Leader Ennahda, siete parte della nostra storia
Diego Minuti
(ANSAmed) – TUNISI, 22 NOV – Un incontro a quattr’occhi, ma su cui Ennahda, il partito islamico di governo in Tunisia, ha voluto la massima attenzione mediatica. Nel suo sobrio ufficio, nella sede di Ennahda, nel centro di Tunisi, il presidente e leader del partito, Rached Gannouchi ha incontrato il gran rabbino di Tunisia, Ham Bittan. Un incontro dalla fortissima valenza simbolica, perché giunge dopo un lungo periodo in cui la comunità ebraica tunisina, radicata da secoli e secoli nella storia e nella cultura del Paese, è stata bersaglio di minacce e anche di intimidazioni da parte degli integralisti islamici. Sull’avvenimento ha voluto intervenire, direttamente in termini di pubblicizzazione, lo stesso Gannouchi che ha scelto la sua pagina su Facebook per spiegare di avere voluto incontrare Bittan per comprendere, direttamente dal gran rabbino, quali siano le preoccupazioni della comunità ebraica nel Paese.
Di essa Gannouchi ha scritto che “fa parte integrante del popolo tunisino e che il denominatore comune di tutti i tunisini è l’amore per la nazione che ne preserva la dignità e la partecipazione alla sua costruzione, soprattutto grazie alla loro diversità intellettuale e confessionale e questo nel quadro dell’unità nazionale, della coesistenza e dell’accettazione dell’altro”. Parole inequivocabili che, pur se indirettamente, segnano la determinazione di Ennahda di disinnescare possibili tensioni tra le due comunità, tra quella dominante (in Tunisia i musulmani sono circa il 98 per cento della popolazione) e quella degli ebrei che, seppure fortemente ridimensionata nel corso degli ultimi decenni e ridotta a poco più di duemila persone, resta parte integrante della storia del Paese.
Una presa di posizione che sottolinea anche la distanza che c’è tra Ennahda e quelle frange del radicalismo musulmano, come la corrente salafita, che colgono spesso l’occasione per scagliarsi contro gli ebrei, considerati come una quinta colonna del sionismo. A nulla sono valse le prese di posizione di esponenti importanti della comunità israelita tunisina, a rimarcare che, dal momento che è insediata nel Paese da migliaia di anni (a Djerba c’è la più antica sinagoga d’Africa), essa è parte integrante della società e della cultura tunisina. Ma ai salafiti questo non basta e Gannouchi (uomo profondamente religioso, di cui s’è anche ventilata la possibile nomina a capo della potentissima ed influente associazione internazionale degli ulema) ha voluto ribadire che, ai suoi occhi, tutti i tunisini sono eguali, quali che sia il Dio in cui credono.
Ma, in un periodo in cui i rapporti tra Ennahda e salafiti sono molto tesi (dopo i recenti episodi di terrorismo), la presa di posizione di Gannouchi potrebbe essere anche rivolta al fronte interno, cioè verso quelle posizioni estreme che vi si sono manifestate e che per lui potrebbero risolversi in un boomerang politico. Cosa che Ennahda, in netto calo di consensi, secondo i sondaggi, non può permettersi.
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