I vangeli sono antisemiti? Formulata in questi termini la domanda può stupire, provocare, creare forti reazioni di incredulità o di indignazione. E’ uno dei frutti amari della discussione che è nata in questi giorni intorno ad un film sulla Passione di Gesù, che in Italia arriverà tra breve. E’ un modo esagerato e sbagliato per affrontare un tema delicato e scomodo. Bisogna chiarire i termini della questione evitando gli aspetti emotivi che non sono di aiuto a nessuno.
Immaginiamo un paese occupato da una potenza straniera terribile e spietata. Nel paese abita un popolo unito da una gloriosa tradizione culturale e religiosa ma diviso in tante fazioni che si oppongono tra loro su tutto: come vivere la propria fede, se convivere o ribellarsi al potere opprimente. In un contesto segnato da violenze e fatti di sangue, le polemiche tra i gruppi sono uno scambio di accuse pesanti di durezza, di infedeltà e di tradimento. Questo è lo scenario drammatico nel quale si colloca la vicenda di Gesù, nella terra d’Israele occupata dai Romani. L’iniziale discussione interna tra ebrei seguaci o oppositori di Gesù si trasformò presto in una scissione e nella nascita di una nuova religione, che vide opposti ebrei a cristiani. Non fu un parto facile, ma molto doloroso, che ha lasciato il segno. “Il Nuovo Testamento conserva le tracce di chiare tensioni esistite tra le comunità cristiane primitive e alcuni gruppi di ebrei non cristiani*”.
Il quadro dell’ebraismo e degli ebrei proposto dai vangeli è pertanto complesso e vede convivere elementi di grande rispetto con altri ostili. “Non è escluso che alcuni riferimenti ostili o poco favorevoli agli ebrei abbiano come contesto storico i conflitti tra Chiesa nascente e la comunità ebraica. Alcune polemiche riflettono le condizioni nei rapporti tra ebrei e cristiani che, cronologicamente, sono molto posteriori a Gesù.” Un aspetto essenziale di queste polemiche riguarda il ruolo ebraico nella morte di Gesù. Anche nel suo magistero più recente, la Chiesa segue la narrazione evangelica che attribuisce un ruolo agli ebrei, ma precisa che “quanto è stato commesso durante la sua Passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi né agli ebrei del nostro tempo”. Che bisogno c’era di dirlo? Perché dalle origini della Chiesa fino ai tempi recenti il complesso di informazioni negative riguardanti gli ebrei nel Nuovo Testamento è stato sviluppato, sottolineato, attualizzato per attaccare gli ebrei di ogni tempo. E’ ciò che viene chiamato antigiudaismo cristiano: “Nel mondo cristiano interpretazioni erronee e ingiuste del Nuovo Testamento riguardanti il popolo ebreo e la sua presunta colpevolezza sono circolate per troppo tempo generando sentimenti di ostilità nei confronti di questo popolo*”. In particolare la responsabilità ebraica della morte di Gesù: ma “questo tipo di interpretazione, che ha avuto conseguenze disastrose nel corso della storia, non corrisponde affatto alla prospettiva del vangelo”.
Quindi: i vangeli non sono antisemiti, ma contengono indubbiamente espressioni ed interpretazioni ostili agli ebrei. Questi riferimenti vanno riportati al clima che li ha prodotti, ed è molto grave usarli, così come sono, nell’attualità dei rapporti con il mondo ebraico. Una citazione dal vangelo ostile agli ebrei, fatta senza spiegazione, rischia di essere offensiva e disastrosa. E’ la conclusione cui è arrivata la Chiesa con molto coraggio quarant’anni fa, denunciando un passato scomodo. Il passato può ripresentarsi ogni giorno: nella predica isolata di un sacerdote o in un film di grande impatto mediatico, che cita acriticamente le fonti del vangelo.
In questo articolo i brani tra “” sono presi da documenti ufficiali della Chiesa. Quelli con l’* sono parole di Giovanni Paolo II.
Rabbino Capo di Roma
Le fonti in ordine di citazione:
Giovanni Paolo II, in Osservatore Romano 12.4.97 p.5
Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica. 24 giugno 1986; IV A.
Concilio Vaticano II, Dichiarazione Nostra Aetate n. 4
Giovanni Paolo II, in Osservatore Romano 3-4.11.97 p.7
Pontificia Commissio Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, 2001, p.171.)