Tempio di via Eupili – Milano
Vista e visione giocano un ruolo importante nelle due narrazioni iniziali di Parashat Vayera. All’inizio della Parashà di questa settimana, Avraham appena circonciso, che riposa nella sua dimora di Elonè Mamre, “alza lo sguardo” e vede “tre uomini in piedi davanti a lui” (Gen. 18:1-2). La loro apparizione innesca una raffica di attività frenetica nella tenda dei nostri antenati con Avraham e Sara che si affrettano a eseguire la mitzva di hakhnasat orhim, accoglienza degli ospiti nella propria casa. Questi misteriosi messaggeri vengono accolti come ospiti, per poi recapitare la notizia che Sara concepirà un figlio. Il gesto di Avraham che volge lo sguardo “verso l’alto”, si rivela un atto sia fisico che spirituale. Il gesto spirituale rispecchia il gesto fisico mentre Avraham si adopera a soddisfare i bisogni dei perfetti estranei che gli stanno facendo visita.
Giustapposto a questa storia di generosità e gentilezza, incontriamo poi il racconto di Sodoma e Gomorra con i loro malvagi abitanti. È interessante notare che la narrazione della visita alla città si apre con gli stessi uomini che iniziano il loro viaggio iniziando ad andare a visitare Avraham e, in netto contrasto con Avraham che guarda verso l’alto quando giungono i visitatori, questi “guardano verso Sodoma”. Ancora una volta, gli atti spirituali e fisici si mescolano e si rispecchiano a vicenda. Cosa si può imparare di più dal contrasto e dal posizionamento di queste due storie?
Rav Shimshon Refael Hirsch spiega: Dal pasto ospitale presso Avraham, si alzarono e guardarono verso Sodoma. Sodoma offriva il contrasto più completo con l’atmosfera semplice e pura da cui questi uomini stavano appena emergendo. Avevano appena visto il fondamento di una nazione posto su due fattori: santificare il corpo con il brit mila e praticare atti di gentilezza verso il prossimo. L’ospitale pasto in cui avevano appena annunciato la prima pietra fondamentale del futuro popolo ebraico offriva un tale contrasto con Sodoma, che “guardarono dall’alto in basso le pianure di Sodoma con una considerazione critica e misurata”. Questo è il significato della parola va’yashkifu usata nel versetto per descrivere lo sguardo di questi uomini, che “guardarono in basso”.
Questo netto contrasto tra i due sguardi ci permette di riflettere su cosa significhi costruire una civiltà etica e morale. Rav Hirsch enfatizza questa nozione nel commentare l’espressione usata per gli uomini che guardano verso Sodoma, “vayashkifu”. Guardarono dall’alto in basso, letteralmente e figurativamente, il male che si stava manifestando in quelle città. Avraham, invece, alza lo sguardo. La qualità divina dei tre uomini che sono appena apparsi a fare visita nella sua casa traspare in tutto e per tutto, e Avraham è all’altezza della situazione. Rav Hirsch sottolinea magnificamente le qualità complementari di particolarità e universalità che incontriamo nella tenda di Abramo e Sara. Particolarità, rappresentata dal brit mila, universalità, si realizza in Avraham che apre le sue “porte” a dei perfetti estranei. Rav Hirsch riesce ad affinare la nostra attenzione esegetica mentre leggiamo questo testo. Perché non è semplicemente il contrasto che è importante; dobbiamo anche riconoscere questi momenti come “il fondamento di una nazione”. I discendenti di Avraham devono imitarlo tramite la santificazione dei loro corpi e il praticare atti di gentilezza per costruire un futuro sacro.
Avraham è così sicuro delle fondamenta che sta piantando da sottoscrivere uno strano patto con Avimelech. Nel patto siglato con Avimelech, infatti, Avraham si impegna a non attaccare Avimelech, e non solo impegna se stesso, ma anche i suoi discendenti, mentre Avimelech si impegna solo per sé stesso. Questo patto ci fa vedere quanto Avraham fosse sicuro della sua strada ma anche quanto sicuro fosse della continuità del suo messaggio. Il Radak commentando questo versetto scrive che Avimelech chiede ad Avraham un giuramento non solo perchè credeva nella sua parola e lo riconosceva come uomo di fede, ma perchè anche lui riconosceva quanto le fondamenta di Avraham fossero forti e credendo fortemente quindi che un giuramento fatto da Avraham verrà osservato anche in futuro dai suoi discendenti. Lo Sforno commenta su questo stesso versetto che Avimelech alla stipula di questo patto usa la parola chesed, atto di bontà, riconoscendo quindi Avraham non solo come uomo giusto e di fede ma anche come un uomo in una delle caratteristiche principali è il preoccuparsi del benessere del prossimo
Avraham quindi ci indica quindi la via maestra per una vita migliore: osservare le mitzvot, praticare atti di bontà verso il prossimo. La descrizione della vita di Avraham in queste Parashot fa emergere queste caratteristiche come caratteristiche positive e da imitare. Attraverso questi atti sarà possibile non solo costruire la continuità ma anche costruire una società migliore e più giusta.