“Al chen lo iochelù benè Israel et ghid ha nashè – Dunque i Figli di Israel non mangeranno il nervo ischiatico”
Questa frase della parashà, la troviamo dopo che Giacobbe ebbe un combattimento notturno con un angelo divino, che lo colpì alla coscia e gli cambiò il nome in Israel, benedicendo infine, lui e la sua discendenza.
Nel libro di Bereshit non troviamo regole halakhiche, all’infuori di questa, rivolte direttamente al popolo ebraico sia perché non esisteva ancora il popolo ebraico, sia perché non era stata data ancora la Torà.
Tutti sappiamo che la Torà tutta, è stata scritta da Mosè sotto dettatura divina; Mosè stesso non mette mai una regola precisa rivolta al popolo nel libro di Bereshit.
La mizvà, o il divieto di cibarsi del nervo sciatico è considerata talmente importante dai Maestri, che chi la trasgredisce è passibile della pena del caret (pena la cui entità è sconosciuta a noi, ma considerata “capitale” eseguita esclusivamente dal Signore), assieme al divieto di cibarsi di sangue, non fare la milà ai propri figli ed alcuni pochi altri.
I rabbini hanno dedicato interi capitoli di talmud riguardo questo divieto, che si porta dietro un enorme numero di regole della kasherut.
Giacobbe -Jaako ha un atteggiamento contorto, apparentemente ingannevole (vedi con Esaù o Labano). Il suo nome significa contorto; tutto ciò fintanto che non viene colpito alla coscia e, rimanendo zoppo fisicamente cambierà il suo atteggiamento morale: Israel significa infatti – Colui che è retto secondo la volontà di D-o.
Nessuno sa precisamente il motivo della gravità del divieto di cibarsi del nervo ischiatico, ma sicuramente esso rientra fra quei divieti di cui nessuno almeno finora, ci ha dato un sicuro significato ma che rafforza invece la nostra fiducia in D-o, osservandone le mizvot.
Shabbat shalom