E (l’Eterno) chiamò Mosè dalla Tenda della radunanza dicendo: Adam/un individuo che tra voi avvicini un sacrificio all’Eterno…” (Levitico 1:1-2). Con queste parole ha inizio il terzo libro della Torà, il Levitico che, nella sua accezione greco-latina significa “pertinente ai leviti”, la tribù d’Israele dalla quale sono scelti i Kohanim, i sacerdoti.
È chiamato anche “Sefer hakorbanot/libro dei sacrifici” perché, nella sua maggior parte, si occupa dei sacrifici animali, la forma di culto da compiere nel Tabernacolo appena edificato, destinato ad accogliere la Shekhinà, la presenza divina.
Il termine “korban/sacrificio” deriva dal verbo “avvicinare”, nel senso che l’individuo deve avvicinarsi a Dio corpo e anima, annullare le sue volontà e legarsi a quelle del Creatore servendolo in pienezza.
Il concetto di pienezza è espresso, come insegna Rabbì Mosè David Valle (Padova 1696-1777), proprio dal termine “Adam”, che la Torà usa per definire l’individuo che si avvicina per presentare un sacrificio: “Adam nel senso segreto di “maschio e femmina li creò, li benedisse e dette loro il nome di ‘Adam’, nel giorno che furono creati” (Genesi 5:2).
Nel suo senso più profondo, lo scopo dell’essere umano è quello di unire armonicamente il nostro mondo con tutti i mondi superiori creati appositamente per permettere la creazione e l’esistenza della nostra realtà.
Questo sarebbe il significato nascosto della scala che unisce cielo e terra, sognata dal patriarca Giacobbe nel luogo dove sarebbe sorto il Bet Hamiqdash. Ecco perché è fondamentale comprendere che ad ogni azione nel nostro mondo, corrisponde un effetto in quelli superiori, nel bene e nel male. Le mitzwoth che osserviamo in basso, spingono per un avvicinamento superiore al Signore Benedetto e tutte le nostre azioni deve essere valutata non solo in rapporto all’effetto che hanno su noi stessi, ma soprattutto in quello che hanno nei mondi superiori. Ogni atto positivo che sale in alto, desta le luci superne che riversano benedizione e influenza positiva in basso mentre gli atti negativi destano forze contrarie in tutti i mondi che si riversano poi sul nostro.
Il significato del nostro servizio con l’osservanza delle mitzwoth della Torà, è quello di “predisporre i recipienti” necessari, insieme a tutti i mondi, a ricevere la luce superna. Per fare un esempio: per ricevere la luce dello Shabbat, dobbiamo preparare il nostro recipiente con il non eseguire tutte le opere proibite di Shabbat così da rendere quel giorno speciale e consacrato come in Principio.
Per ogni mitzwà eseguita attraverso l’azione/ma’asè, la parola/dibbur, il pensiero/machshavà, destinazione/kawwanà e volontà/ratzon, noi in basso facciamo il primo passo. Il secondo, quello della discesa della luce e dell’influenza positiva, sarà fatto dall’alto e sarà sempre maggiore proporzionalmente a quanto il “recipiente”, che la deve ricevere, sarà pulito e integro, Shabbat Shalom e Purim Sameach.