Dopo la libertà acquisita con il passaggio del Mar Rosso, che vede il popolo definitivamente separato dall’Egitto e finalmente libero, c’è bisogno di una legge che sancisca la libertà, ma soprattutto funga da arbitro imparziale in mezzo al popolo, per tutelare i più deboli.Infatti nella parashà di questa settimana, assistiamo alla promulgazione del Decalogo, al cospetto di tutto il popolo, raccolto alle pendici del Monte Sinai.
Racconta un midrash che gli “ aseret ha dibberot” furono pronunciati in settanta lingue diverse, tante quanto si pensava fossero i popoli dell’epoca.
Si racconta ancora nel midrash che il Signore D-o, si recò da ognuno di questi popoli, offrendo loro questo dono, ma ognuno, ponendo una scusa diversa, rifiutò il grande dono.
Si racconta che per primo si rivolse ai figli di Esaù ed essi chiesero:
“Cosa c’è scritto? ” Il Signore rispose:
“Non uccidere “. Allora essi ribatterono: “Padrone del mondo, l’occupazione di nostro padre Esaù e tutta la sua vita, fu impostata sull’uccidere, secondo ciò che è scritto – vivrai per la tua spada – come possiamo accettare un dono simile?”.
Allora il Signore si rivolse ai figli di Ismaele e gli fece la stessa offerta; essi chiesero: “Cosa c’è scritto? “
E il Signore: “Non rubare”. Allorché essi risposero: “Padrone del mondo, tutta l’attività di nostro padre Ismaele era di essere un predone e a proposito di lui è scritto – la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui – come possiamo accettare questo dono? “
Non un solo popolo fu lasciato senza la proposta di accettare la Torà.
Si recò allora da quel piccolo popolo appena nato, reduce dalle sofferenze della schiavitù e, facendo loro la stessa domanda fatta agli altri popoli, essi risposero all’unisono: “Tutto ciò che il Signore ci chiede, noi faremo e ascolteremo”.
Ecco perché il Signore D-o, diede la Torà al popolo ebraico.
Shabbat shalom