Nascosto rispetto al famoso sogno di Yaakov a Bet El, il sogno della scala da cui ascendono e discendono gli angeli, c’è un secondo sogno, vissuto dal patriarca e riportato nella Parashà di Vayetze. A differenza del primo, questo secondo sogno non è scritto direttamente nel testo mentre si verifica. Ne veniamo a conoscenza solo di seconda mano quando, alla fine dei vent’anni vissuti nella casa di Lavan, Yaakov dice a Rachel e Lea che è giunto il momento di tornare a Canaan. Nel corso della conversazione Yaakov dice: “E fu al momento dell’accoppiamento del gregge che alzai gli occhi e vidi in sogno: Ed ecco, tutte le capre che montavano i greggi erano inanellate, punteggiate e a scacchi. E un angelo di D-o mi disse nel sogno: “… Alza gli occhi e guarda che tutte le capre che montano i greggi sono inanellate, punteggiate e a scacchi; perché ho visto tutto ciò che Lavan ti sta facendo. Io sono il D-o di Bet El dove hai unto un altare e dove hai fatto un voto; ora alzati, lascia questa terra e torna alla terra dove sei nato”.
La visione di Yaakov delle pecore è chiaramente correlata agli accordi finanziari che aveva stipulato con Lavan e ai tentativi di Lavan di indebolire tali accordi a proprio vantaggio. All’inizio dei suoi ultimi sei anni nella casa del suocero, Yaakov stabilì che la sua ricompensa sarebbe stata costituita da qualsiasi animale insolitamente marcato o colorato nato dai greggi sotto la sua cura. Lavan tentò di manipolare i greggi per ridurre al minimo la nascita di tali animali. Qual è la relazione tra il simbolismo e la sostanza di questo secondo sogno? Non sembra esserci una chiara connessione tra la visione di Yaakov delle pecore e il comandamento di D-o di tornare nella sua terra natìa. Perché, inoltre, l’angelo nel sogno si riferisce a se stesso come l’emissario del “D-o di Bet El”, e perché fa riferimento specifico al voto di Yaakov?
Chiaramente incuriosito dalla disconnessione tra la visione e il messaggio del sogno di Yaakov, il Ramban sostiene che Yaakov in realtà sta descrivendo il contenuto di due sogni separati alle sue mogli. Il primo di questi sogni, che consisteva nella visione delle pecore, si è verificato verso l’inizio del periodo di sei anni durante il quale Yaakov doveva essere pagato tramite il ricevimento degli animali insolitamente contrassegnati. Tramite questa visione D-o stava informando il patriarca che il Suo intervento l’avrebbe aiutato a superare e a rendere inutili le macchinazioni di Lavan. Il secondo sogno, dice il Ramban, si è verificato alla fine del periodo dei sei anni, proprio prima che Yaakov parlasse alle proprie mogli. In questo sogno l’angelo è apparso e ha informato Yaakov che era giunto il momento di tornare alla terra di Canaan.
Molti commentatori sostengono, al contrario del Ramban, che Yaakov si riferisse a un sogno unico e non a due sogni, tuttavia i commenti differiscono per quanto riguarda il messaggio trasmesso da quella visione. Rashi, ad esempio, vede il sogno come un’enfasi sulla protezione miracolosa di D-o nel garantire il benessere di Yaakov basandosi sulla tradizione Midrashica che raffigura angeli celesti che sconfiggono l’inganno di Lavan tornando fisicamente da Yaakov con le pecore di cui Lavan si era ingiustamente appropriato. Il Ralbag spiega che il sogno sottolinea la partnership tra D-o e l’uomo. Gli sforzi di Yaakov sono integrati dal supporto di D-o. Nessuno di questi approcci, tuttavia, sembra affrontare l’apparente disconnessione tra il sogno e il messaggio dell’angelo di tornare a casa.
Il Malbim collega i segmenti disparati dei sogni suggerendo che il messaggio di D-o è: “Non rimanere più in questo posto, così non dovrai più fare affidamento sui miracoli per avere successo”. Il Rivash, d’altro canto, vede il messaggio unificato come: “Non pensare che, poiché D-o ti sta proteggendo, puoi finalmente rilassarti e crogiolarti nel tuo successo. D-o, lo stesso D-o che ti protegge dagli inganni di Lavan e che ti aiuta nel tuo successo, ora ti sta comandando di tornare alla terra di Canaan”.
I Chachamim suggeriscono che il secondo sogno di Yaakov possa essere collegato al suo primo sogno a Bet El, producendo un approccio completamente diverso. Visti nel contesto, i due sogni descritti in maniera così diversa nella Parsahà di Vayetze emergono come punti finali contrastanti nel viaggio filosofico di Yaakov durante i suoi anni di esilio. Quando Yaakov lascia la casa dei suoi genitori e intraprende il cammino verso Charan, sogna angeli che salgono e scendono da una scala. Verso la fine del suo viaggio, dopo tanti anni nella casa di Lavan, quando il patriarca sogna di nuovo, sogna delle pecore. Il messaggio del secondo sogno potrebbe essere semplicemente: Yaakov, quando smetti di sognare angeli e inizi a sognare pecore, è tempo di tornare a casa. Le parole dell’angelo che appare nel secondo sogno di Yaakov possono quindi essere interpretate come segue: “Ho visto cosa ti sta facendo Lavan”. Ho visto come tuo suocero ti ha cambiato. Non fissi più lo sguardo sui cieli. Il tuo obiettivo è, invece, il solo guadagno materiale. Io sono il D-o di Bet El dove hai unto un altare e dove Mi hai offerto un voto; ora alzati e lascia questa terra e torna alla terra dove sei nato”. D-o, attraverso il ricordo del voto chye Yaakov fece a Bet El, quando ha giurato di tornare alla terra di Canaan, sta spronandolo ad adempiere al suo voto prima che sia troppo tardi e a tornre alle sue radici prima di essere cambiato in modo inalterabile.
Il Baal haTurim, commentando il primo sogno di Yaakov, riesce a collegare anche il secondo. Nel suo commento osserva come la ghematria (il valore numerico) della parola sullam, la parola ebraica per la scala, è 136, e come questa sia anche la ghematria per la parola mammonà, la parola comunemente usata per il denaro. La domanda ovvia è: qual è la connessione tra i due termini?. I Chachamim spiegano che la connessione tra una scala che sale verso il cielo, popolata da angeli che salgono e scendono, e il denaro è un’allusione all’uso che può essere fatto del denaro. Questo, infatti, può essere usato per elevare una persona a un livello molto alto o, viceversa, può far scendere una persona a un livello molto basso. In senso positivo, se una persona usa il suo denaro per fare tzedaka e compiere atti di gentilezza, allora può raggiungere grandi altezze spirituali. Tuttavia, ci sono anche molte insidie che derivano dall’acquisizione del denaro che possono ostacolare spiritualmente una persona. Questo non vuole naturalmente dire che la via auspicata dai Chachamim sia la via della povertà e delle privazioni. I Chachamim ci mettono però in guardia e ci invitano a riconoscere le priorità e quello che è più importante.
Tramite il vissuto di Yaakov, che aveva bisogno di essere spinto da D-o per tornare e adempiere al suo voto, ci viene insegnato come il potente fascino della ricchezza materiale può avere un potenziale effetto sulle nostre vite. La tradizione ebraica riconosce chiaramente il valore dell’autosufficienza e sottolinea che il mondo fisico è un dono di D-o, il cui scopo è essere apprezzato e goduto e per il quale dobbiamo ringraziarLo tramite le nostre berachot. Il raggiungimento della ricchezza materiale, tuttavia, non dovrebbe mai diventare l’obiettivo unico e principale delle nostre vite. Quando ciò accade, e può accadere facilmente senza che noi ne siamo consapevoli, la ricchezza diventa un dio da adorare, che ha il potere potenziale di soppiantare i principi e gli ideali elevati con sogni materiali e limitati.
La ricchezza alla quale dobbiamo dare priorità e alla quale dobbiamo anelare è la ricchezza spirituale. La ricchezza materiale, per quanto importante, basilare e necessaria al nostro sostentamento, è un mezzo non solo per la nostra sopravvivenza, ma anche per poter permettere la nostra crescita spirituale. Non è un caso che nella Torà vi siano molte mitzvot che riguardano la sfera economica, il comportamento corretto da assumere nell’ambito economico ed i comportamenti etici da seguire. Tuttavia, il riconoscimento della Fonte del nostro sostentamento e di Chi ci dà la forza ed è partner nel nostro sviluppo personale, costituisce il primo passo per il nostro successo personale a livello spirituale e materiale. Attraverso l’esempio di Yaakov, siamo spronati a “scrutare i cieli” e non a “guardare le pecore”, un monito sempre più attuale in un mondo come quello moderno, improntato sempre maggiormente verso il successo e il possesso, verso il materialismo.