Chiarimenti sull’uso della Matzah ‘Ashirah per i Qiddushim della Vigilia di Pessach quando cade di Shabbat.
Quando la vigilia di Pessach cade di Shabbat si pone il problema di come e quando eliminare il Chamètz, dal momento che di Shabbat è proibito bruciarlo, o comunque distruggerlo. La Mishnah (Pessachim 3,6) riporta tre diverse opinioni in proposito. Secondo R. Meir tutto il Chamètz deve essere già eliminato da prima di Shabbat, ad eccezione dello stretto necessario per i Qiddushim dei primi due pasti dello Shabbat (Venerdì Sera e Sabato mattina, entro l’inizio della quinta ora dall’alba – Bertinoro ad loc.): egli parte infatti dal presupposto che potrebbe essere difficile di Shabbat reperire non ebrei cui affidare il Chamètz che non può essere distrutto o animali che lo smaltiscano prima che entri in vigore il divieto. I Chakhamim ritengono invece che questo non costituisca necessariamente un problema e che si possa eliminare il Chamètz entro l’ora prescritta per la mattina della vigilia di Pessach anche se quest’anno è Shabbat. Una terza opinione, a nome di R. Eli’ezer bar Tzadòq distingue fra Chamètz di Chullin (“profano, non consacrato”) e Chamètz di Terumah, ovvero proveniente da quei prelievi agricoli che al tempo del Bet ha-Miqdash era Mitzwah dare al Kohèn e che solo il Kohèn e i suoi famigliari potevano mangiare. Secondo R. Eli’ezer solo quest’ultimo andava smaltito prima di Shabbat, in quanto non sarebbe stato facile per un Kohèn all’ultimo momento trovare un altro Kohèn cui affidare i propri avanzi perché li consumasse entro l’ora prescritta, ma per il Chamètz di Chullin si sarebbe facilmente potuto anche di Shabbat chi l’avrebbe finito.
Molto è stato scritto riguardo a questa Mishnah. Non c’è peraltro dubbio che tanto il Maimonide (Hil. Chamètz u-Matzah 3,3) che il Tur e lo Shulchan ‘Arukh (O.Ch. 444) stabiliscono la Halakhah secondo l’opinione più restrittiva. Scrive testualmente lo S.A.: “Se il 14 Nissan cade di Shabbat si effettua la Bediqah la sera del 13 (giovedì sera) e si brucia tutto prima di Shabbat lasciando solo lo stretto necessario per il consumo dei primi due pasti dello Shabbat” (par. 1). Ecco che, in linea di principio, tutto il Chamètz dovrebbe essere eliminato prima che entri Shabbat, fatte salve le esigenze di Shabbat stesso. Quanto alla se’udah shelishit, che deve essere consumata allorché il divieto del Chamètz è già entrato in vigore e non si può farla né utilizzando il pane né la Matzah, lo S.A. aggiunge che si può adoperare Matzah ‘Ashirah, seguendo un’abitudine attribuita a Rabbenu Tam (Tossafot a Pessachim 99b s.v.lo).
L’idea di adoperare Matzah ‘Ashirah anche per i primi due pasti dello Shabbat al posto della Challah è sollevata dal Magghid Mishneh (a Hil. Chamètz u-Matzah 3,3) che scrive: “C’è chi è più rigoroso e non lascia alcun Chamètz per Shabbat, mentre mangia Matzah ‘Ashirah già prima di mezzogiorno”. Anche il Or Zarua’ scrive in proposito: “Quando il 14 Nissan cade di Shabbat è buon uso (minhag tov) mangiare Matzah ‘Ashirah in tutti i pasti dello Shabbat, per non doversi trascinare dietro i problemi connessi con l’eliminazione del Chamètz di Shabbat”. Scrive il Bet Yossef (a Tur, 444): “Non è il caso di domandarsi perché i Chakhamim non abbiano istituito di eliminare effettivamente tutto il Chamètz prima di Shabbat senza lasciare nulla e di mangiare di Shabbat Matzah ‘Ashirah: dal momento che non tutti riescono a produrre la Matzah ‘Ashirah in misura sufficiente per tutti tre i pasti, i Chakhamim non ci hanno costretto a tale fatica”.
Il Bet Yossef, dunque, non è contrario in linea di principio all’adozione della Matzah ‘Ashirah per tutti i pasti dello Shabbat vigilia di Pessach. Il problema connesso è piuttosto di natura pratica, come vedremo. L’uso della Matzah ‘Ashirah al posto del pane pone infatti almeno tre interrogativi che occorre risolvere:
1. Astenendoci dal Chamètz per l’intera giornata della Vigilia di Pessach non si incorre forse nella trasgressione di “aggiungere una Mitzwah” a quanto prescritto dalla Torah (Bal Tossìf)? Rav ‘Ovadyah Yossef (Resp. Yechawweh Da’at, I, 91, n. 11) spiega che non è considerato Bal Tossif dal momento che l’astensione è motivata da semplici ragioni pratiche e non già dal principio di voler aggiungere un ulteriore divieto a quanto prescrive la Torah riguardo a Pessach.
2. Secondo la Halakhah, sulla Matzah ‘Ashirah, che risulta da un impasto di farina e liquido diverso dall’acqua (uovo, olio, vino o succo di frutta) e assomiglia pertanto a un biscotto (Pat ha-baah be-kisnin), dovrebbe essere recitata la Berakhah Mezonot e non Ha-Motzì, cosa che la renderebbe inadatta allo scopo di sostituire la Challah dopo i Qiddushim di Shabbat, a meno che non se ne mangi quanto il volume di 4 uova (circa 224 gr.) a testa (Shulchan ‘Arukh O.Ch. 168. A questo problema presumibilmente allude il Bet Yossef più sopra). In realtà il Maghen Avraham (ibid., n. 13) scrive che se i Mezonot si mangiano insieme a companatico (carne o altre pietanze), come è precisamente il nostro caso, può essere recitata su di essi la Berakhah Ha-Motzì anche per un quantitativo inferiore, perché di fatto sostituiscono il pane. Considerando le mutate abitudini alimentari dei nostri tempi R. Moshe Feinstein (Resp. Iggherot Mosheh, O.Ch. III, 32) accoglie la Pessiqah del Maghen Avraham. In riferimento alle problematiche connesse con la Vigilia di Pessach di Shabbat scrive ancora il Or Zarua’: “Anche se sul Pat ha-baah be-kisnin si recita normalmente la Berakhah Mezonot, se si stabilisce il pasto su di esso si recita inizialmente Ha-Motzì e al termine la Birkat ha-Mazòn. E sappiamo che ogni pasto di Shabbat è considerato come “stabilito” per definizione”. E dal momento che non è possibile altrimenti, occorre in questo caso recitare sulla Matzah ‘Ashirah Ha-Motzì e Birkat ha-Mazòn (cfr. ‘Ovadyah Yossef, loc. cit. n. 12. Egli peraltro esprime preferenza per la Matzah ri-fritta in olio che, essendo pane in origine e avendo alterato in seguito il suo stato tramite l’aggiunta di altri ingredienti durante la ri-cottura, non presenta questo problema).
3. L’uso ashkenazita è di non mangiare Matzah ‘Ashirah del tutto durante Pessach, con la sola eccezione degli ammalati e degli anziani, per due motivi: il dubbio che possa essersi mescolata dell’acqua, sia pure in minime quantità, durante l’impasto e in omaggio ad un’opinione citata nel Talmud (ancorché non accolta dalla Halakhah: Pessachim 35a) secondo cui anche gli impasti di farina e liquidi diversi dall’acqua dànno adito a Chamètz (O.Ch. 462 e Remà ad loc.). Appare peraltro evidente che fino all’inizio della quinta ora, se è lecito mangiare Chamètz, tanto più sarà lecito mangiare Matzah ‘Ashirah anche per chi se ne astiene successivamente (cfr. ‘Arokh ha-Shulchan 444, 5). Gli Ashkenazim potranno pertanto a loro volta adottare la soluzione della Matzah ‘Ashirah fino a tutto il pasto del Sabato Mattina (stando attenti a consumarlo entro l’ora prescritta) e osserveranno successivamente la se’udah shelishit a base di carne e verdure, senza alcun tipo di pane o di Matzah (appare singolare che la tradizione di consumare la se’udah shelishit a base di Matzah ‘Ashirah la Vigilia di Pessach di Shabbat dopo mezzogiorno è attribuita a Rabbenu Tam!).