqat e Balaq, come negli anni in cui il secondo giorno di Shavu’ot cade di Shabbat? Visto che la maggior parte delle volte Mattot e Mas’è si leggono insieme (in Israele circa l’80’% per cento delle volte, in diaspora il 90%), mentre Chuqqat e Balaq si uniscono più raramente, quando il secondo giorno di Shavu’ot cade di Shabbat, i chakhamim non hanno voluto cambiare rispetto a quanto avviene normalmente, e pertanto la differenza di una parashàh fra la diaspora e Eretz Israel verrà compensata solamente alla fine del libro di Bemidbar, due settimane prima di Tish’à Beav