La parashà si apre con l’incontro tra Giacobbe ed Esaù, dopo venti anni che Giacobbe era lontano da casa.
Prima dell’incontro però, avviene un qualcosa di inusuale: durante la notte precedente l’incontro, Giacobbe viene aggredito da un angelo che lo intrattiene per tutta la notte in un combattimento.
Secondo alcuni commentatori, non si tratterebbe di un angelo, bensì di un messaggero incaricato da Esaù, di uccidere suo fratello.
Giacobbe ha però la meglio e cerca di conoscere la vera identità di colui che lo ha sfidato in combattimento, ma egli lo benedice e gli cambia il nome in Israel.
Giacobbe-Israel diverrà così il capostipite del popolo che da lui prenderà il nome, però, durante il combattimento fu colpito alla coscia ed al nervo ischiatico.
Giacobbe rimane zoppo dopo questo incontro, ma da Jaakov (uomo di inganni) diventerà Jeshurun (colui che procede rettamente nelle strade di D-o).
A questo punto la Torà apre come una parentesi, per il futuro del popolo ebraico e dice:
“Dunque i figli di Israele non mangeranno il nervo ischiatico che si trova all’altezza della coscia”.
Di qui il divieto di cibarsi del nervo ischiatico e la pena del karet per chi trasgredisce la mizvà.
Sostengono i Chakhamim del Talmud, che è molto difficile riconoscere il sapore e la sua entità, poiché il suo sapore è quello “delle rape cotte con la carne- ke vassar ba lefet” ( Talmud Chullin).
Per toglierlo dalla carne è necessaria una pratica millimetrica e precisa, tanto da poter essere paragonata ad un intervento di micro chirurgia e colui che lo esegue è chiamato menaker. Il nervo ischiatico è considerato una “berià” un essere vivente con tutte le sue caratteristiche ed è per questo motivo, che non vi è alcuna possibilità di annullare la sua entità “afillu ba elef lo battel- non si annulla nemmeno per un millesimo ” ossia, mille parti kasher ed una non kasher (è un mezzo di facilitazione per permettere il mangiare cose proibite, mescolatesi involontariamente con cose permesse). È una mizvà, quella del divieto del mangiare il nervo ischiatico, talmente precisa e rigorosa, che paradossalmente la Torà non ci ritornerà mai più sopra. “Ha nistarot lA’ Elokenu ve ha niglot lanu ulvanenu ad olam la asot et col divrè ha Torà ha zot- Le cose occulte al Signore nostro D-o e quelle manifeste a noi e ai nostri figli per mettere in pratica tutte le parole di questa Torà ” .