- Riccardo Paolo Uguccioni – I cimiteri ebraici in Pesaro
- Viviana Bonazzoli – L’economia del ghetto
- Stefano Orazi – Aspetti della comunità ebraica di Pesaro in età moderna
- Giovanna Patrignani – I Della Ripa banchieri israeliti di Pesaro
- Riccardo Paolo Uguccioni – Il declino della comunità ebraica di Pesaro nel XIX secolo
- Andrea Bianchini – La persecuzione razziale nel pesarese, 1938-1944
- M. Luisa Moscati Benigni – Il cimitero ebraico di Pesaro fra tradizione e storia
- M. Luisa Moscati Benigni – Trascrizione di alcune delle lapidi più antiche
- Franco Panzini – Il recupero del cimitero ebraico
I cimiteri ebraici in Pesaro
Riccardo Paolo Uguccioni
In età moderna, a Pesaro, sembrano essere esistiti tre cimiteri ebraici. Conosciamo la collocazione del primo grazie alla famosa veduta prospettica di Pesaro incisa da Johan Jansonius Blaeu nel 1661, ripresa poi da Pierre Mortier agli inizi del secolo seguente . Il cimitero è fuori porta Fano, in logica relazione alla presenza ebraica nell’area di via delle Zucchette. Nella stessa pianta, infatti, una k minuscola compare sia in via delle Zucchette, sia in via delle Scuole (dove frattanto è stato istituito il ghetto), e nella legenda si legge “sinagoghe tre”; una t minuscola rileva invece la posizione del cimitero lungo la Flaminia, a destra per chi esca dalla città, e la corrispondente notazione recita “campo vecchio Giudei”. Ma è una t che appare e scompare: nelle ristampe successive resta il descrittivo nella legenda, ma il sito non è più contrassegnato, forse perché il campo, già “vecchio” nel 1661, nel frattempo non solo ha cessato di esistere, ma anche di costituire un toponimo di riferimento. Allo stato attuale degli studi, i termini cronologici di quel primo cimitero sono ignoti. Il catasto sforzesco del 1506 segnala un campo di 235 canne, di proprietà della sinagoga, fuor di porta Fanestra : è quasi certamente il “campo vecchio” che qui si esamina. Fino a quando è rimasto in uso? Forse sino all’allontamento degli ebrei dall’area di via delle Zucchette e alla loro concentrazione nel ghetto, dopo la devoluzione dello Stato d’Urbino alla Santa Sede. Ma si potrebbe supporre che, già prima della devoluzione, le inumazioni degli ebrei non si effettuassero più nel “campo vecchio”, bensì in un secondo cimitero cui si accenna più sotto, che il Blaeu non riporta perché dislocato fuori mappa: un campo “vecchio”, del resto, non ne presuppone uno “nuovo”? Una ragione del disuso potrebbe essere che, a poche centinaia di metri da porta Fano, a partire dal 1474 e per diversi anni, è stato attivo il cantiere per la costruzione di rocca Costanza, con l’inevitabile calpestio delle adiacenze e il calcolato stravolgimento delle stesse per ragioni militari . In attesa di riscontri documentari, tutte le ipotesi non manifestamente infondate sono valide.
Sul finire del XVII secolo (meno di quarant’anni dopo l’acquaforte del Blaeu), “in fondo di Pantano”, vocabolo Bucciarella, esiste un altro cimitero ebraico, “situato un tiro di moschetto fuori delle muraglie di questa città tra le due porte, una chiamata di Fano e l’altra porta Collina”. L’intero podere misura 512 canne, una parte delle quali sono il “sodo per sepoltura degli ebrei”, ed è proprietà comune delle due sinagoghe di Pesaro . Le nebbie che avvolgono l’origine di quest’area sepolcrale, seconda in ordine di tempo, sono le stesse che avvolgono la fine della precedente. Sappiamo però che nel 1695, per ragioni connesse all’affioramento di acque, c’è una permuta con un podere sul colle san Bartolo, in località Soria, dove sorge l’attuale cimitero .
Il catasto pontificio del 1855 indica appunto che l’università degli ebrei di Pesaro possiede a Soria 19,58 tavole – cioè quasi due ettari – di terreno con casa colonica, le cui destinazioni colturali sono seminativo, seminativo vitato, pascolo . Né il descrittivo né i mappali accennano all’uso funerario di parte del terreno, ma che il cimitero sia lì risulta, oltreché dai cippi funerari, anche dalle poste attive e passive del bilancio comunitario, che in anni diversi riportano “affitto del terreno annesso al campo mortuario” oppure “riattamento del casino del campo sepolcrale” e ancora “casino del san Bartolo per riattamento” .
Nel catasto italiano di Pesaro l’intero appezzamento, circa 2 ettari, è intestato all’università israelitica di Pesaro fino alla data 5 gennaio 1932, quando una voltura reca come nuovo proprietario l’università israelitica di Ancona, nella quale la comunità ebraica di Pesaro, ormai esaurita di membri e di risorse, è stata prima aggregata, poi concentrata in base al r.d. n° 1731 del 30 ottobre 1930 . L’area destinata alle sepolture è di circa 7000 metri quadrati. Il restante terreno viene ceduto a privati nel giugno 1952.
A. Brancati, Una statua un busto una fontana di Lorenzo Ottoni, Pagine di storia pesarese, Pesaro1981, p. 76; Id., Il alazzo e la famiglia Montani a Pesaro, Pesaro 1992, pp. 29-31; N. Cecini, La bella veduta. Immagini nei secoli di Pesaro Urbino e provincia, Cinisello Balsamo 1987, pp. 69-74.
G. Allegretti – S. Manenti, I catasti storici di Pesaro, I.1, Catasto sforzesco (1506), Tabulati, Pesaro 2001, p. 55.
Ancora nel 1501, per es., il Valentino ottiene da Alessandro VI che la chiesetta di san Marco sia demolita, in quanto situata nelle adiacenze della rocca, cfr. P. Erthler, La Madonna delle Grazie di Pesaro. Origine e primi sviluppi del santuario (1469-1687), Pesaro 1991, pp. 119 ss.
G. Allegretti – S. Manenti, I catasti storici di Pesaro, I.3, Catasto innocenziano (1690), Tabulati, Pesaro 1998, p. 75.
Asp, Notarile, notaio Giuliano Tedeschi, 1695, 11 luglio, cc. 220v.-228r.
Asp, Catasto pontificio, 1855, vol. II, n° 256, “università degli israeliti di Pesaro”; ivi, Registro delle mutazioni, Pesaro 37, n° 1619.
Alcuni bilanci in appendice a R.P. Uguccioni, Note sulla comunità ebraica di Pesaro nel secolo XIX, pp. 94-98; l’intera serie in Asp, DA, tit. Miscellanea, b. 28, 1835-1853, “Ebrei”, e passim.
Asp, Catasto terreni, reg. Partite di Pesaro, vol. 7, partita 1279; vol. 11, p. 2059; vol. 25, p. 4888; vol. 27, p. 5291.
La comunità di Pesaro è aggregata a quella di Ancona, che da lì in poi l’amministra, per effetto del decreto 31 agosto 1921: così la relazione di Angelo Sereni al congresso delle comunità israelitiche italiane (31 maggio 1925), citata in appendice a M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino 2000, pp. 287-302 e part. 292.