“E se la sua offerta è un’offerta di shelamìm- pace…” (Vayikrà 3, 1). I Maestri si domandano perché questo tipo sacrificio prenda il nome di shelamìm – pace. Il Midràsh Toràt Cohanìm ci spiega che in lui c’è la pace. Una parte di questo sacrificio, il sangue e le interiori, vengono bruciate sull’altare ed offerte al Signore. Una parte, il petto e la coscia, vengono donati ai Cohanìm, e una parte, la pelle dell’animale e la sua carne viene mangiata dai proprietari, da coloro che lo offrono. Quindi tutti ne traggono beneficio, il Signore, i Cohanim e chi lo offre. Questo differenzia questo sacrificio dagli altri, l’olà, il chattàt e l’asham dove chi lo offre non ne riceve nessuna parte.