“Sia ricordato in loro il mio nome e il nome dei miei padri Avrahàm e Yitzhak…” (Bereshìt 48,16).
Il grande commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno commenta il seguente verso dicendo: “Non il nome di Tèrach e Nachòr, perché sui giusti non si invoca il nome dei loro padri malvagi, e viceversa, come dicono i nostri Maestri, il loro ricordo sia in benedizione. Un malvagio – anche se è figlio di un giusto – è chiamato malvagio figlio di malvagio (TB Sanhedrin 52a), non riferendosi al suo padre giusto, ma ad uno dei suoi antenati malvagi. Dunque pregò per loro affinché fossero pronti e capaci per servire Dio, Benedetto Egli Sia, in modo da essere degni del nome di
figli di Avrahàm e Itzhak, secondo quanto è scritto: Donami un cuore semplice che tema il tuo nome (Sal. 86, 11).