L’omicidio del piccolo Leiby scuote gli ebrei ortodossi di New York. Borough Park sotto shock: l’assassino era uno di loro
Piero Armenti
L’omicidio di un bambino di otto anni, ucciso e fatto a pezzi, ha scosso la comunità degli ebrei ultra-ortodossi di New York. I resti di Leiby Kletzky sono stati trovati, smembrati, nel frigorifero dell’appartamento di Levi Aron, anche lui ortodosso, guardia giurata in un supermercato.
Il delitto, brutale, è avvenuto a Borough Park, un quartiere di New York dove il crimine virtualmente non esiste e dove da sempre i bambini giocano per strada senza adulti che li sorveglino e vanno e tornano da scuola da soli. Tutti o quasi quelli che si incontrano per strada fanno parte della comunità chassidica: indossano cappelloni neri, camicie bianche e lunghi cappotti anche in estate in pieno sole, i peot, i capelli lunghi sulle basette pettinati in boccoli; le donne hanno gonne fino alle caviglie, un foulard sulla testa a scoprire una parrucca. E il venerdì all’imbrunire suona la sirena che indica l’arrivo dello Shabbat, il riposo che dura fino a sabato notte. Fino a lunedì, quando il piccolo Leiby è scomparso, tutti si fidavano di tutti, tutti facevano parte della stessa comunità, coesa da sempre. Ora è cambiato tutto.
Leiby doveva camminare per sette isolati, poche centinaia di metri, per arrivare a casa dalla sua scuola. Ma ha incontrato Aron sul suo cammino, questi gli ha chiesto di seguirlo e lui si è fidato. La polizia ha ricostruito il rapimento grazie alle immagini registrate da telecamere di sorveglianza. Prima quelle di un negozio di ferramenta, poi di uno studio dentistico che mostrano il ragazzino accanto al rapitore e infine in quelle in cui si vede entrare nella sua automobile.
Gli investigatori hanno bussato alla porta di Aron mercoledì e hanno fatto la macabra scoperta: insospettiti dalle macchie di sangue vicino al frigorifero, lo hanno aperto e hanno trovato i resti straziati del corpo. Leiby aveva quattro sorelle, era l’unico figlio maschio della famiglia, e per la prima volta lunedì aveva chiesto il permesso di fare un tratto di strada da solo per tornare da scuola. Un rito di passaggio: si sentiva grande.
A Borough Park vivono circa 80 mila persone, ed il quartiere è da sempre considerato una sorta di piccolo paradiso per famiglie. Negli ultimi quaranta anni la comunità ortodossa è cresciuta enormemente, grazie soprattutto al tasso di natalità di 6,7 figli per donna, finendo per surclassare per numero sia irlandesi che italiani, che pian piano si sono trasferiti altrove. Grazie all’alto tasso di natalità, Borough Park è considerata la capitale del “baby boom” di New York; il quartiere è inevitabilmente orientato alle famiglie, con zero locali notturni e molti bambini per strada. Sono controllati da un gruppo di volontari conosciuti come pattuglie Shomrim ma in realtà da controllare fino ad oggi c’è stato ben poco.
Gli abitanti hanno sempre avuto due certezze: non solo questa parte di Brooklyn era sicura, senza violenza, ma che soprattutto nessun “dei loro” avrebbe fatto una cosa così orribile. E invece Levi Aron era ortodosso, anche se poco inserito nella comunità. Non si sa quale motivo abbia spinto il trentacinquenne al delitto. Nella sua confessione ha ammesso di avere soffocato il bambino, un giorno dopo averlo rapito, spaventato dal clamore della sua scomparsa.
Dov Hiddink, membro del consiglio comunale di New York in rappresentanza di Borough Park è uno dei personaggi più in vista della comunità, e in questi giorni ne è diventato una sorta di portavoce: “Non abbiamo nulla di cui vergognarci – ha detto – siamo gente splendida, si è visto nella mobilitazione di queste ultime ore. Però rimane il fatto che a ucciderlo è stato uno dei nostri”. Fatale, secondo lui è stata l’illusione che nel quartiere non ci fossero pericoli e il consiglio, ora più che mai, è di non abbassare la guardia.
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