“Va jachanù birfidim vaichan sham Israel neghed ha har – E si accamparono a Refidim e si accampò Israele di fronte al Monte”
“Itrò” è la parashà dei Dieci Comandamenti , quella che contiene il succo e l’essenza di tutta la Torà.
Ogni racconto in essa contenuto, dalla creazione del mondo, alla storia dei patriarchi, alla schiavitù egizia fino all’uscita verso la libertà, hanno tutti la condizione di convergere verso il grande evento della manifestazione sinaitica e la donazione della Torà.
I nostri Maestri ci descrivono quel momento magico e allo stesso tempo sacro con una forma estremamente emozionante: ciò che non si era mai visto né mai più si rivedrà.
Rabbì Abahu a nome di Rabbì Yochannan dice: “Quando il Santo Benedetto Egli sia donò la Torà al popolo, nessun uccello cinguettò, nessun volatile volò, né il bue muggì, né gli Ofannim (angeli celesti) si mossero né i Serafim pronunciarono la santificazione di D-o; il mare si placò, le creature non si rivolsero l’una all’altra, tutto il mondo tacque e rimase attonito ad ascoltare la voce di D-o che pronunciava “Anokhì A’ Elokhekha – Io sono il Signore D-o tuo…”.
Questo è considerato il momento di più alta sacralità; lo stesso di quando furono creati l’uomo e la donna prima di portare scompiglio nel Giardino dell’Eden ed essere cacciati; lo stesso di quando, in un prossimo futuro verranno giudicati tutti gli uomini nel giudizio universale.
La Torà sottolinea che tutto ciò che è stato fatto per trarre gli ebrei dall’Egitto aveva soltanto lo scopo di condurli davanti al Monte Sinai e di farli arrivare alla condizione di essere “keish echad be lev echad – come un solo uomo con un solo cuore”.
Il momento in cui il popolo si troverà ancora in questa condizione, nessuno potrà essergli davanti ed impaurirlo. Solo questa condizione ha fatto sì che Moshè salisse sul Sinai a ricevere la Torà, ha fatto sì che esso fosse denominato da D-o “Mamlekhet kohanim ve goi kadosh – Reame di sacerdoti popolo santo“.
Shabbat Shalom