Nella parashà di Va ishlach assistiamo a molti eventi che suscitano un forte sentimento in noi e nel cuore di qualsiasi lettore.
Giacobbe, dopo aver lasciato il malvagio Labano, suo zio e suocero, si accinge a fare quello che sarà il passo più difficile della sua vita: l’incontro con il fratello Esaù, suo più acerrimo antagonista.
Giacobbe manda dei messaggeri incontro ad Esav e questi gli riportano la notizia che costui gli sta andando incontro con quattrocento persone.
Comunque l’incontro ha un effetto equivoco, in quanto, secondo un midrash Esaù, prima di incontrare direttamente Giacobbe gli manda un messaggero che lo impegna in una lotta estenuante, fintanto che Giacobbe, avendo la migliore su di lui, viene colpito al nervo ischiatico e rimane zoppo.
Dopo averlo colpito, l’angelo gli cambia il nome in Israele, nome che sarà portato con orgoglio dal popolo che da lui discende.
Da questo passo, s’ impara che “…dunque non mangeranno i figli di Israele il ghid ha nascè (nervo sciatico) che si trova nella coscia”.
Nel Talmud viene dedicato un intero capitolo su questo argomento e sui divieti e la gravità di questa trasgressione.
E’ infatti prevista la pena capitale del karet, per coloro i quali si cibano di questa parte dell’animale; esso è considerato talmente proibito, che se per la mescolanza della carne con del latte involontariamente, il divieto si annulla per un sessantesimo, il divieto del nervo sciatico non si annulla nemmeno per un millesimo.
Ma come mai delle regole così rigide per una cosa che sembra così semplice? ma soprattutto perché ha per noi ebrei un significato così profondo, quale il cambiamento del nome da Giacobbe a Israele?
La risposta è difficile e forse non esiste; i nostri Maestri hanno volutamente lasciato aperta la questione, per fare in modo che ognuno potesse rispondere in un modo che più si addice ad una regola comportamentale.
Forse, ci sono delle mizvot nell’ambito della normativa ebraica, la cui osservanza determina un certo comportamento.
Forse Israele, il popolo di Israele non sarebbe “am segullà” (popolo speciale possedimento) se non avesse la forza di osservare queste mizvot, che apparentemente sembrano piccole, rispetto alla profondità dei concetti ebraici.
Ebrei si è quando si ha la forza di osservare quelle mizvot che sembrano kalot – semplici, e che quindi rispetto ad una mizvà che sembra chamurà – impegnativa come ad esempio il berit milà – circoncisione, potrebbero sembrare di poco valore.
Questa potrebbe essere la spiegazione ed il significato profondo di questo passo della Torà, così apparentemente oscuro e difficile.
Shabbat shalom