Rav Schlezinger in Elle hem mo’adai riporta una domanda interessante.Vari chakhamim si sono interrogati sul perché Rosh ha-shanàh preceda Yom ha-kippurim. La logica esigerebbe che prima ci si liberi dalle colpe, si faccia teshuwàh, ci si penta riconoscendo i propri sbagli e ripromettendosi di non incorrere nei medesimi peccati, e solo dopo riconoscere H. come Re di tutta la terra, chiedendo aiuto e sostentamento per sé e per la collettività.
Rav Wolbe, considerato uno dei maggiori educatori dell’ultimo secolo, nota un fatto interessante. Nella ‘amidàh dei giorni feriali abbiamo due berakhot riferite a Yerushalaim, la 14° e la 15°. Nella prima richiediamo la costruzione di Yerushalaim, mentre nella seconda H. fa germogliare la salvezza. La costruzione e la fioritura sono sono due fenomeni differenti. La fioritura è un processo naturale, nel quale quanto è piantato nella terra fiorisce spontaneamente. Il passaggio dal seme alla pianta avviene indipendentemente dagli sforzi umani. Nella costruzione, una volta poste le fondamenta, piano dopo piano viene portata avanti l’edificazione, sino al suo completamento. Tutti gli avanzamenti sono addebitabili agli sforzi del costruttore, senza i quali i lavori non progredirebbero.
H. governa il mondo attraverso entrambe le tecniche. Da una parte costruisce il mondo per mezzo della provvidenza individuale, ma dall’altra porta a compimento la salvezza di Israele con la venuta del Mashiach, che germoglia dal popolo. Il profeta Zekhariàh (3,8) chiama il Mashiach germoglio. Ma come un germoglio necessita di una serie di condizioni (aria, acqua, concime) per crescere al meglio, così il Mashiach potrà spuntare solo allorquando vi saranno i presupposti, premiando la generazione che sarà in grado di crearli.
Il Mesillat Yesharim di Ramchal, come molte altre opere, si apre con un riferimento al Nome Divino, accennato nelle iniziali delle prime quattro parole, che formano il Tetragramma. Scrive Ramchal (cap. 1): “il fondamento della devozione e la radice del servizio integro è che si chiarisca e si realizzi nell’uomo quale sia il suo compito nel mondo”. Anche nel servizio divino troviamo costruzione e fioritura. Per compiere i passaggi che costituiscono la struttura del Mesilat Yesharim, basati sull’affermazione di R. Pinechas ben Yair nel Talmud (‘Avodàh Zaràh 20b), “la Toràh conduce allo zelo, lo zelo conduce all’integrità, l’integrità conduce all’astinenza, l’astinenza conduce alla purezza, la purezza conduce alla devozione, la devozione conduce all’umiltà, l’umiltà conduce al timore del peccato, il timore del peccato conduce alla santità, la santità conduce allo spirito di santità, lo spirito di santità conduce alla resurrezione dei morti”, è necessario un serio e perpetuo lavoro di costruzione. E’ altresì di fondamentale importanza piantare sin dalla più tenera età i germogli dell’amore per la Toràh e della fede, e difficilmente questi valori ci abbandoneranno nel corso della nostra esistenza.
Di Rosh ha-shanàh non abbiamo confessione dei peccati, così come non troviamo nella tefillàh riferimenti alle nostre colpe. Molti dei gesti che compiamo sono di buon augurio. Perché? Di Rosh ha-shanàh seminiamo, creiamo i presupposti per il vicino giorno di Kippur e per tutto l’anno. E’ interessante che gli ebrei italiani abbiano l’uso di seminare nei giorni che precedono Rosh ha-shanàh.
A Kippur il tipo di lavoro che effettuiamo è differente, e volge sostanzialmente alla costruzione di un uomo nuovo, ripulito dai suoi peccati. L’efficacia della costruzione però dipende a sua volta da quanto abbiamo seminato a Rosh ha-shanàh e da come siamo riusciti a far nostri i temi che affermiamo nella tefillàh di quelle giornate.
Che questi giorni di Rosh ha-shanàh possano essere giorni di intensa semina per tutti noi! Un caloroso Shanàh Tovàh