“Così avvenne che quando il Signore distrusse le città della pianura, si ricordò di Abramo e fece partire Lot di mezzo al disastro, allorché sovvertì le città dove Lot aveva dimorato” (Genesi 19:29).
La Torà, nel brano di questa settimana, racconta la storia della distruzione di Sodoma e Gomorra, città abitate da gente malvagia e corrotta senza possibilità di salvezza. Prima di distruggere la città, Dio mandò due angeli a salvare Lot – nipote di Abramo – che si era stabilito a alle porte di Sodoma. Rash”y (Rabbì Shelomò Ytzchaqy 1040-1105), nel suo commento al verso citato, spiega che Lot fu salvato per il merito di un favore che fece a suo zio Abramo.
Di quale favore si tratta? La scorsa settimana abbiamo letto che Abramo e sua moglie Sara fu costretti a trasferirsi in Egitto a causa della dura carestia che colpì la terra di Canan. Abramo temeva che per la grande bellezza di Sara, gli uomini egiziani – rispettosi del dovere di non fare adulterio – potessero ucciderlo in modo che lei fosse permessa per un eventuale nuovo matrimonio. Per proteggere la sua vita, Abramo e Sara si accordarono nel dichiarare che erano fratello e sorella. Lot, che viveva con loro, accettò il piano e non rivelò a nessuno in Egitto che Sara era in realtà la moglie di Abramo e non sua sorella. Fu per questo merito che Lot meritò di essere salvato dalla terribile sorte di Sodoma.
Perché questo comportamento è stato considerato una fonte di merito così significativa? Cosa c’era di così speciale nel fatto che Lot tenesse segreto il rapporto tra Abramo e Sara?
La risposta a questa domanda forse può essere trovata in un insegnamento del Talmud (Meghillà 13b).
Nel Talmud è scritto che per il merito della “Tzeniut/riservatezza” di Rachele, lei fu degna di avere un discendente, Saul, che sarebbe diventato il primo re d’Israele. E in merito alla Tzeniut di Saul, il Talmud afferma che egli meritò di avere come sua grande discendente la regina Ester, che allo stesso modo aveva questa stessa qualità.
Il Talmud spiega che il termine “Tzeniut”, in questo contesto, non si riferisce solo a un modo di vestire, ma piuttosto alla capacità di rimanere riservati, anche di tacere il più possibile quando necessario.
Rachele, sapendo che quella prima notte di nozze non sarebbe stata la sua ma della sorella, non rivelò a Giacobbe di aver insegnato a Lea i segnali speciali che loro avevano pianificato prima del matrimonio. Saul obbedì all’istruzione del profeta Samuele di non dire a nessuno che era stato scelto per essere re prima del momento dovuto. Ed Ester obbedì alle istruzioni di Mordekhai di non rivelare che lei appartenesse al popolo ebraico.
Dal Talmud, emerge che Saul ed Ester sono diventati reali in virtù di questa qualità di rimanere silenziosi, tenere le cose riservate piuttosto che parlare e diffondere informazioni, sia su sé stessi sia sugli altri.
Rash”y scrive il commento sul merito di Lot acquisito per essere rimasto in silenzio, prima della storia dei rapporti incestuosi di Lot con le sue figlie. Questi rapporti hanno prodotto un figlio, Moab, capostipite del popolo dal quale – secoli dopo – nacque Rut. Da Rut discenderà il re Davide che darà vita alla dinastia davidica che culminerà con il Messia. Il commentatore di Troyes, forse, voleva alludere al fatto che Lot si guadagnò questo grande privilegio, di essere il padre dell’eterna dinastia davidica dei re d’Israele, in merito alla sua ” Tzeniut “, la sua qualità di rimanere silenzioso quando necessario.
Lot viveva in una società in cui gli affari di una persona diventavano immediatamente affari di tutti. Invitò gli angeli – che apparivano come normali viaggiatori – a casa sua e presto l’intera città si riunì alla sua porta per chiedere che gli fossero consegnati. La società di Sodoma rappresentava l’antitesi del “Tzeniut”, della privacy. E nonostante vivesse tra queste persone, Lot mantenne questa qualità e per questo motivo fu degno di essere il padre della dinastia davidica.
Il tema della privacy è diventato molto impegnativo soprattutto ai nostri tempi.
Oggi, grazie alle piattaforme social, è diventata normale consuetudine postare tutto, inviare foto di noi stessi e delle attività in cui siamo coinvolti a centinaia di persone che utilizzano i nostri stessi dispositivi. Si vuole attirare continuamente l’attenzione su di sé, far sapere tutto di sé, comportamento che va esattamente nel senso opposto della “Tzeniut/riservatezza”, come spiegata nel Talmud.
Chissà se questa voglia di apparire, di esprimersi a tutti i costi, molto spesso fuori luogo, su tutto e su tutti, non stia provocando ulteriori danni al percorso della restaurazione nostra e del Creato.
È stato spiegato che Lot meritasse la salvezza per essere rimasto in silenzio in Egitto, tenendo per sé la notizia del matrimonio di Abramo e Sara. Ma se diamo uno sguardo onesto alle nostre abitudini, alla rapidità con cui ci affrettiamo a diffondere informazioni e fatti personali, abbiamo comunque la possibilità, grazie agli esempi di Lot, di Rachele e di Saul, di imparare un valore ebraico così da cambiare comportamento, o almeno saper meglio gestire questo vorticoso sistema che ci avvolge e imprigiona nell’illusione di essere liberi. In effetti, ci vuole molta disciplina per essere riservati e non divulgare le informazioni “succose” di cui disponiamo. Dobbiamo esaminarci in questo ambito e impegnarci nuovamente per comprendere e riacquisire il valore senza tempo della riservatezza, del rimanere in silenzio soprattutto quando è giustificato. Nell’impegno di mantenere le nostre informazioni, e quelle dei nostri famigliari o amici, private e fuori dalla vista di un vasto pubblico di “amici” perfettamente sconosciuti, Shabbat Shalom!