Rav Zvì Yehudàh ben Ya’aqov, Shanàh beshanàh 5754 , 250-262
Se camminando ci si imbatte in un luogo da cui emana odore di chametz, si deve cambiare strada o no? La ghemarà in Massekhet ‘Avodàh Zaràh 66b (fonte 1) riporta una discussione fra gli amoraim se sia permesso ad un ebreo annusare del vino di ‘avodàh zaràh, visto che in generale è proibito goderne (issur hannaàh). Abbaiè pensa che sia proibito perché “recha milta hì” (lett. “l’odore è una cosa”), mentre Ravà pensa “recha lav milta hì”, e pertanto è permesso annusare le cose di cui è vietato godere.
I Rishonim hanno obbiettato a Ravà che nella ghemarà in Avodàh Zaràh 12b (fonte 2) è scritto che non si può godere dei negozi di idolatria agghindati con rose e mirto, perché si tratta di cose di cui è vietato godere!
Le Tosafot in ‘Avodàh Zaràh 12b (fonte 3) spiegano che c’è una differenza fra le rose e il vino, perché le prime sono destinate ad essere annusate, mentre il vino è destinato ad essere bevuto. Una ulteriore spiegazione delle Tosafot ( fonte 4) dice che è permesso annusare il vino, perché il vino ha un odore forte e sgradevole. Secondo il Ran invece per il vino si parla di “inspirare il sapore” tramite la bocca, che è una forma di godimento inferiore rispetto ad annusare con il naso, che è proibito.
Lo Shulchan Arukh accoglie la distinzione delle Tosafot per la halakhàh in Yorèh de’àh 108,7 (fonte 5).
In Yorèh de’ah 108,5 (fonte 6) lo Shulchan ‘Arukh scrive però che è possibile inspirare con la bocca l’odore di vino di ‘avodàh zaràh tramite un buco nella botte per sapere se è buono, e il fatto che parli di bocca è in contrasto con quanto traspare da 108,7. Secondo il Kreti upleti (fonte 7) lo Shulchan ‘Arukh non vuole vietare annusare con il naso, perché l’annusare con la bocca potrebbe essere scambiato con il mangiare.
Gli acharonim hanno interpretato questa discussione variamente: a) il Perì Chadash (Yorèh de’àh 108,21) ha accolto l’opinione delle Tosafot con una limitazione, riferendola unicamente all’idolatria e non agli altri divieti di godimento. Il Perì toar (108,4) sostiene invece che l’unica concessione sia per il vino di avodàh zaràh, e quando Ravàh dice che l’odore non è una cosa intende dire che non è paragonabile al cibarsi di una cosa vietata, ma ha tuttavia una sua importanza.
Il Baher Hetev (Orach Chayim 447,7) proibisce a nome dell’Issur weh-eter di annusare del pane caldo di Pesach, anche se appartenente a non ebrei. Il Perì Chadash (448,1, fonte 8) riporta un opinione discordante, ma lui personalmente proibisce, perché è vietato godere del chametz, seppure del goy. Nelle parole del Perì Chadash c’è una contraddizione fra quanto dice in Yorèh de’àh, dove sembrerebbe permettere anche il’odore del chametz di un ebreo, mentre in Orach Chayim proibisce anche il chametz di un non ebreo. In realtà non c’è contraddizione perché in assoluto l’odore non ha importanza, mentre la discussione riguarda il divieto di godimento sul chametz del goy. E’ possibile però che il Perì Chadash accolga come principio che il divieto di annusare si riferisca a divieti che non si annullano, come l’avodàh zaràh (mishnàh in ‘Avodàh zaràh 74a ) ed il chametz.
Questa distinzione può essere supportata da quanto sostiene il Rif in Chullin. Nella ghemarà in Pesachim 76b (fonte 9) viene descritto il caso di della carne shachtata arrostita, senza che vi sia contatto con della carne non shachtata. Secondo Rav la carne è vietata se una delle due è grassa, mentre secondo Levi non è proibita perché recha lav milta hì. Visto che per il vino la regola segue Ravà, in questo caso si segue Levi. Tuttavia c’è una difficoltà, perché si dice che del pane che sia stato arrostito senza contatto con della carne non potrà essere mangiato con il formaggio. Spiega il Rif però che è possibile mangiare questo pane anche con altri cibi, per cui si tratta di “davar sheyesh lo matirin” (qualcosa che secondo certe modalità può essere permesso), che non si annulla. Per questo l’odore della carne ha la forza di invalidare il pane relativamente ad essere mangiato con formaggio. Per questo c’è una distinzione fra i divieti che si annullano tramite un rapporto di uno a sessanta, dove l’odore non ha un’influenza negativa, e i divieti che non si annullano, per i quali l’odore esercita una influenza. Tuttavia anche quanto dice il Rif è problematico, perché la definizione di davar sheyesh lo matirin è collegata al tempo. Se un miscuglio per esempio ora è vietato e successivamente sarà permesso, non è contemplato l’annullamento per permetterlo da subito. Pertanto quanto dice il Rif deve essere considerato differentemente: infatti si può parlare piuttosto di qualcosa che è permesso ad altre condizioni, e si potrebbe parlare pertanto, permettendolo, di annullare un divieto a priori. Ma anche questa spiegazione non è soddisfacente: infatti lo Shulchan ‘Arukh (Yorèh de’àh 99,7, fonte 10), illustrando il caso di un recipiente che ha assorbito un divieto in quantità minima, sostiene che il cucinarvi non costituisca annullare un divieto a priori.
E’ possibile spiegare i vari casi a partire dalle parole del Ran in Chullin (32a nel Rif), che spiega il caso del vino secondo il principio che dice che “se non c’è intenzione è permesso”, e “non ci si occupa dei malvagi”, per cui non sarebbe immaginabile che si tratti di una persona che annusa deliberatamente questo vino, e anche se ammettessimo che si tratta di psiq resha, non sarebbe problematico, perché per i divieti di godimento è permessa.
Questa discussione è rilevante anche per del chametz che sia stato messo in forno assieme con cibi kasher lePesach, perché se sostenessimo che “recha lav milta hì” non lo proibiremmo.
Sul divieto di godimento del chametz di un non ebreo il Rivash sostiene che l’unica differenza fra quello di un ebreo e di un non ebreo sia per il bal yeraèh uval immatzèh, ma per il resto sono identici. L’Avnè Miluim respinge le prove del Rivash, ma come regola si mostra concorde nel proibirlo. Anche il Ramà in Orach Chayim 443,1 (fonte 11) segue il Rivash.
Tornando alla domanda iniziale, il Beur halakhàh (cap 443, fonte 12) proibisce perché si potrebbe arrivare a mangiarne, visto che il chametz è permesso tutto l’anno e proibito solo a Pesach. Nel nostro caso però potrebbe essere differente, perché il discorso sarebbe applicabile a del chametz che è a nostra disposizione, mentre qui per averlo a disposizione dovrebbe comprarlo, e non ci si occupa di un’ipotesi tanto remota. Al contempo si deve dire che è permesso solo passare occasionalmente, ma sostare appositamente per annusare il chametz è proibito, visto che ci sono dei poseqim che proibiscono.
1) האי בת תיהא, עובד כוכבים בדישראל – ש”ד; ישראל בדעובד כוכבים – אביי אמר: אסור, רבא אמר: מותר. אביי אמר אסור, ריחא מילתא היא; רבא אמר מותר, ריחא לאו מילתא היא.
2) מתני’. עיר שיש בה עבודת כוכבים, והיו בה חנויות מעוטרות ושאינן מעוטרות, זה היה מעשה בבית שאן, ואמרו חכמים: המעוטרות אסורות, ושאינן מעוטרות מותרות.
3) הקשה ר”ת מ”ש מבת תיהא דאמרינן לקמן פ”ב (דף סו:) דשרי משום דריחא לאו מילתא היא ותירץ דשאני וורד והדס דעיקרייהו לריחא קיימי…
4)… אבל בת תיהא אף על גב דביין נסך מיירי דכעין איסור עבודת כוכבים החמירו בו התם ליכא הנאה כי אדרבה חוזק היין נכנס בחוטמו ומזיקו וטעם האוסר לאו משום הנאת הריח אלא משום דחשיב ליה כשתייה שהריח נכנס בגופו והוא חזק ביותר…
5) בשמים של עבודת כוכבים וכלאי הכרם וערלה, אסור להריח בהם.
6) מותר לשאוף בפיו ריח יין נסך דרך נקב שבחבית, לידע אם הוא טוב.
7) בפיו. לפי משמעות רוב פוסקים (תוס’ ע”ז י”ב ע”ב ד”ה אלא, רשב”א בתה”א ב”ה ש”א מ’ ע”ב) אפילו בחוטם מותר להריח, ופיו לרבותא נקט אף דנהנה בפיו מאיסור (פרי חדש ס”ק כ”א):
8) …כתב בספר שיירי כנסת הגודלה [הגה”ט אות א] בשם גיליון האיסור והיתר [כלל לט אות לג] דלהריח חמצו של גוי חם תוך הפסח מותר מדינא מאחר דלא נאסר בהנאה כו’, ע”כ. וליתא
9) בשר שחוטה שמן שצלאו עם בשר נבילה כחוש – אסור. מאי טעמא – מפטמי מהדדי. ולוי אמר: אפילו בשר שחוטה כחוש שצלאו עם בשר נבילה שמן – מותר. מאי טעמא – ריחא בעלמא הוא, וריחא לאו מילתא היא.
10) אם נבלע איסור מועט לתוך כלי כשר, אם דרכו של אותו כלי להשתמש בו בשפע היתר, מותר להשתמש בו לכתחלה, כיון שהאיסור מועט וא”א לבוא לידי נתינת טעם, ולפיכך איסור משהו שנבלע בקדרה או בתוך קנקנים וכיוצא בהם, מותר להשתמש בו לכתחלה, ואפילו בבן יומו, לפי שא”א לבא לידי נתינת טעם. אבל אם נבלע בכלי שדרכו להשתמש לעתים בדבר מועט בקערה וכיוצא בה, אסור להשתמש אפילו בשפע, גזירה שמא ישתמש בה בדבר מועט ויבא לידי נתינת טעם.
11) (אפי’ חמצו של א”י אסור ליהנות ממנו) (טור סימן ת”ן וריב”ש סימן י”ח /ת’/)
12) אפי’ חמצו של נכרי אסור ליהנות ממנו – כתבו האחרונים בסי’ תמ”ח דלפ”ז אסור להריח גם פת חמה של עכו”ם. ובח”מ מפקפק בעיקר דינא דריח פת חמץ ואפילו בישראל לפי מה דקי”ל ביו”ד סימן ק”ח דדבר שאינו עומד לריח מותר להריח בו וכמו כן לענין פת עיין בדבריו אכן באמת לא ברירא עיקר דבר זה אם פת אינו עומד לריח עיין לעיל סי’ רט”ז בהג”ה ב’ דעות בזה ועיי”ש בביאור הגר”א גם ביו”ד סי’ ק”ח גופא איתא לחד מ”ד דבחמץ בפסח דאיסורא במשהו אמרי’ ריחא מילתא עיין שם ובר מן דין יש לאסור מטעם אחר דשמא יבא לאכלו עיין במנ”י כלל ל”ו ס”ק ל”ח שהאריך בפרטים אלו והביא שם בשם הרוקח כעין זה ולעיל סי’ רט”ז ס”ב בביאור הלכה ד”ה המוסק כתבנו בכגון זה לאיסור ובפרט בחמץ דלא בדילא מיניה כולא שתא: