Auguri Bar Mitzwah Gabriele Treves
Caro Gabriele, un grande affettuoso Mazal Tov da parte di noi tutti per essere divenuto Bar Mitzwah. Ricordo il Tuo Berit Milah e perciò sono orgoglioso di poter dire che Ti conosco da quando sei nato. Sono trascorsi ormai dieci anni dalle Olimpiadi invernali di Torino 2006, ma sappiamo che in Te continua a vivere il motto passion lives here. Peraltro, la Tua vera passione è uno sport estivo. Senza nulla togliere agli sciatori eventualmente presenti, l’estate rappresenta quella radiosità che sono abituato a scorgere nel Tuo volto sempre sorridente. Sei un nuotatore impenitente.
Alcuni nostri Maestri sostengono che un padre deve insegnare a suo figlio non solo Torah, ma anche a nuotare nella corrente, perché sia in grado di affrontare un eventuale pericolo. Tuo padre che oggi ha ringraziato D. per avergli dato il merito di educarTi insieme alla mamma può essere fiero di aver curato anche questo aspetto.
Studiando la Parashah che stamattina hai letto con tanta perizia il valore dell’acqua emerge in tutta la sua forza. Nella seconda parte di essa si enumerano le specie animali proibite. Esse si distinguono per il loro habitat: vi sono gli animali terrestri, gli acquatici e i volatili. Osserva un commentatore che anche le regole di macellazione, di cui la Torah non parla esplicitamente, sono differenziate in base allo stesso criterio. Troviamo in particolare che mentre la macellazione è senz’altro richiesta per i terrestri e i volatili, non lo è invece per gli acquatici. Non è solo un fatto pratico. La macellazione ha un significato: purificare l’animale dalle scorie terrene che risalgono all’epoca della sua creazione. I pesci, invece, non hanno bisogno di una simile purificazione, perché già vivono nell’acqua che è simbolo di purità per eccellenza. E’ quanto scrive il Profeta Yechezqel proprio nella Haftarah di Shabbat Parah che Tuo fratello ha letto: וזרקתי עליכם מים טהורים וטהרתם “E riverserò su di voi acqua pura e sarete puri” (36,25).
Ma anche l’acqua, dicevamo, ha i suoi rischi. Nella Parashat Sheminì è scritto che un cibo prende impurità solo se è stato bagnato dall’acqua almeno una volta: מכל האוכל אשר יאכל אשר יבוא עליו מים יטמא. למדנו שאין אוכל מוכשר ומתוקן לקבל טומאה עד שיבאו עליו מים פעם אחת ומשבאו עליו מים פעם אחת מקבל טומאה לעולם ואפילו נגוב. (Wayqrà 11,34 e Rashì ad loc.). La logica di queste regole è molto difficile da comprendere, ma il senso generale ci viene ulteriormente spiegato nella Parashat Parah del secondo Sefer. Come le ceneri della vacca rossa purificavano l’impuro ma rendevano a sua volta impuro chi era puro così l’acqua, strumento di purificazione a certe condizioni, in altri casi sortiva addirittura l’esito contrario.
La Torah è paragonata all’acqua. L’effetto dipende dall’uso che se ne fa. Se la si adopera correttamente essa è fonte di grandi benefici senza limite. Ma dobbiamo stare attenti: se D. non voglia la fraintendiamo, perché ne diamo interpretazioni non conformi alla tradizione o la asserviamo a secondi fini, essa può rivelarsi uno strumento che si ritorce inesorabilmente contro i malvagi con una forza uguale e contraria a quella che esercita a ricompensa dei buoni e dei giusti. Come scrivono i nostri Maestri: in definitiva “non è l’acqua che purifica, ma disse D.: una legge ho stabilito, un decreto ho decretato e tu non hai la facoltà di trasgredire il mio decreto” (Bemidbar Rabbà, 8).
Scriveva Rav Jehudà Zegdun: “I precetti mettono l’uomo sempre alla prova e lo aiutano a compiere una continua verifica delle sue azioni. Per questo l’ebreo deve tener continuamente presente il sistema legislativo della Torah, perché, finché è dentro tale sistema, egli si eleva sempre di più, giorno per giorno” (Il mondo del Midrash, Carucci, Roma, 1981, p. 71). Sono certo, caro Gabriele, che Tu continuerai il cammino che da tempo hai intrapreso e terrai fede ad una grande tradizione di famiglia. Il Tuo antenato R. Yesha’yah Bassan, maestro del grande R. Moshe Chayim Luzzatto, insegnava a differenza di altri importanti Maestri che anche un bambino deve recitare la Birkat ha-Gomel quando necessario, perché il dovere di ringraziare non è legato alla maturità. Tanto più ora che hai raggiunto la maggiore età devi essere grato al S.B. per il privilegio che ogni giorno Ti dà di vivere al Suo servizio e di appartenere a una famiglia e a una Comunità che sono orgogliose di Te. Chazaq per aver cominciato, we-Ematz per ciò che seguiterai a fare. Un grande Mazal Tov e Shabbat Shalom a tutti.