Discorso di Rav Di Porto in onore di Daniel Levi Bar Mitzwa
Secondo la Mishnàh in Massekhet Avot (5,21) “ben shelosh esrèh la mitzwot – a tredici anni per le mitzwot”. Da dove si impara? R. Bechayè scrive che si impara dall’episodio di Dinàh nella parashàh di Waislach (Bereshit 34,25), quando Shim’on e Levì impugnanarono “ciascuno la propria spada – ish charbò”, e nel verso Levì, allora tredicenne, viene chiamato Ish – uomo. In generale, scrive Rashì nel commento al trattato di Nazir (29 b), al di sotto dei tredici anni non si viene chiamati Ish. Ugualmente per svolgere la funzione di Shaliach (inviato), è necessario avere almeno tredici anni.
Ciò si impara dal qorban Pesach, dove compare di nuovo il termine Ish (Rashì a Ghittin 23a). Il Maharil porta un appoggio testuale a partire da un verso nel libro di Isaia (43,21) “‘am z”u yazarti lì tehillatì yesaperu”. Dal momento in cui si arriva a z”u, che ha il valore numerico di 13, “narreranno la mia lode”, vale a dire inizieranno a praticare le mitzwot. Il Midrash Shemuel spiega che a 13 anni è come se avvenisse una nuova nascita, e la distinzione fra i caratteri diviene pienamente percepibile, come viene detto dai chakhamim riguardo Ya’aqov ed ‘Esav nel verso (Bereshit 25,26) “waigdelu ha-ne’arim – i ragazzi crebbero”.
Dal momento del Bar mitzwàh il ragazzo si chiama anche Bachur, che ha la stessa radice di bachar – scegliere. Ciò è spiegabile in due modi differenti: può alludere al fatto che da questo momento si esercita il libero arbitrio, visto che a quell’età lo yetzer tov fa la sua comparsa, o, come disse il Chatam Sofer in occasione del Bar mitzwàh del figlio, perché da allora si è scelti dall’alto, così come H. ha scelto il popolo d’Israele. Nella parashàh di Bereshit, alla fine del primo giorno della creazione, è detto “e fu sera e fu mattina un giorno”. Il Midrash spiega “fu sera – è l’istinto malvagio”, “fu mattina – è l’istinto del bene”. Echad in ghematria vale 13: con il bar mitzwàh il ragazzo distingue pienamente il bene dal male, e diviene responsabile delle proprie azioni, essendo tenuto a servire H. con amore. La mitzwàh di amare H. è ricordata tredici volte nella Toràh, e 13 è il valore di Ahavàh.
Auguro a Daniel di servire H. con Ahavàh, di essere fonte di gioia e soddisfazione per tutti coloro che lo circondano, i suoi familiari, ai quali vanno le mie felicitazioni, i suoi amici, e tutta la kehillàh, e di dimostrare di essere un bachur in tutti i sensi. Mazal Tov!