Con la parashà che leggeremo questo shabbat, inizia il terzo libro della Torà, chiamato anche con l’appellativo di תורת הקרבנות La Legge dei Sacrifici, o תורת הכהנים La Legge per i Sacerdoti – Levitico.
La prima cosa a cui si fa caso, leggendo dal sefer Torà è che la parola ויקרא è scritta con la א più piccola, rispetto al
resto delle altre lettere.
Questo, spiegano i Maestri, deriva dal fatto che il libro riguarda esclusivamente i Sacerdoti. Il Signore si rivolge Mosé,
Maestro di tutto il popolo di Israele, parlandogli quasi come se gli sussurrasse all’orecchio ciò che egli dovrà insegnare
a suo fratello Aaron e ai suoi figli sul comportamento che dovranno tenere nel Tempio.
È un grande esempio di umiltà, che D-o vuole dare agli uomini in generale, nel sapersi comportare con chi opera con dedizione e passione, nello svolgere i propri compiti.
È per questo che il libro di Vaikrà, si trova proprio al centro della Torà; sembra che separi la prima parte, considerata l’origine, la nascita e l’affermazione del popolo ebraico, dalla seconda parte in cui è narrata, sia la vita nel deserto che la preparazione all’ingresso nella terra promessa.
“Im en derekh erez en Torà – se non c’è disciplina non c’è Torà”, sostengono i Rabbini della mishnà; la disciplina ci viene insegnata proprio dal libro di Vaikrà,
che migliora, codificandolo, un atteggiamento del popolo, come quello del culto, dandogli così una impostazione, che altrimenti sarebbe sfrenata e senza limiti.
Solitamente, nelle scuole il libro di Vaikrà, viene fatto studiare per primo, fra i libri della Torà.
Per farlo apprezzare di più, si usava versare sopra il libro stesso, qualche goccia di miele, facendo leccare poi le dita allo studente, per fargli gustare la dolcezza
della Torà.
Shabbat shalom