Ci sono varie posizioni fra i poseqim sulla possibilità di recitare la birkat ha-levanàh di Shabbat. Secondo alcuni difatti non si recita la birkat ha-levanàh di Shabbat o di Yom Tov, anche se Yom Tov cade all’uscita di Shabbat. Altri invece ammettono questa possibilità. In generale è universalmente accettato che il tempo ideale per recitarla sia all’uscita di Shabbat, quando si profuma e si indossano ancora gli abiti dello Shabbat (Massekhet Soferim 20,1).
Vari poseqim italiani si sono confrontati con tale questione, scrivendo che non è consentito, per motivi differenti:
Menachem Recanati (Shut Recanati, cap. 86) scrive che non si recita di Shabbat perché di Shabbat è vietato uscire dal techum, e ci si preoccupa che vi sia un divieto di techumin anche al di sopra dei dieci palmi, perché “andando incontro” alla luna è come se si uscisse dal proprio techum. Lo stesso motivo viene citato dal Maharil riportato dal Ramà nel cap. 426. Questa motivazione è stata aspramente criticata da molti acharonim, perché per la alakhàh sostengono che non vi sia divieto di techumin al di sopra dei dieci palmi.
R. ‘Azriel Diena (Shut ‘Azriel Diena, cap. 33) ritiene che vi siano due motivi, uno manifesto, l’altro nascosto. Anzitutto di Shabbat non si fanno richieste ad H. (come nella ‘amidàh di Shabbat nella quale non si recitano le berakhot centrali di richiesta), e nella birkat ha-levanàh sono comprese varie richieste. Il motivo nascosto è invece quello per cui Shabbat rappresenta l’appartarsi con H., se rispettiamo lo Shabbat come si deve. Per questo nella ‘amidàh del venerdì sera diciamo Attàh qiddashta (stessa espressione di qiddushin), mentre in quella della mattina si parla di Moshèh che si rallegra per il dono della Toràh, e non si ha gioia se non nel momento del matrimonio. Quando l’unione fra Israele ed H. è completa, le altre popolazioni non possono dominarci. La birkat ha-levanàh richiama invece un altro concetto, quello della possibile manchevolezza di Israele,a volte vicino ad H. per via delle proprie azioni, altre volte distante, paragonata a quella della luna, che non sempre è piena.
Il Ramà’ di Fano (Shut, cap. 78) viene interrogato sul perché abbiano fissato la birkat ha-levanàh all’uscita di Shabbat e non all’entrata, perché avremmo potuto pensare di essere più pronti per accogliere la Shekhinàh; dopo aver riportato a nome del Sefer Agudàh il motivo del Recanati, aggiunge un’altra ragione: Shabbat e Yom Tov hanno intrinsecamente una dignità superiore rispetto alla birkat ha-levanàh, e non si mischia simchàh con simchàh. Questo motivo viene accolto anche dal Prì Chadash (426,2). E’ più opportuno pertanto recitarla all’uscita di Shabbat e Yom Tov, perché in questo modo si passa da una mitzwàh all’altra e la birkat ha-levanàh risolleva l’anima aggiuntiva che ci ha abbandonato all’uscita del giorno festivo. Il Ramà’ respinge poi l’idea secondo cui non si recita la berakhàh di Shabbat perché si chiede ad H. che i nostri nemici non ci tocchino, perché questa frase non appartiene al nucleo principale della berakhàh, come è stata stabilita dai chakhamim.
Secondo il Ben Ish Chay non si recita di Shabbat perché vengono maledetti i nostri nemici, e di Shabbat non si maledice.
Per altri il problema è ballare di Shabbat, cosa non consentita in assoluto, anche se hanno permesso balli di mitzwàh. Il nostro caso è però differente perché si sarebbe potuta recitare la berakhàh prima o dopo shabbat. Un’altra preoccupazione è quella di portare in una proprietà pubblica un siddur per recitare la berakhàh, similmente a quanto avviene per lo Shofar a Rosh ha-shanàh e il lulav a Sukkot. Alcuni per lo stesso motivo dicono che non si recita, quando il primo giorno di Rosh ha-shanàh cade di Shabbat, il Tashlich di Shabbat. Tuttavia i motivi cabalistici non vengono considerati dagli acharonim un motivo sufficiente per non recitare, ove necessario, la birkat ha-levanàh. Come ricordavamo all’inizio, vari poseqim permettono di recitare la birkat ha-levanàh di Shabbat e Yom Tov. Gli acharonim ritengono che, se non si è recitata la berakhàh precedentemente, e non vi sarà tempo successivamente è possibile recitarla anche di Shabbat e Yom Tov. Se però vi saranno serate utili, successivamente a Shabbat e Yom tov, ci sono varie opinioni fra i poseqim. L’Arukh ha-shulkhan (426,10) scrive che nei posti nuvolosi è possibile recitare la birkat ha-levanàh di Shabbat e Yom tov, anche se rimane un giorno per recitarla. Se rimangono tuttavia tre giorni, è bene evitare. Nello Shut Yabia’ omer (8,41) è scritto che quando è nuvoloso si può recitare la berakhàh di Shabbat e Yom Tov il 13 o il 14 del mese. L’Orchot Chayim (cap. 426) scrive che se si recita la berakhàh di Shabbat è bene farlo studiando la ghemarà nella quale questa è riportata.