R. Elimelekh di Lizensk, No’am Elimelekh, P. Lekh lekhà: Il giusto che sia consapevole di avere un’influenza sugli altri ambisce talvolta a esercitarla sui suoi famigliari e discepoli. Ma H. non vuole che egli sappia di avere questa influenza, bensì che il giusto Lo serva in modo integerrimo e che l’influenza da ciò derivante sia solo en passant. Perciò H. dice ad Avram “Vattene dalla tua terra…”, nel senso: “non prendere affatto in considerazione a priori l’influenza che potresti avere sulla tua terra, “per la terra che ti mostrerò”, cioè “che tutto il tuo Servizio sia rivolto soltanto alla Terra Superiore” e l’influenza che ne deriverà sia solo una conseguenza di ciò.
“Non ambire (lo tachmod) alla casa del tuo prossimo. Non ambire alla moglie del tuo prossimo, né al suo servo o alla sua serva, né al suo bue o al suo asino, né a qualsiasi altra cosa che appartiene al tuo prossimo” (Shemot 20,14).
“E non ambire alla moglie del tuo prossimo. Non concupire (lo tit’awweh) la casa del tuo prossimo, né il suo campo, il suo servo o la sua serva, né il suo bue o il suo asino, né qualsiasi altra cosa che appartiene al tuo prossimo” (Devarim 5,18).
Quanto è importante questo Comandamento?
R. Eli’ezer Papo, Pele Yo’ètz, s.v. “Chemdah”: Sappiamo quanto negative siano le conseguenze della Chemdah. I commentatori hanno scritto che è il decimo e ultimo comandamento perché è il più importante di tutti: attraverso la Chemdah si può giungere a trasgredire tutta quanta la Torah.
R. Yechiel Mikhal da Zlotchow (commento chassidico): Come si può proibire il desiderio, che non è dato all’uomo controllare? “Non ambire” contiene in sé anche una promessa. La persona che si attiene scrupolosamente ai primi nove comandamenti per certo non trasgredirà “lo tachmod”!
Che differenza c’è fra chemdah (“ambizione”) e taawah (“concupiscenza”)?
Rashì a Devarim 5,18: Chemdah e taawah sono la stessa cosa, come testimonia il Targum aramaico di Onqelos, che adopera lo stesso verbo qui per tit’awweh e in Bereshit 2,9 per nechmad le-mar’eh.
Mekhiltà a Shemot 20,14: in Devarim alterna tit’awweh a tachmod per dire che chi si comporta così commette due trasgressioni invece di una.
R. Bachyè a Devarim 5,18: lo tachmod è in cambio di denaro, lo tit’awweh non è in cambio di denaro. La sola concupiscenza in cuor suo è proibita, perché lo porterà ad ambire la proprietà altrui in cambio di denaro, come spiega Maimonide.
Maimonide, Hil. Ghezelah wa-Avedah 1,9-12 (cfr.TB, Bavà Metzi’à 5b): Chiunque ambisca (chomèd) al servo, alla serva, alla casa, agli oggetti di proprietà del suo prossimo o a qualunque altra cosa che possa acquistare da lui e gli faccia pressioni attraverso amici o insista con ingenti somme di denaro trasgredisce il divieto di “non ambire”… Comunque non trasgredisce finché non ha avuto in mano l’oggetto ambito, come è detto: “Non ambire al loro oro e argento prendendoli per te” (Devarim 7,25): allude a una ambizione seguita da un’azione concreta. – Chiunque concupisce (mit’awweh) la casa, la moglie e gli oggetti di proprietà del suo prossimo o qualunque altra cosa che possa acquistare da lui, dal momento che ha pensato in cuor suo come può venirne in possesso e si è lasciato sedurre in cuor suo, trasgredisce il divieto di “non concupire”: la concupiscenza è esclusivamente nel cuore. – La concupiscenza porta all’ambizione e l’ambizione porta al furto: se infatti il padrone non intende vendere l’oggetto, per quanto l’altro abbia fatto pressioni con gli amici e abbia insistito di dare soldi, costui giungerà al furto, come è detto: “ambiranno i campi e li ruberanno” (Mikhah 2,2). E se il padrone gli opporrà resistenza per salvare la sua proprietà e gli impedirà di rubarla, costui giungerà persino all’omicidio. Va’ e impara dall’episodio di Ach’av e Navot (1Melakhim 21). – Se ne evince che chi concupisce (in cuor suo) commette una trasgressione sola, chi ambisce (con amici e denaro) ne commette due, chi ruba ne commette tre…
R. Avraham da Posquières (Raavad), glosse al Maimonide, loc. cit.: C’è trasgressione solo se il padrone non dice: “Accetto”.
Qual è la sanzione?
Maimonide, loc. cit.: Non è comminata la fustigazione, perché si tratta di un divieto la cui trasgressione non comporta azione concreta.
Raavad ad loc.: Strano! Quale azione più concreta di avergli portato via l’oggetto? Il motivo per cui non è comminata la fustigazione è un altro: l’acquirente può rimediare restituendo l’oggetto.
Magghid Mishneh ad loc.: Raavad segue la sua logica, secondo cui se alla fine il padrone accetta non c’è trasgressione. Per Maimonide, invece, c’è trasgressione da parte dell’acquirente persino se il padrone (venditore) accetta. La trasgressione in sé è solo mentale e sussiste comunque, sebbene il padrone abbia acconsentito alla vendita. Per quanto riguarda il dovere di restituire l’oggetto, invece, esso non sussiste una volta che il venditore abbia acconsentito. Mi sembra comunque più logica la posizione del Raavad.
Sefer ha-Chinnukh, prec. 38: Peraltro chi ambisce non è punibile con la fustigazione neppure se l’ambizione fosse stata seguita da un’azione concreta, perché è un divieto che si presta a essere riparato tramite la restituzione dell’oggetto preso. Peraltro trasgredisce in ogni caso “l’ordine del Re” e il Re ha molti intermediari per fare giustizia di lui.
R. Yonah da Gerona, Sha’arè Teshuvah, III, 43: Abbiamo il divieto di usare sotterfugi per ottenere campi, vigne e quant’altro appartiene al prossimo, sebbene ne paghiamo il prezzo, dal momento che il padrone non intende cederlo… Se chi chiede è una persona rispettata cui non si osa negare la richiesta, costui ha la proibizione di domandare alcunché a chicchessia, a meno che non sia sicuro che la controparte lo accontenterà volentieri, senza dispiacere.
Malbim a Shemot 20,14: La chemdah ha sede negli occhi (machmad ‘eynayim), mentre la taawah ha sede nel cuore (taawat nàfesh). Mentre la moglie altrui può essere ambita solo per la sua bellezza e quindi dopo averla vista, gli altri beni del prossimo vengono desiderati anche solo con il proposito di arricchirsi a prescindere da considerazioni puramente estetiche. Ecco perché nella seconda versione è scritto ancora lo tachmod a proposito della moglie, mentre si aggiunge lo tit’awweh per tutti gli altri beni.