“L’Eterno parlò a Mosè, dicendo: Pinechas figlio di Elazar figlio del sacerdote Aronne, ha rimosso la mia ira dai figli d’Israele, perché è stato animato del mio zelo in mezzo a loro; ed Io, nella mia indignazione, non ho sterminato i figli d’Israele. Perciò digli che Io gli concedo il mio patto di pace” (Numeri 25:10-12).
All’inizio del brano della Torà di questo sabato, il Signore annuncia la ricompensa che sarebbe stata concessa a Pinechas, il nipote di Aronne, che salvò i figli d’Israele durante il tragico episodio di idolatria al culto del Ba’al Pe’or. Il popolo aveva commesso gravi trasgressioni con le donne moabite e il Signore lo punì diffondendo una piaga mortale che uccise migliaia di persone. La peste finì solo quando Pinechas uccise due pubblici trasgressori: il rappresentante della tribù di Simeone e una nobile donna di Midyan con la quale aveva commesso azione idolatra. Se non fosse stato per lo zelo e la solerzia di Pinechas, il Signore avrebbe distrutto l’intero popolo ecco perché, in modo solenne, annunciò che la ricompensa di Pinechas sarebbe stata “beritì shalom/il mio patto di pace”.
Secondo una opinione mistica, l’anima di Pinechas sarebbe ritornata nel profeta Elia che, in futuro, tornerà per preparare il popolo ebraico alla venuta messianica. Proprio come Pinechas ha riportato la pace tra il Signore e i figli d’Israele dopo la colpa di idolatria, così il profeta Elia porterà la pace tra il Signore e il Suo popolo al momento della redenzione finale.
Cosa significa tutto questo per noi? E qual è la connessione tra l’atto di Pinechas e la venuta del Messia?
L’idea di indurre i figli d’Israele a peccare di idolatria fu concepita da Bilam, di cui abbiamo letto la scorsa settimana. L’astrologo di Pitru, assoldato dal re moabita Balaq per maledire il popolo ebraico, non ebbe successo e così consigliò di attirare su di loro la punizione divina a causa delle loro stesse azioni trasgressive. Un piano questo, che ebbe pienamente successo.
I maestri insegnano che se siamo stati creati con due occhi, è perché dobbiamo guardare il mondo da due diversi punti di vista: un occhio per vedere qui e ora, i nostri bisogni e desideri attuali e immediati e l’altro per guardare oltre il qui e ora, verso i nostri obiettivi a lungo termine, vedendo lo scopo per cui siamo stati portati in questo mondo e tutto ciò che siamo destinati a realizzare durante il nostro breve soggiorno sulla terra.
Bilam si descrive invece come “shetum haain/un uomo con un occhio chiuso” perché, deciso a distruggere i figli d’Israele, vuole portarli alla sua concezione del mondo chiudendo il loro “secondo occhio”, facendogli usare così solo quello per vedere il qui e ora, il godimento materiale che si può provare nel presente.
In effetti, la maggior parte degli errori che le persone commettono derivano dalla chiusura del secondo occhio, dalla loro incapacità di vedere oltre il momento presente. Si dimenticano gli obiettivi e gli scopi a lungo termine e si inseguono solo i vani piaceri a disposizione nel presente. È così che Bilam è quasi riuscito a distruggere i figli d’Israele.
Pinechas pose fine alla pestilenza facendo qualcosa di drastico, reindirizzando l’attenzione della gente verso le cose che contano davvero. In sostanza, ha riaperto il loro secondo occhio, facendoli guardare oltre il momento presente e ricordando lo scopo più grande per cui sono stati creati.
Nella Mishnà (Eduyot 8:7) si insegna che il profeta Elia verrà prima del Messia “per allontanare coloro che sono vicini… e per avvicinare coloro che sono lontani”.
Una spiegazione di questo insegnamento è che Elia verrà per riconoscere le nostre vere priorità attraverso due passaggi: 1. mostrarci che le cose che sono vicine, quelle illusorie e materiali su cui concentriamo troppo la nostra attenzione e a cui dedichiamo troppo tempo, dovrebbero essere distanziate; 2. mettere a fuoco le cose importanti, le cose che contano davvero, gli obiettivi e le aspirazioni che dovrebbero essere la nostra massima priorità, che abbiamo per troppo tempo allontanato e che dobbiamo riportarle alla nostra attenzione.
Questo è il motivo per cui Pinechas è Elia, perché entrambi “ci aprono gli occhi”, ci restituiscono una giusta prospettiva. Ci insegnano che dobbiamo guardare oltre il qui e ora, oltre le cose vane che occupano il nostro tempo e alle quali dedichiamo tutta la nostra attenzione.
Lavoriamo per tenere entrambi gli occhi aperti, ovviamente per soddisfare i nostri bisogni e goderci il mondo, ma soprattutto rimanendo sempre consapevoli dell’importante missione che siamo stati chiamati a compiere, per vedere lo scopo più grande della vita e gli obiettivi fondamentali che dovremmo perseguire, Shabbat Shalom!