Gabriello Marchetti – Modena
Caro Rav Scialom Bahbout, con tutta la stima che da tempo conservo nei Suoi confronti , sento di dover esprimere alcuni concetti rispetto a cio’ che Lei ha scritto .
“La conversione all’ebraismo ha sempre comportato un percorso di attenzione , che richiede proprio alla persona che intende convertirsi un esame della propria vera vocazione. Un esame che il convertendo deve fare innanzi tutto per se stesso, affinchè la sua decisione non sia contraria alla natura stessa dell’uomo….”
Avrei alcune critiche da sottoporLe.
Le comunità ebraiche su questo punto si comportano in modo diverso in Italia e in USA .E purtroppo secondo me quelle italiane vivono (o forse meglio dire vivevano) in una chiusura molto serrata rispetto ai soggetti che proponevano la prropria conversione .Per carità , non è che si sia la fila davanti alle comunità , anzi….(!), ma sappiamo che ogni anno decine di persone si presentano in buona fede di fronte ai rabbini capi locali per proporre la conversione. Certo di questi c’e’ una parte che è solo “innamorata” dell’ebraismo inteso come cultura , arte, filosofia e a cui basterebbe solo vivere più da vicino l’ebraismo accanto a persone fisiche e non solo libri o mostre o dibattiti. Ci sono tuttavia anche persone che aderiscono in buona fede , per richiami culturali antichi ,ancestrali,per legami parentali non strettamente halachici o non dimostrabili all’ebraismo , al D-o unico , ebbene proprio queste persone in Italia sp; vengono nel 99% dei casi tenute fuori (altro che in osservazione) per le motivazioni che per es. non hanno un matrimonio con una donna ebrea , e che quindi non abbiamo la certezza che i figli non sarebbero educati secondo le norme e la cultura ebraica .Questo è solo un esempio.
Ebbene credo che questo atteggiamento di chiusura abbia impoverito la vita delle comunità in Italia e in Europa. Credo che invece l’atteggiamento più aperto in USA ,(es. anche l’accettazione di matrimoni misti) abbia prodotto la vivacità intellettuale e di vita ebraica che tutti vediamo. Lo so, molti rabbini vedono nel matrimonio misto una perdita di identità….forse il rischio c’è ,ma d’altra parte c’è il rischio che le comunità europee divengano sempre più sottili .
Nel mondo dell’ebraismo in Europa ci sono state importanti novità.Si sono formati gruppi anche in Italia di ebrei ” progressivi “,o laici umanisti (già presenti in USA, in Israele) i quali accettano con apertura le conversioni e i matrimoni misti .In Europa e anche in Israele ci sono rabbini che aiutano le persone in questo percorso .
Io Le chiedo , con tutto il rispetto e la stima che ho nella Sua persona, se non sarebbe il caso che anche il mondo delle comunità italiane si aprisse con maggior elasticità alle persone che intendono partecipare alla vita dell’ebraismo di tutti i giorni , ai suoi riti, alle sue funzioni ,alle sue preghiere , alla lotta contro l’antisemitismo, al legame con Israele.
Le sette leggi Nohachidi non sono la vita dell’ebraismo , ma una base di convivenza etica- civile tra gli esseri umani sulla Terra. Esse non sono una risposta a chi vuole convertirsi all’Ebraismo . Nè credo la tutela della diversità e della ricchezza di questa
“L’ esercizio del proselitismo attivo è contrario al progetto iniziale della creazione dell’uomo -…-La diversità è considerata dall’ebraismo una ricchezza che D-o ha concesso all’uomo e nel momento in cui tenta di eliminare questa ricchezza , finisce con il compiere un atto che sostanzialmente si pone in posizione antitetica e contraria alla Creazione”.
Mi permetta di dire che la realtà dei fatti è che purtroppo tale discorso può , potrebbe essere valido storicamente per tutti ma non per l’Ebraismo. Chi si avvicina all’Ebraismo , chi ne conosce pian piano la struttura, ne vive i riti, ne impara ad amare le mitzvot, ne apprezza la storia e i commenti dei Maestri, ne segue le festività, … ebbene costui non è uno che tenta di eliminare questa ricchezza :” il mistero della diversità ” per cui giustamente come dice Lei dobbiamo ringraziare.
Dovremo dire a coloro che intendono convertirsi di andare tutti dai rabbini laici umanisti o progressiv ?solo perchè nelle comunità ortodosse non si pratica questo processo con agilità?…
“Il passaggio dai convegni delle parole a quelli in cui si misurano i fatti realizzati è cio’ di cui oggi l’uomo ha bisogno”: sono completamente d’accordo.
Quello che Lei chiama “percorso di attenzione” a mio avviso è una barriera ostile che solo le comunità ortodosse italiane adottano .
Il pericolo non è venir meno alla ricchezza della diversità , ma essere sommersi dall’antisemitismo (almeno in Europa).
Shalom