È in libreria il libro “I Pavoncello, Ebrei di Roma” di Celeste Pavoncello Piperno.
Enzo Campelli
Piccole chiavi aprono talvolta grandi porte. È quanto si può dire, di getto, per questo breve volume di Celeste Pavoncello, che ricostruisce la storia di una famiglia ebraica romana: una famiglia “qualunque”, scrive l’ autrice, che in questo modo vuole rimarcarne tanto la tipicità quanto il radicamento, profondo e forte, in un contesto particolarissimo, e a sua volta carico di storia.
Ma chi si aspettasse semplicemente una cronaca familiare “privata”, o magari soltanto aneddoti riferiti con precisione paziente e un poco di inevitabile sentimentalismo, dovrà ricredersi fin dalle prime pagine. Si tratta infatti di una documentata ricerca d’archivio, condotta con scrupolo e rigore, con l’attenzione ai “grandi” problemi ed una seria sensibilità metodologica. Il che non significa affatto, tuttavia, che nella ricostruzione di vicende collettive e di singole biografie si rinunci alla passione, alla cura affettuosa, al calore genuino che nasce dal sentirsi assolutamente parte della storia narrata. È questo un pregio particolare del lavoro: il suo essere contemporaneamente “dentro” – irrinunciabilmente dentro le proprie radici e la propria comunità – ed in qualche modo anche “fuori” da esse, con il distacco disciplinato che è proprio del ricercatore. Nel suo contenuto svolgersi questo lavoro si presenta insomma come un positivo intreccio fra memoria e storia, evitando i contrapposti pericoli dell’abbandono emotivo che non sedimenta conoscenza e della ricostruzione “fredda” che cancella soggettività e vissuto.
Storia sociale, sociologia della cultura e antropologia sono le direttrici principali lungo le quali si sviluppa questo viaggio nella vicende private e pubbliche della famiglia Pavoncello, dal quale il lettore attento ricaverà una molteplicità di indicazioni e di suggestioni: sugli usi dotali, ad esempio, o sulle transazioni relative allo jus gazzagà, ed alle scelte matrimoniali, ma anche sul comportamento religioso e sulle caratteristiche dei processi di stratificazione e di mobilità sociale che hanno interessato gli ebrei romani e la loro Comunità a partire dai primi decenni dell’Ottocento, nonché – infine – sulle specificità, spesso impervie, del percorso successivo all’uscita dal ghetto.
Nato come dissertazione finale del Corso triennale in Studi ebraici, il lavoro di Celeste Pavoncello testimonia tanto della dedizione allo studio della sua autrice quanto della determinazione del Corso stesso a porsi come centro propulsivo di ricerca sull’immenso patrimonio culturale dell’ebraismo italiano. In questo senso mi auguro che I Pavoncello, Ebrei di Roma segni l’avvio di una piccola ma proficua tradizione.
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