Un interessante convegno a Torino interamente ripreso in video (qui)
Il negazionismo, cioè la polemica e violenta tendenza a negare la realtà storica della Shoah, sta purtroppo acquisendo forza e diffusione anche in Italia, accompagnato da atti di aperto antisemitismo come quelli recentemente avvenuti a Roma. In tale quadro, ha ripreso vigore l’iniziativa volta a codificare il reato di “negazionismo” all’interno del nostro sistema giuridico, nonché l’acceso dibattito sviluppatosi intorno a un tema così caldo e delicato.
Storici, giuristi, politici, uomini delle istituzioni e comuni cittadini si interrogano sull’opportunità di un simile passo: può costituire uno strumento effettivamente utile a scoraggiare o stroncare sul nascere atteggiamenti che avanzano striscianti sul web e nei social networks per poi esplodere in atti clamorosi e offensivi? Soprattutto, è possibile contribuire concretamente con la forza della legge a bloccare la diffusione di aberrazioni e falsità storiche capaci di distorcere la formazione dei cittadini, particolarmente dei più giovani, e di condurli al pregiudizio o al vero e proprio antisemitismo? Oppure una legge anti-negazionismo rischia di alterare nel fondo quella libertà di opinione e quella circolazione di idee che costituiscono una base insostituibile della nostra democrazia? E se il vietare la diffusione di concezioni e ricostruzioni della realtà indubbiamente aberranti portasse invece involontariamente acqua al mulino dei negazionisti, facendone impropriamente delle vittime in nome della libertà di pensiero, dei martiri di un sempre famigerato “reato d’opinione”?
D’altra parte, è giusto e possibile restare inerti di fronte all’inquietante ripresa di un fenomeno come l’antisemitismo, che sempre si manifesta come patologia sociale facilmente individuabile ma ben difficilmente estirpabile? La risposta deve venire dall’educazione, dalla formazione, si dice; ma troppi episodi ricorrenti dimostrano che la scuola e la conoscenza giungono solo fino a un certo punto, che ci sono settori sociali impermeabili all’azione pedagogica.
Di fronte a questo groviglio di attualissimi problemi l’Associazione culturale ebraica “Anavim” e la Comunità Ebraica di Torino il 17 febbraio scorso – presso il Centro Sociale della Comunità Ebraica di Torino di Piazzetta Primo Levi, 12 – hanno messo intorno a un tavolo alcuni studiosi di formazione e convinzioni differenti, di fronte all’obiettivo condiviso di contrapporsi alla pericolosa diffusione del negazionismo: il giornalista ed ex-deputato Furio Colombo, il giurista Carlo Federico Grosso, gli storici Claudio Vercelli e Paolo Coen, la filosofa Donatella Di Cesare, il rabbino Beniamino Goldstein. Ha moderato il dibattito Giulio Disegni, vicepresidente dell’UCEI.
Trovate qui la registrazione completa della serata, effettuata grazie alla collaborazione di Patrizia Sampietro Meda e di Piero Meda.
David Sorani
Presidente di Anavim
Vicepresidente della Comunità Ebraica di Torino