Donato Grosser
Il 6 novembre è deceduto all’età di 91 anni R. David Feinstein. Nel trattato Shabbàt (105b) i maestri criticano aspramente coloro che non si affrettano a fare discorsi funebri (hespèd) in onore di un Talmid Chachàm (un saggio di Torà). A New York, oltre alle onoranze funebri che ebbero luogo nella piazza di fronte alla yeshiva Tiferet Yerushalaim nel Lower East Side, ve ne sono numerose, organizzate da altre yeshivot e sinagoghe. Per gli ebrei d’America, rav David Feinstein era il “gadol hador”, il grande della nostra generazione
Per gli ebrei italiani che sono relativamente isolati dal mondo della Torà in America, il nome di R. David Feinstein non è noto a molti. Suo padre, R. Moshè Feinstein lascio l’Unione Sovietica con la famiglia nel 1937 a causa delle persecuzioni anti-religiose del regime comunista e si trasferì a New York dove divenne Rosh Yeshiva della Yeshiva Tiferet Yerushalaim e nel corso degli anni fu riconosciuto come il più autorevole decisore halachico negli Stati Uniti.
Una sapienza umile
Il figlio R. David, nato nel 1929, aveva nove anni quando arrivò con la famiglia in America. Studiò Torà con suo padre al punto di diventare famigliare con tutto il Talmud, i commentatori, i decisori halachici e lo Shulchan Aruch. Il padre R. Moshè disse di lui che conosceva il Talmud avendolo studiato oltre cento volte. I suoi discepoli dissero che le conoscenze di R. David erano così vaste che era in grado di rispondere a ogni quesito e in modo breve e semplice. La semplicità era uno dei suoi tratti di carattere. R. David usava un vestito normale senza il caffetano che distingueva i rabbini e tutto il suo comportamento era una esempio di umiltà. Di lui si dice che non alzò mai la voce e che era impossibile farlo adirare. Con il passare degli anni e dopo la morte del padre, era diventato il più autorevole decisore halachico in America. C’è chi raccontò che in un’occasione lo vennero a visitare con quesiti di Halacha altri decisori halachici dai gruppi più diversi. Era diventato il decisore dei decisori.
Dialogo interreligioso? “È tutto proibito”
Oltre agli shiurim, lezioni, che dava in yeshiva, ogni venerdì nella tarda mattinata usava dare una lezione sulla parashà alla quale partecipavano decine di ex-studenti ormai anziani. Le sue conoscenze gli permettevano di commentare la parashà con grande creatività, traendo spunti da fonti spesso ignote ai presenti. Dopo la lezione andava nel suo ufficetto a rispondere ai quesiti e alle richieste di consigli dei presenti. Anche io ebbi l’occasione di essere presente a una sua lezione del venerdì e alla fine della lezione, mentre si era appena alzato dalla sedia, gli posi una quesito sul dialogo interconfessionale. Mi rispose con tre parole: È tutto proibito.