È considerata forse la parashà più importante della Torà poiché in essa sono contenuti gli “Aseret ha dibberot – I Dieci Comandamenti” che sono il cardine su cui poggiano tutte le altre mizvot.
Per questo motivo i nostri Maestri si chiedono perché sia chiamata con il nome di un uomo che, non solo non era ebreo ma era anche sacerdote di una popolazione pagana.
Alcuni rispondono che Itrò era uno studioso di religioni straniere; ciò si deduce dal versetto in cui Itrò stesso dice: “ora so che il Signore è il più grande fra tutti gli altri dei” (Shemòt cap. 18 v.11).
Egli dopo aver fatto uno studio approfondito, si rende conto che era giunta l’ora di abbandonare i valori effimeri del paganesimo e abbracciare il monoteismo.
La spiegazione però più affascinante è forse quella per cui si vuole lanciare un messaggio di universalità, e cioè dedicare questa parashà che rappresenta tutta la Torà a un non ebreo, affinché si possa testimoniare che essa e i suoi valori non riguardano strettamente il popolo ebraico, bensì tutti coloro che si ritrovano in essi.
Shabbat Shalom