Un brano dalla straordinaria opera prima di Naomi Alderman, ebrea ortodossa londinese: “Disobbedienza”. La storia di una ragazza che sfida un’intera Comunità per affermare la sua diversità sessuale. La vittoria dell’ortodossia e la sconfitta del conformismo piccolo-borghese. DP
Il Venerdì, pensava Esti, ronza come un insetto spaventato. Ronza. Intrappolato nella testa, sbatte da una parte all’altra, colpendo il cranio, producendo un rumore simile al ticchettio di un orologio. A ogni ticchettio dichiara: questi sono i minuti che mancano a Shabbat. E ora questi, e ora questi.
Questo ronzare, questo ticchettare è una cosa leggera, una cosa semplice, ma esigente. Una cosa cui è impossibile sottrarsi, come al ritmo del nostro bisogno di respirare o ai periodi e ai giorni del ciclo mestruale. Venerdì non rimane senza risposta. Venerdì non si può rimandare. Se quello che va fatto non viene fatto di venerdì, non vi sarà misericordia. Perché il Sabato non può essere rimandato nemmeno di mezzo minuto rispetto al tempo prescritto e tutti coloro che pensano di ritardarne l’arrivo commettono una grave trasgressione.
Esti si alzò poco dopo le sei del mattino. L’alba non aveva ancora sussurrato le sue parole mattutine al cielo ma, guardando fuori, Esti cominciò a vedere qualche tocco di un blu più chiaro e più tremulo che cominciava ad accarezzare il cielo a est. Si lavò la faccia energicamente al lavandino, e guardò fuori per alcuni momenti mentre le dita insidiose della luce s’insinuavano furtive nel cielo. Era venerdì e venerdì non avrebbe aspettato. Era venerdì e da ora in poi fino al tramonto, lei avrebbe saputo che ora era. Controllò il calendario alla parete. Shabbat cominciava alle 18:18. Si vesti velocemente e raccolse i capelli in una crocchia, si mise un berretto e spinse dentro le ciocche ribelli. Aveva delle cose da fare. Come il Venerdì, nemmeno lei poteva essere trattenuta.
Ripassò mentalmente la lista. C’erano i vestiti da lavare e stirare, il cibo da comprare e cucinare, le stanze da pulire e mettere in ordine, la tavola da apparecchiare, i timer da predisporre, la coppa da riempire, la piastra scaldavivande da preparare e… c’era altro? Ma certo! La commissione speciale. Quanto tempo ci sarebbe voluto? Era difficile dire. Prima c’erano le altre cose da completare. Poi ci avrebbe potuto pensare meglio.
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