Questa settimana, la Torà racconta delle piaghe miracolose che Dio fece arrivare sugli egiziani. Queste piaghe non solo erano punizioni per la crudeltà degli egiziani verso i figli d’Israele, ma servivano anche, e soprattutto, a uno scopo educativo, per dimostrare l’esistenza di un unico Creatore e del Suo dominio sul creato.
Rav Avraham Saba (1440-1508), nella sua opera Tzeror Hamor, un commento alla Torà contenente interpretazioni sia secondo il senso letterale sia secondo il metodo mistico, aggiunge che Dio portò dieci piaghe per corrispondere alle dieci “Maamarot”, le dieci espressioni con cui creò il mondo.
Nel Trattato dei Padri (Mishnà, Avot 5:1) è scritto che Dio ha creato il mondo proferendo dieci dichiarazioni che troviamo nel primo capitolo della Genesi: nove volte quando il Signore per portare qualcosa all’esistenza usò la parola “Vaiomer/Disse, la decima/prima, fu la parola “Bereshit/in Principio” con cui Dio diede inizio alla creazione creando la materia.
Ciascuna delle dieci piaghe lanciate sull’Egitto corrisponde a una di queste dieci dichiarazioni.
Questo punto è sviluppato diffusamente dal Maharal di Praga (Rabbì Yehuda Loew, 1520-1609), che spiega dettagliatamente come ogni piaga sia associata ad una delle dieci “Maamarot”. Ad esempio, la piaga delle tenebre corrisponde alla pronuncia “Yehi Or/Sia la luce” (Genesi 1:3). La piaga dei primogeniti corrisponde alla pronuncia di “Bereshit/In Principio”, poiché la parola “Reshit” significa “il primo”. La piaga di Arov (bestie selvagge) corrisponde alla dichiarazione con cui Dio creò il regno animale “Totzè haaretz nefesh chaya/Produca la terra animali viventi ” (Genesi 1:24).
Ora però dobbiamo chiederci quale sia il significato dietro questa corrispondenza, il perché Dio ha scelto di mandare dieci piaghe in Egitto che corrisponderebbero alle dieci dichiarazioni con cui Dio ha creato l’universo.
Rav Saba spiega che lo scopo delle piaghe era mostrare agli egiziani – e ai figli d’Israele – che Dio ha creato il mondo ed esercita su di esso controllo e autorità assoluta e per dimostrarlo, in un certo senso, Egli annullò il corso della creazione.
A cosa si può paragonare questo?
Una volta, una persona teneva in mano un abito magnifico e diceva a tutti i passanti che lui era il sarto che lo aveva realizzato. Nessuno gli credeva, anzi, tutti lo deridevano pure. Allora quella persona smontò e poi ricucì di nuovo il vestito davanti a tutti i passanti. Solo qualcuno che avesse realizzato l’abito, poteva sapere come smontarlo e rimontarlo.
Allo stesso modo, il Faraone e gli egiziani negavano l’esistenza di un unico Dio creatore del mondo, e così Dio dimostrò che si sbagliavano sospendendo le leggi del creato, annullando, e poi ripristinando ciascuna delle dieci dichiarazioni con cui il mondo venne alla luce.
In Egitto accadde qualcosa di meraviglioso, i figli d’Israele in un certo senso hanno sperimentato la creazione. Nessuno aveva assistito all’atto originale della creazione e così Dio ha invertito ogni fase della creazione e poi l’ha ripristinata, consentendo essenzialmente ai figli d’Israele di vedere il processo di creazione in prima persona.
Ecco perché nel Kiddush del venerdì sera, proclamiamo che lo Shabbat è sia “Zecher lemaasè Bereshit/ricordo dell’atto della creazione sia “Zecher lytzyat Mitzraym/ricordo dell’uscita dall’Egitto.
Queste non sono due asserzioni diverse, ma l’espressione duale di un unico concetto: l’uscita dall’Egitto è stato il momento in cui Dio ha “smontato” la natura e poi l’ha rimessa insieme, per riaffermare che solo Lui è il Creatore del mondo, sul quale esercita un dominio assoluto, Shabbat Shalom!